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di Francia. Ma quanto più con la detta legge salica hati cercato li Francesi d' unir stati alla corona sua, tanto ha cercato con negozii e con le armi l'imperatore a disunirne e farne rinunziare al re, con farlo poi confermare alli parlamenti e a tutto il regno. E di qua ne sono nate tante capitolazioni e tante guerre, avendo l'occhio l'imperatore che questo re non si facesse tanto grande che li suoi posteri comandassero non solo alla Germania e all'Italia, ma anche a tutta Spagna.

ᎠᎥ questo presente re, avendosi già ben da trenta anni fatto conoscere a tutto il mondo, massime a questo illustrissimo stato, mi pareria superfluo dirne del passato cosa alcuna. Basterammi solo brevemente narrare in che termini sua maestà si trovi al presente, e quelli pochi negozii che in trentaquattro mesi che son stato in quel regno, sono accaduti, per non attediar più la serenità vostra di quel che finora ho fatto.

Il re si trova d'età di cinquantadue anni', d'una regia presenza, talchè senz'altro sapere chi sia il re, e

creto. Il generale Baudin termina colle seguenti parole il suo breve articolo intorno la fiordiligi nel Dictionnaire de la Conversation. « Les fleurs de lis << avaient l'avantage d'être un symbole connu, consacré et souvent glorieux; « à ce symbole, que l' emigration a tué, parcequ'elle a voulu le conserver, la <«< republique a substitué des épigraphes sèches, absolues, quelquefois acerbes, « qui ne pouvaient être viables. Bonaparte au lieu de ressusciter les fleurs de «< lis, nous imposa les insignes de l'ephémere dinastie qu'il crut renouer « per les abeilles à la lignée de Charlemagne. La restauration reprit les « emblémes demonetisées sous les quels avait combattu l'armée de Condé: la chute de Charles X a laissé quelque temps douter si le scel de France << allait retourner aux mains du graveur, et le hasard, qui mene tout, et «i' effervescence populaire qui n'osait ni accuser, ni amnistier l'empire et a ses aigles, nous ont dotés d'un brave oiseau de basse-cour, d' un estimable bipéde de cuisine, en mémoire d'un calembourg latin qui avait vogue en 1791: surgit nunc gallus ad astra. »

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Nacque in Cognac il 12 settembre 1494, e successe a Luigi XII nel 1515.

senza averlo veduto ritratto, basteria ad ogni forestiero l'animo, vedendolo, dire: Questo è il re. Ha in tutti li movimenti del corpo una gravità e una grandezza tanto brava, che penso niun altro principe oggidì lo aggiunga, non che lo superi. Ha una ottima complessione, e natura forte e gagliarda; e ne lo pon far credere li tanti disordini, fatiche e travagli che ha sopportati, e tuttavia, con quell' andar suo errando sempre per suoi paesi, sopporta. In vero, che penso che pochi uomini al mondo. avessero durato a tanti contrarii, come lui. E ora la natura gli ha dato una sentina per la quale ogni anno purga quel di maligno che va ogni giorno cogliendo; di modo che potria essere (quando però non si accresca molta più materia) che questa fusse la via di farlo vivere assai ancora. Perchè mangia e beve benissimo, e dorme più che benissimo: e, quel che importa più, vuol vivere in estrema allegrezza e consolazione. Però ha piacere di vestire attillato, con ori e ricami e gioie e vesti sontuose, con fregi e balzane d'oro intorno; fin li giupponi tutti profilati e intertessuti d'oro, con camicie bellissime, e tirate fuori dalle aperture del giuppone: cose tutte all' usanza di Francia, e che conferiscono al viver lieto, e lungo tempo. Ha una proprietà, o ver dono da Dio, come han tutti li re di Francia, di far guarire, li amalati di scrofole; ove concorre tutta Spagna: e questo lo fa in giorno solenne, come Pasqua, Natale, e Nostra Donna. Si confessa e communica; dipoi tocca li amalati in croce al volto, dicendo: « Il re ti tocca, e Iddio ti guarisca. » Credo che se li amalati non guarissono, ormai non ne verriano più di tanto lontani paesi con tanta spesa, se non li giovasse nulla questo venire. Però continuando e augumentandosi il concorso, è da credere che

Dio per quel mezzo doni questa grazia alli infermi, ed alli re di Francia questa prerogativa di onore e riputa

zione '.

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E si come quando si trova sano ha un corpo atto a sopportare ogni fatica e stracco, e bene la sopporta; cosi della mente non vuol sentir pensiero che gli prema più che un tanto. Però ha rimesso quasi il tutto al reverendissimo Tornone, e illustrissimo ammiraglio e tanto fa e risponde e negozia, quanto questi due consigliano e vogliono. E se fusse stata data qualche risposta alli oratori di qualche concessione, o ver ordine ad altri (che però rare fiate accade), che non fusse stato consultato con questi dui, dispiacendo a loro, è revocato, o vero mutato in loro arbitro. È vero che nella somma delle cose di stato importantissime, e in disegnar la guerra, sua maestà, siccome nelle altre si rimette a loro, così in queste vuole che e loro e tutto il resto si rimettino a lei; e in questi casi non vi è

