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aiuti contra Turchi se bisognasse, e da quel di Portogallo aspetta il regno.

Del serenissimo re dei Romani suo fratello dimostra tener gran conto e di farne grandissima stima. Reputa proprie le cose di lui, e so io che nella prima dieta di Spira quando si videro la prima volta, avendogli detto il re che era diventato canuto e bianco, gli rispose: Por vos hernano y por vuestros hijos. Cercò di farlo eleggere re dei Romani prima che il figliuolo, e ciò ottenne. E veramente ogni grandezza che gli procuri l'imperatore, se l'ha meritata il re suo fratello. Perciocchè e al tempo dei movimenti della Spagna era chiamato e desiderato Ferdinando, il quale non volle giammai consentire'; e in tutte le sue azioni ha dimostrato non pure di amarlo ed onorarlo come fratello maggiore, ma obbedirlo e riverirlo in tutto come padre e padrone. È per vero cosa grande e maravigliosa la congiunzione degli animi di questi due fratelli in tanta disgiunzione e diversità di complessione e di costumi; l'imperatore flemmatico e tardo, il re collerico e presto; l'imperatore grave e scvero con tutti, il re piacevole ed umano, forse troppo, con ognuno; l'imperatore dissimula il desiderio di aver stati e di dominare più di quel che domina, e il re non lo può dissimulare e apertamente dimostra qual sia l'a

nimo suo.

Del signor Turco, senza ch'io il dica, ciascuno può immaginare che l'imperatore nell'animo suo non abbia maggior nemico che quella grandezza, la quale forse può essere ch'egli altra fiata abbia pensato di poter combat

Ciò fu nel 1519, durante l'assenza del re Carlo andato a coronarsi imperatore in Germania; contro il dominio del quale insorse la Spagna con un moto assai più importante di quello che generalmente si conosca.

tere ed abbassare. Ma ora credo io che poco vi pensi, come a cosa non pur malagevole ma impossibile alle forze sue, e allo stato nel quale egli si ritrova. Per il che cerca di trattenerlo con tregue e paci; e se questo non gli succederà, si armerà a difesa solamente, e per veder di conservare quello che al fratello avanza in Ungheria. E il mandare a Costantinopoli, dopo fatta la pace col re cristianissimo, a chi considera la natura dell' imperatore, e la poca riputazione che da ciò gli è avvenuta, col disperare tutti gli altri cristiani, può esser assai chiaro argomento a tutti ch' ei conosce malagevolmente potere debellare un così potente nemico. Ma benchè da tutti fu biasimato, e ora più che mai, il consiglio di andare insieme col re cristianissimo e col re suo fratello a domandare pace o tregua al natural suo nemico e maggiore che abbia, contro il quale avea sempre detto non desiderar altro che volger tutte le sue forze in servizio di nostro signore Iddio e della santa religione cristiana; pure alcuni sono che, escusandolo, dicono che ciò fece per

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« Le voci degli apparati coi quali disegnavano i Turchi andar di nuovo (1544) sopra l'Ungheria e la Transilvania, furono cagione d'accellerare « la risoluzione di Cesare e di Ferdinando, del dovere a quella porta man«dare persone espresse, a trattare negozj di accordo; e per farsi la strada a ciò più sicura e più facile, operarono che dal re di Francia fosse prima «mandato un suo uomo a spiare alcuna cosa della mente di Solimano, e « de' suoi bascià, e a ricercarne per gli ambasciatori loro salvacondotto. Ac«cettò il re volontieri questo ufficio e ottenuto il salvacondotto

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« (ciò fu nel principio dell'anno 1545) s'inviò a Costantinopoli, per nome del re Ferdinando, Girolamo Adorno; il quale partito da Vienna per la « Servia, Valachia e Bogdania fece il suo cammino. Ma l'imperatore avendo destinato a questo carico il dottor Girardo, lo fece prima venire a Venezia, e accompagnatosi con monsignor di Monluch, ambasciatore france«se, il quale allora per nome del re in quella città faceva l'ordinaria re«sidenza, portati dalle galee della repubblica fino a Ragusi, si trasferirono a alla porta di Costantinopoli. (Paruta L. XI.)

due cause, l'una per vedere come procedeva fedelmente il re intorno a quello che promesso gli aveva, l'altra per aver modo, con questo principio, e d'intender particolarmente le forze e la potenza di quel signore, e, continuando con questi trattenimenti, poterlo allontanare dall'amicizia di Francia. Io v' aggiungerò però una terza causa; che credo che finora designasse di fare la impresa contro a' luterani per estirparli affatto, e però ch'ei cercasse d'assicurarsi del Turco. E a me fu fatta intendere questa intenzione di Cesare già dieci mesi; la quale sendo segretissima e a pochi nota e palese, e avendomela detta chi a me la disse e palesò, giudicai non si dovesse scrivere in quel tempo alla serenità vostra. Quei che tornorno da Costantinopoli palesemente hanno inviliata assai la grandezza di quel signore; ma so ben io che Cesare conosce e chiaramente s'accorge esser però grande e più di quel ch' ei vorrebbe, e parlando nell'ultimo abboccamento di Busseto col pontefice', disse: Ora conosco che Iddio vuole che tutti siano Turchi, ma io sarò l'ultimo.

