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pace del ventinove'; quei del duca di Ferrara per la in vestitura di Carpi❜; li cento mila del duca di Fiorenza per la restituzione da farsegli delle fortezze di Firenze e di Livorno, tenute fino a quest' epoca (1543) da un presidio imperiale; oltra qualche somma pagata dall'imperio, ha speso l'imperatore in guerre da venti anni in È qua. vero che per servirsi in tempo delli danari, una buona parte n'è andata in interessi, perchè ha pagato ora quindici, ora venti per cento, nè ha mai mancato ad alcuno. Donde sono venute molte ricchezze e di Tedeschi e di Genovesi e d'altri mercanti. Ma con tutto ciò la somma che l'imperatore ha speso in guerra è tale, ch'io oso dire che tra tutti i principi del mondo ora non ne sia tanta in contanti; e l'avere tratto finora tanto dalli suoi stati sarà forse cagione che più agevolmente potrà trar dell' altro nell'avvenire. Benchè ultimamente abbia domandato con mal successo allo stato di Milano duecento mila scudi; per il che era, nel partir mio, a quella corte uno ambasciatore in nome del detto stato, per dimostrare all'imperatore l'impossibilità di poter pagare, e di soddisfarlo, per questa volta tanto, in quanto dimandava.

Veramente chi considera gli stati che ha questo principe, considerandoli a questo modo, che son stati che ciascuno per sè medesimo han fatto grandi li imperatori, i re di Spagna, i duchi di Borgogna, i conti di Fiandra,

re di Portogallo uno sborso di quattrocento mila ducati. Il restante della somma ora enunciata fu da lui chiesta nel 1542, nel trasferirsi dalla Spagna in Italia ed in Germania per condurvi personalmente la guerra contro la Francia.

■ Che furono cento mila ducati: vedi a pag. 56.

2 Altri cento mila: vedi id.

i re di Napoli e di Sicilia, i duchi di Milano, chiaramente conosce quanto maggiore debba esser uno in cui siano pervenuti e ricaduti tutti. E chi considera la quantità e somma di danari quasi incredibile che Cesare ha avuto modo di trovare, giudicherà che le forze sue siano mirabili, tremende e paventose. Ma dall'altra parte chi considera anco gli effetti, che alla fine, oltra alcune cose nella bassa Alemagna (come sarebbe a dire parte della Frisia ed ultimamente la Gheldria) non ha guadagnato altro d'importanza che lo stato di Milano (il quale poi era stato costretto dalla necessità e dalla violenza a cedere, e prima che lo cedesse era stato in pericolo di perderlo '), tante fiate si risolverà a credere che le forze di molti stati divisi l' un dall'altro, come sono questi che ha l'imperatore, non siano così gagliarde come quelle di un regno solo congiunto. E s'è veduto che quando l'imperatore ha fatto esercito per impresa alcuna deliberata, ha ordinariamente sempre pagato una gran quantità di soldati e di gente, che mai ha potuto volgere tulte in una parte, ma è stato costretto in un medesimo tempo ch' egli ha voluto assalire quello di altri, difendere e guardare il suo, nel che è andata buona somma di danari. Oltra che chi vorrà considerare e dirittamente giudicare il corso e l'andamento delle vittorie e dei fatti di Cesare ritroverà, che il valore e la virtù dei capitani e soldati che ebbe già l'hanno fatto più grande che qualsivoglia altra sua forza ; e che dalli Prosperi*, dalli mar

■ Allude al trattato di Crepy, rimasto poi senza effetto, almeno in quanto si riferiva al ducato di Milano, per la morte del duca d' Orleans.

• Prospero Colonna, uno dei più gran generali che abbia avuto l'Italia, o, a meglio dire, che l'Italia abbia prodotti. Mori nel 1523, difendendo Milano dagli attacchi dell'ammiraglio francese di Bonnivet.

chesi di Pescara ', dalli Borboni, dalli Leva' e da tanti altri tali capitani, e dagli eserciti veterani ammaestrati ed obbedienti a chi li reggeva, sono venute le imprese così nominate, e tutte le tante cose che ha veduto questo illustrissimo consiglio.

Quali poi siano veramente e di che valore i capitani che ha ora l'imperatore, di che condizione, come reputati primieramente da lui e poi dagli altri in genere, come uniti e disuniti fra loro (perchè giudico che per diverse cagioni debba essere molto utile alle eccellenze vostre l'intenderlo), lo dirò molto sinceramente e con ogni verità, com'è mio gran debito, facendo in questa parte anco menzione della qualità e quantità dell' esercito nel quale io mi sono ritrovato, e di che posso dare

notizia.

Ha Cesare ora tre capitani generali; due di terra, che sono il signor don Ferrante 4 e il duca d'Alva, e uno di mare, che è il principe Doria.