persona della

Questa prerogativa di toccare (dice l'Enciclopedia ) le scrofole fu riconosciuta ai re di Francia fino dai tempi di Filippo I che salì al trono nel 1060. Una descrizione di questa cerimonia operata da Carlo VI dice che, dopo ascoltata la messa, il re s'inginocchiava dinanzi all' altare, poi veniva ad assidersi in uno scanno dove gli era presentato un vaso pieno d'acqua, della quale, colla mano destra, lavava le piaghe degli scrofolosi che presentavansi. Il malato era tenuto a diversi giorni di digiuno e prima e dopo. Il ch. professore di clinica teorica in Bologna, signor Valorani, ha letto, son molti anni, una lezione su questa materia, non so se ora stampata, la qual mi parve contenere i più soddisfacenti giudizj.

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Per istracchezza: è nel Berni. » ( Tommaseo)

Claudio signore di Annebaut, succeduto nel grado di ammiraglio a Brion-Chabot morto nel 1543. Era già da alcuni anni maresciallo di Francia, e noto per uomo di gran valore. Fu prigioniero a Pavia, governatore di Piemonte nel tempo della conquista di quello stato, ambasciatore straordinario a Venezia, e negli ultimi anni della vita di Francesco I suo prin cipale ministro. Fu tenuto per uomo probo. Mori lontano dagli affari il 2 novembre 1552.

corte, per autorità che abbia, che ardisca movergli parola in contrario. Il giudizio di questo principe è bellissimo; il sapere è grandissimo; e si può giudicarlo, udendolo ragionare d'ogni cosa e studio e professione che faccino gli uomini, delle quali ne parla e ne giudica prontissimamente, e tanto bene quanto li professori proprii di quelle arti. Non solo sa della guerra e d'ogni parte sua, cioè dell'armare un esercito, del condurlo, del farlo combattere, dell' aloggiarlo, dell' assaltare, del difendere una città, dell'artiglieria, e cose del mare; ma anche della caccia, di pittura, di lettere d'ogni sorte, e delle lingue, e di tutti gli esercizii del corpo, che si convenghino a cavaliero onorato. È vero che, a così belli discorsi e a tanto sapere vedendo che le cose della guerra gli sono riuscite per mala fortuna non troppo felicemente, dicono alcuni che il suo è un essere savio in bocca e non in mente: ma la verità è che le avversità che ha avute sua maestà, al mio giudizio, sono procedute per difetto di esecutori diligenti, e perchè sua maestà non vuole aver carico nè parte alcuna in queste eseguire, nè esservi sopraintendente mai, parendogli che basti far ben la parte sua, che è l'ordinare e disseguare, e lasciar poi il rimanente agli altri. E però credo io che si potria desiderare più diligenza in quel re, e più laborioso intelletto del suo, ma certo non già più sapere nè esperienza. La sua maestà è facilissima al perdonare, e al riconciliarsi con gli offesi; al donare anche prontissima. È vero che la mutazione dei tempi e la necessità ha mitigato molto questo ardor di donare e di spendere. Pur non ha potuto fare tanto che non spenda ora ogn' anno nel suo vivere e di tutta la casa sua trecento mila scudi, delli quali alla regina sono deputa

ti settanta mila; e già quattro anni ne soleva avere novanta mila; poi a monsignor delfino sono stati dati la Bretagna e Delfinato, delli quali ne cava altri trecento mila scudi ogn' anno, e di questi paga cencinquanta lancie, fa le spese alla moglie e figliuoli, e satisfà all'ordinario e estraordinario di tutta la sua casa. Vuole poi il re cento mila scudi per fabbriche de' suoi aloggiamenti; e ha finora fatto otto palazzi, tutti sontuosissimi: e tuttavia ne fa degli altri. Alli quali, oltra li danari sopranominati, sono deputate anche certe condennazioni pecunarie di non piccola importanza. L' esercizio della caccia, fra provvisioni, carri, tele, cani, falconi e simili intrichi, vuol più di cencinquanta mila scudi. In gioie ordinariamente, almeno, si spende ogn' anno cinquanta mila scudi; in piaceri privati, come banchetti, mascarate, e bagordi, cinquanta mila scudi; e altrettanti in spese di suo vestire e tappezzerie e donativi privati. Le provvisioni della sua casa e delle guardie de'Svizzeri, Francesi e Scozzesi importano più di dugento mila scudi; delli uomini dico, perchè le dame mi è affermato, fra donativi e provvisioni ordinarie, vogliono poco meno di trecento mila scudi. Di modo che è ferma opinione di tutti, che per la persona sua, per la sua casa e figliuoli, spenda e doni ogni anno un milione e mezzo di scudi, che non è possibile sminuirgli un danaro. E non si maraviglino vostre signorie di questa somma, perchè quando le vedessero quella corte (che per l' ordinario è sempre di sei e talora di otto fino a dodici mila cavalli ), e il modo del viver suo, che è profusissimo e senza regola alcuna, la crederiano tanto e forse più. Massime che se uno, stando in casa sua fermo, spende mille scudi, andando sempre intorno ve ne vuole mille cinquecento,

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