Dell'animo suo verso la Germania, reputandosi la guerra certa, ciascuno può conoscere come egli sia disposto e risoluto verso quella provincia. Però in questa parte vostra serenità deve aspettare più tosto da me le cagioni che l'hanno mosso, le forze con cui disegna di fare questa guerra, e il fine che potrà avere questa impresa con queste genti così ostinate e bellicose.

Nel passaggio di Carlo V dalla Spagna in Germania contro il duca di Cleves, Paolo III si abboccò con lui il 22 giugno 1543, a Buss eto, terra posta fra Parma e Piacenza, per insistere nuovamente sulla domanda del ducato di Milano in favore di Pier Luigi. Ma questo correr diet ro all' imperatore, con poco decoro (dice il Muratori) della sublime sua dignità, fu vano; e l'augusto Carlo (soggiunge il medesimo) seppe ben difendersi da questo assalto, e si sbrigò presto di lui.

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Le cause che si dicono aver mosso l'imperatore so

la poca stima che ha questa gentaglia dimostrato di tener di lui da certi anni in qua, non obbedendo alli comandamenti suoi, nè venendo alle diete; il timore che l'imperatore aveva che, durando, questa disubbidienza si facesse maggiore, e che quella parte che è ancora cattolica, o per forza o per paura, non si volgesse e aderisse alle altre; il dubitare che gli stati proprj suoi, che sono il principal membro della sua tanta grandezza, non consentissero tutti a qualche innovazione della religione, sendone già infetti e tocchi alquanto, chi in Olanda, chi in Frisia, per cagione degli Anabattisti, nelle quali parti sono state fatte morire per giustizia più di trenta mila persone, che già erano immerse in questo si fatto errore. Oltra che nelle più importanti città della Fiandra e Brabanzia, uomini d'alto affare, e in quelle parti principalissimi, incominciavano anch'essi a titubare e crollarsi; per il che non ha mai cessato nè cessa il confessore, al qual crede sua maestà assai, ed è spagnuolo frate di San Domenico, di accenderlo a questa impresa e di animarlo e farla con tutte le sue forze. La qual faccendosi, si farà senza dubbio col maggior ardore, e col maggior odio che guerra ch'abbia mai veduta la nostra etade; imperocchè, oltra che i principi germani per innanzi non amavano Cesare intrinsecamente, anzi palesemente gli mostravano odio, perch' egli non si serviva del loro consiglio, nè li interteneva con quella dolcezza e con quella umanità e buon animo col quale soleva Massimiliano, e li altri imperatori passati, intertenerli, e col quale vuole essere intertenuta questa nazione così superba e insolente; oltra che si lamentano che piuttosto ha voluto Cesare, per le passioni sue particolari, consumare tutte

le sue forze contra Cristiani, che attender a quella guerra ch'eglino tanto desiavano e riputavano necessaria contra il Turco; aggiungesi veramente ora questa palese inclinazione dell'imperatore e mal animo contra loro e contra quella nazione, la qual dice avergli data più riputazione e più nome che qualsivoglia altra sua grandezza, e ch' egli è stato stimato e temuto più per essere imperatore che per ogni altro rispetto. E giudicando che sotto pretesto e zelo di religione e di disobbedienza, egli abbia animo con armi straniere di occupare la libertà loro di tanti anni, i Germani si preparano a questa guerra, come ho detto, con molto ardore e con molto odio; e se pure, come alcuni vogliono presumere che abbia a succedere, anzi lo credono, la cosa non procedesse innanzi, non resta che Germania intrinsecamente sia per deporre l'odio che aveva concepito contro questa casa d' Austria.

Disegna l'imperatore a questa impresa adoperare queste genti e queste forze; cioè, dodici mila fanti italiani pagati dal pontefice; gli spagnuoli che erano in Ungaria e quelli che sono in Italia, che non saranno più di dieci, e alcuni dicono fino a quindici mila; di tedeschi, quanti ne vorrà degli stati del serenissimo re suo fratello e di quelli di Baviera, sotto quei capi che sono stati a vostra serenità scritti; e dieci mila delli paesi suoi della Fiandra sotto il conte di Buren. Aggiungono a queste forze più di quattro mila cavalli tedeschi; due mila ungari; la casa di sua maestà, che può importare d'intorno a due mila cavalli; oltra a quelli del pontefice, che alcuni dicono che saranno seicento, alcuni ottocento, alcuni mille duecento. De' danari, oltra quelli ch'egli si ritrova avere dell' ultimo sussidio domandato ed ottenuto dalli Paesi Bassi questo verno, si ra

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