È il signor don Ferrante uomo di gran fatica, di molta fede e sincerità nelle cose del suo padrone; dorme poco; tollerantissimo d'ogni sorta di disagio; della persona valente; maneggia li danari dell'imperatore con gran parsimonia e strettezza, e li suoi non gitta; laonde è da molti ripreso che, per non aver voluto spendere di quei del padrone, sia restato molte fiate d'intendere ed

Ferdinando d'Avalos napoletano. Dicasi di lui quello che del Colonna. Ebbe in moglie la celebre poetessa Vittoria Colonna. Mori nel 1525 in Milano nella età di trentasei anni, capitano generale degli eserciti di Carlo V in Italia.

Il Contestabile.

3 Di lui abbiamo parlato nella nola a p. 139.

4 Gonzaga, fratello di Federigo primo duca di Mantova.

impedire i consigli e gli andamenti del nemico, e per conservare così bene i suoi non abbia acquistato molti amici e molta riputazione. Da ciò massimamente viene che nè i soldati l'amano e l' obbediscono quanto dovriano, nè gli altri capitani lo stimano tanto quanto un tal personaggio, e di tanta autorità e nome appresso il suo principe, si converrebbe. Cesare però fa grandissimo conto d'esso; il che si è veduto chiaramente nell'avergli dato il luogo in Italia che già aveva il marchese del Vasto, tosto che l'imperatore si risolse di provvedere di nuovo uomo Milano. Questi ha monsignor di Granvela molto amico e favorito, il quale egli interteneva ogni giorno, e l'andava continuamente a ritrovare in casa, nè mancava giammai con sua signoria d'ogni umilissimo officio: e per questa grazia ch'egli aveva con monsignor Granvela e così stretta amicizia, mentre egli è stato alla corte, era adoperato non pur nelle cose della guerra, ma in tutte le deliberazioni che si facevano, ed erano proposte della pace, e degli altri consigli d'importanza. Ha questo signore meco sempre dimostrato grande amorevolezza per rispetto di vostra serenità e di questo eccellentissimo consiglio.

2

Il duca d'Alva è stato molto poco adoperato nelle cose della guerra; ma dicono gli Spagnuoli ch' egli ha avuto molto buon discorso. È signor di onore e di riputazione, e l'esaltano assai, come sogliono fare tutti della sua nazione, dicendo ch' egli nella difesa di Perpiguano (1542) si portò e prevalse eccellentemente, e che se

Alfonso d'Avalos, valentissimo uomo di guerra, cugino del marchese di Pescara. Mori governatore di Milano il 31 marzo del 1546. • Vedi la nota prima a pag. 61.

3 S'intende forse: che però egli fosse in predicamento per tali officj.

sarà nella guerra adoperato darà più chiara luce di sè, che non ha fatto sinora. È questo signore gratissimo sommamente all' imperatore, e ora egli è uno di quelli con cui consiglia e discorre quasi tutte le cose; e sono alcuni che dicono che, facendosi guerra, condurrà esso l'esercito.

Del principe Doria a me appartiene dir poco, perchè egli essendo già ormai vecchio, ed avendo sempre e palesemente fatte le operazioni sue magnifiche e degne di essere lodate, ciascheduna cosa ch'io dicessi di lui non potria esser nova a questo illustrissimo consiglio. Dirò solamente, che non è uomo di nazione alcuna che sia a cui l'imperatore abbia più rispetto e più osservanza che a lui; perchè da esso riconosce il contenersi Genova in officio d'aver potuto egli passare tante volte di Spagna in Italia e d'Italia in Spagna; onde gli è venuto l'aver avuto modo di conservar molti suoi stati, che forse sarebbero andati perduti. E finalmente riconosce da lui tutta la riputazione ch' egli ha nelle cose marittime; e lo suol sempre chiamare e trattare da padre.

2

È tra il principe e il signor Antonio Doria poca amorevolezza; anzi, secondo li andamenti, si può congetturare occulto odio e inimicizia; perciochè molte fiate il signor Antonio è stato in animo di vendere e alienare le sue sei galere, e attendere con la sua persona alla mi

E si mostrò in effetto, come è forse soverchio che ora da noi si ripeta, uno dei più valenti, o, come tengono alcuni, il maggior capitano dell'età ɛua. E già l'anno appresso, 1547, vinse contro l'elettore di Sassonia la importante battaglia di Mulberg.

2 Della famiglia di Andrea. Militò prima egli pure agli stipendj di Francia: passò quindi a quelli di Carlo V, e fu all'impresa d'Algeri. Compose una istoria del suo tempo, stampata nel 1571 con questo titolo: Compendio d'Antonio Doria delle cose di sua notizia e memoria occorse al mondo nel tempo dell' imperatore Carlo V.

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