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facendo certi donativi, che ricuperaria il tutto. Da questo vostra serenità conoscerà che vi vuol altra sicurezza che di salvacondotti per quel regno, ricordandosi anco, che la che la povera nave Zana fu presa con patente in mano, nè fu possibile ricuperarla mai; e chi procurava la liberazione sua, che fu quel povero di messer Benedetto Zane, fu morto trattando la lite. E quasi simile osservanza di salvacondotto fu fatta al serenissimo signor duca Alfonso (I) di Ferrara, che prestò cento mila scudi al re (oltra quattordici mila che gli ha prestati il presente duca ) delli quali non ricuperò mai cosa alcuna, nè si ricupererà. Per li primi cento mila scudi gli furono date tre grosse terre in Normandia (dove son stato), con entrata di otto mila scudi all'anno, fin tanto che il capitale gli fusse restituito, come appare per istromento e contratto autenticissimo, et tamen tre anni dopo questa obbligazione le terre furono levate al duca, e li cento mila scudi mai restituiti '. Il che si osserva generalmente di tutti li principi: e dove prima bastava aver da loro la parola, e poi mancandosi alquanto delle promesse, si venne agl'instrumenti e testimonii; così ora si vede che anche questi non valgono, e non sono osservati, e però è forza di venire alla necessità e al negozio: altramente l'uomo si troverà ingannato, e sentirà nuove cause, e e eccezioni per difesa della inosservanza dei patti. Questo non dico già per dir male di questa antichissima e nobilissima nazione, tanto benemerita della repu

scuse,

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giorno cadersi di dosso un grosso diamante, che madama d'Estampes raccattò, per fargliene dono.

Vedi a pag. 183.

⚫ 11 Tommasco traduce felicemente (parıni ) contrainte.

blica cristiana e di vostra serenità, ma perchè mi pare esser tenuto per l' offizio mio dir la verità, come l'ho provata, a fine che quando lei negozierà per cose publiche o private con Francesi, la si ricordi di assicurarsi, come fanno tutti gli altri, più con li fatti che con le scritture o promesse, e ridurli in termini che il pegno, la necessità, o ver l'utile faccia osservare gl' istrumenti. E questo non fan solo con li esterni, ma con li sudditi, impiccandone molti con le lettere del re al collo; trovando, quando vogliono fare una cosa, mille opposizioni, quali essi vogliono che vagliano e siano buone. E non si dica che io intenda di metter in odio quella nazione, o ver laudare che non si negozii mai seco cosa alcuna, tenendola del tutto per disconfidente; perchè io son di opinione contraria, ed intendo ed esorto vostra serenità ad intertenersi con ogni conveniente studio amica al re cristianissimo, perchè a questo modo sarà da tutti gli altri stimata assai, e da sua maestà rispettata molto; e all' opposto, essendogli quel regno nemico, è forza ad un certo modo obbligarsi e buttarsi nelle braccia altrui: e così da ogni canto si perde la riputazione, ch'è d'estrema importanza alli stati. E questo è tanto vero, che l'imperatore ch'è così gran principe, lo osserva lui: e, se non forzato e necessitato, non vuol aver la Francia per nemica, e prima che divenga alla guerra con lei, tace, sopporta cose tal fiata non degne della potenza sua. Con tutto ciò ben dico, che non trovandosi alcuno oltramontano che non abbia qualche segnalata opposizione e differenza (intendendosi ora quella dei Francesi da me, e quella de' Spagnuoli, degl' Inglesi, degl'Alemanni, dei Turchi e del resto dagli altri ambasciatori), la serenità vostra debba nelle negoziazioni che

farà seco loro, aver l'occhio dove bisogna, e corrisponderli del pari, non ingannandosi dal buon animo e dalla giustizia sua a quella degli altri. Perchè, signori eccellentissimi, per quel che ho provato io fin qui, l'osservanza delle promesse, e l'amministrazion di ragione che si fa nello stato vostro, non si fa in loco altro del mondo.

Fatta adunque la confiscazion delle navi, alcuni dì poi vennero lettere di vostra serenità e dell'orator Monluch, con nove istanze e ragioni, le qual furono da me presentate, e accompagnate con quelli officii che maggiori potei. Le lettere non erano lette se non tardi; io era mal udito, e le ragoni peggio ammesse; e le operazioni mie erano nulle: di modo che il re e quelli del consiglio in presenza di tutti mi davano delle ribattute e ripulse, vergognosissime non a me che poco le curava, ma a vostra serenità. E so che molti restorno stupefatti di tanti disfavori fattimi così in palese. E però se non sono stato così pronto, nel fine, nell' andare a pigliarne de' simili spesso, non potendo operare se non il contrario di quello che bisognava, debbo essere laudato, non che escusato.

