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MSS. Capponi, Cod. XI. pag. 1-153, e Cod. IV. pag. 1–145.

AVVERTIMENTO

α

Carlo V erasi condotto, nel finire del 1529, di Spagna a Bologna per concludere ivi col pontefice Clemente VII le condizioni della pace generale d'Italia precedentemente posate in Barcellona. <«< Firmate le quali, il Senato Veneto, intento a stabilirla, deliberò « di mandare suoi ambasciatori al Pontefice c a Cesare per attesta« re e all' uno e all'altro il molto piacere sentito della concordia e « degli animi riconciliati, e il desiderio che per lungo tempo aves<«< se a mantenersi tra loro l'amicizia e la pace. Furono a questa << ambascieria eletti uomini primarj della republica e di chiara fa« ma per le proprie loro qualità, e per li molti carichi dentro e <«< fuori esercitati, Marco Dandolo, Luigi Gradenigo, Luigi Moce<< nigo, e Lorenzo Bragadino, a' quali s'aggiunsero ancora per far « l'ambascieria più solenne Antonio Suriano, eletto per successore « a Gaspero Contarini che era presso al Pontefice, e Niccolò Tic« polo che aveva a rimanere in ordinaria residenza presso a Cesa«< re. Tutti sei dunque posersi insieme in cammino per la città di « Bologna nel principio dell'anno 1530 ». (Paruta, St. Venez. Lib. VII.)

Questa dunque fu l'occasione della presente ambasceria, la quale, come è scritto nella Relazione, durò mesi ventotto, avendo il Tiepolo seguitato l'imperatore in Germania, e visitatone al di lui seguito molte provincie.

Da due luoghi poi della Relazione medesima appare che da molti anni (forse quindici o venti o più ancora) non aveva avuto luogo ambascieria Veneziana in Germania.

H. sempre stimato, serenissimo principe ed illustrissimi signori, grandemente giovare nel governo delle repubbliche a coloro che in tale amministrazione son posti, la notizia della natura, qualità, forza e costume dei principi, cittadi e popoli diversi, imperocchè da questa cognizione possono essi (imitando le virtù, se alcuna si ritrovasse in quelli che ne' proprj non fosse, e schivando i vizj e gli errori che in essi si vedessero) correggere o meglio fermare lo stato e governo delle proprie cose loro; ed ancora (dalla medesima cognizione apprendendo quanto sia da stimare più o meno ciascheduno) più facilmente sapere come meglio intertenersi cogli amici, prepararsi contra i sospetti, ed in somma nelle consultazioni loro più saldamente e con più fondamento procedere, e alle deliberazioni pervenire, che alla repubblica loro sieno più espedienti e più sicure. La qual cognizione perchè non si può avere più perfettamente da alcun altro che da quelli medesimi che negoziando per la patria loro, spinti dal benefizio dell'utile comune e proprio di ciascheduno, diligentemente investigano e fedelmente riferiscono quanto hanno ritrovato; da questa sola causa, com'io credo, mossi gli anti

chi progenitori nostri hanno prudentissimamente o per legge statuito, o per lunga e laudata consuetudine introdotto ed osservato, che ciascheduno che ritorni da qualche legazione venga a questo sapientissimo senato, non a rendergli ragione delle azioni sue (che dalle medesime lettere di tempo in tempo scritte da lui si possono avere chiaramente comprese) ma a riferire se alcuna cosa del paese dal quale viene ha, negoziando o altrimenti investigando, conosciuta degna di essere da prudenti senatori udita e ponderata in benefizio della patria. Tale uffizio hanno innanzi a me, con sua non mediocre laude, usato di far molti di questo senato e passati e presenti, tra quali sono stati alcuni che, avendo negoziato appresso quel medesimo principe da cui ora vengo, hanno di lui e delli suoi e delle cose sue copiosamente e distintamente riferito quanto per loro è stato veduto, si che poco per avventura a me doveria restare che dirne di più. Nondimeno, non perchè io mi pensi di poterli pure aggiungere non che superare, ma perchè le cose de' principi e stati umani di giorno in giorno si vanno in diversi modi mutando; ed io non con Cesare solo, ma col serenissimo suo fratello ancora ', concorso di quasi tutti li principi e stati di Germania, ho avuto a negoziare; da che posso pure avere compreso alcuna cosa nuova degna di relazione, oggi son venuto ad eseguire questo uffizio per dichiarare quanto più potrò brevemente e distintamente alle signorie vostre eccellentissime quello che io ho potuto intendere in ventotto mesi che sono stato al servizio loro, delle condizioni di un imperatore che da Carlo Magno in qua non

nel

Ferdinando re de' Romam.

sua,

3

ha la cristianità avuto, considerata bene ogni qualità il maggiore '; di un re de'Romani suo fratello, a lui non meno di valore, d' osservanza, che di sangue congiunto, e di stato e di forza a niuno de' maggiori suoi inferiore ; e d'una provincia che fu sempre, sì per la larghezza dei confini, come per la moltitudine e ferocità dei popoli, non solo alli prossimi ma alli lontani ancora di stima e di terrore. La quale a questo stalo nostro è si vicina, che quanto esso si estende in Italia, tanto, mediante li stati di questi due fratelli, confina con esso; in che se le signorie vostre eccellentissime mi presteranno un poco della solita loro benigna udienza, spero di essere non solamente non tedioso, ma forse ancora non ingrato.

L'imperatore adunque presente, che ora è di età d'anni trentadue 4 ha nella Spagna tutti li regni di essa, sì che, eccetto quella poca parte del regno di Por

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Carlo V fu certamente uomo di gran mente, ma molto operò per lui la fortuna. Primogenito di Filippo il Bello duca di Borgogna figliuolo di Massimiliano I imperatore di casa d'Austria, non poteva, per la successione paterna, aspettarsi ad altra eredità che dei ducati di Borgogna e di Austria, la corona imperiale essendo allora elettiva. La morte dell'ava sua Isabella di Castiglia senza eredi maschi gli aprì la successione di quel regno, per diritto materno a lui devoluta. Per occasione della stessa sua madre, figliuola d'Isabella e di Ferdinando d'Aragona, ereditò pure gli stati di questo principe (Aragona, Napoli e Sicilia), il quale per defraudaruelo era inutilmente passato Lel 1505 a seconde nozze con Germana di Foix. Bisognò finalmente che Federigo di Sassonia eletto imperatore in morte di Massimiliano rifiutasse quella corona, perchè la dieta elevasse Carlo a quella dignità in preferenza di Francesco I di Francia suo competitore. Fu eletto il dì 28 giugno 1519.

2 Carlo V disegnando di assicurare nella propria famiglia la corona imperiale, procacciò con molta arte e consegui nel 1531 la elezione di suo fratello Ferdinando in re dei Romani; la quale diguità, come è noto, importava il diritto della immediata successione all'imperio.

3 Vale imperio.

+ Nacque il 24 febbrajo del 1500 in Gand.

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