Vennero poi le altre lettere di vostra serenità, con la copia del capitolo di quanto gli scrisse il clarissimo predecessor mio aver negoziato con il re circa il libero poter navigare per l'Oceano. Ma questa ragione e promessa non valse cosa alcuna più di quel che valessero tutte le altre. Potria essere che se di essa al principio io fussi stato avvertito, saria stata la cosa posta in più considerazione: ma non avendone mai saputa parola, io non allegando nè quella ragione nè quella promessa del re, manco loro la volsero poi considerare a questo proposito.

E qui non resterò di dirvi che non saria forse male,

poichè li signori savii si mutano così spesso in collegio, e che li secretarii sono perpetui, deputar uno di essi ad. ogni legazione signanter, cioè uno alle cose di Francia, uno di Spagna, uno di Roma, uno di Costantinopoli, e uno di Germania, siccome tutti li altri principi maggiori e minori fanno, acciocchè quando accade una cosa, se quelli di collegio per non si aver trovato a quel maneggio non la sanno, gli sia ricordata dal secretario a ciò deputato. Oltra che, alle lettere, al rispondere, al commetter li negozii alli oratori, sarà d'infinito utile e cominodo. E mi ho trovato io per questa confusion de' secretarii, mal contento; perchè uno scrive una lettera, e l'altro scrive la seconda, e non sa quello ch'è stato risposto prima; e così confonde il tutto, e repplica l'istesso di prima, come che li oratori non avessero avuto orecchie nè cervello. Vostra serenità farà poi come le parerà più espediente.

Cosi dunque risolto che fui, con tante costanti negative datemi, di non poter ricuperar nulla, per ordine di vostra serenità, entrai su la ricompensa: la quale con buone parole rimessa da uno all'altro, e cogli impedimenti della guerra, fu ridotta in risoluzione al decimo mese dopo che io la proposi; contento il re cristianissimo, in grazia di vostra serenità, senza però limitare quanto debbano aver li figliuoli e parenti delli signori interessati in queste navi, averli per raccommandati, promettendo molto volentieri per via di benefizii ecclesiastici di sollevarli dalli danni avuti.

Questo ora voglio affermare a vostra serenità, affinchè ella sappia quanta speranza possa nell'avenire aver nella promessa di molti: che in questo negozio da niuno assolutamente si ha avuto aiuti ne favori di sorte del

varra,

mondo, nè da monsignor delfino, nè dalla regina di Nanè da oratori esterni, nè da Cesare o vero da Inglesi, salvo che dal re e dall' ammiraglio. E questo è perchè non audent vel nolunt impedire se in negotiis. E però non si deve attendere ad altri che alli re; e le altre promesse son ciancie.

Tutto l'inverno, venendo li quarantacinque, (il 1545) si stette in gagliarde provvisioni di danari e di genti per ricuperar in ogni modo Bologna, poichè con Cesare si erano assicurate le cose benissimo. E si aveva tanta speranza, che si disegnò passar anche con l'esercito sull'isola, e fare che Scozzesi movessero dal canto suo gagliardamente. Però si fece un' armata di ventidue galere, e duecentocinquanta vele quadre con diciotto mila paghe sopra: ma non erano in fatti che nove mila fanti, per li latrocinii che si fanno dalli ministri in simili casi. Si mandò monsignor di Lorges' innanzi in Scozia con due mila e cinquecento uomini, e buona somma di danari; e all'assedio di Bologna si mandorno dieci mila uomini. Questi tre tentativi, come intese allora la serenità vostra, riuscirono tutti vaui. Perchè Scozzesi che avevano ventotto mila uomini in arme, non sentendo l'armata francese comparire a quelle sue bande, come lor dicevano essergli stato promesso, se rinfreddirono; al che giovò assai li sinistri portamenti di Lorges. Monsignor ammiraglio con l'armata non potendo metter gran numero di persone in terra (non avendo in tutto più di nove mila uomini, li quali insieme cou li capitani loro potevano esser più arditi che non si mostrorno), però si ritirò con poco

Gabriele di Montgomery, quello che poi, nel 1559, sgraziatamente uccise in un torneo il re Enrico II.

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