Sayfadaki görseller
PDF
ePub

e la cavalleria ungherese ed italiana, e gli archibuggieri di Maurizio gli sono addosso, li tagliano a pezzi, li fanno prigioni, e prendono tutte le bagaglie (sì che al giungere dell'imperatore era già spedito il tutto): e quel che è peggio, si lascia prendere anch'esso per finire di far credere al mondo che non abbino consiglio nè valore. Quel che si deve anco considerare in questa materia è che il duca, tanto amato dai suoi e dagli altri, vien preso, nè si trova appresso di lui un fante, un cavallo, un alabardiere che dica:io voglio stare appresso il mio padrone,e seguire la medesima sua fortuna. E se alcuno, non contento di questo, volesse anco vedere che quando sono stati fuori di casa non sono stati i Tedeschi li migliori del mondo, consideri il fatto d'arme di Cerisola', dove, quando videro li nemici, tutti gettarono le armi in terra ( ed erano del Tirolo, dove vogliono che siano tutti buoni soldati) e furono tutti tagliati a pezzi; e quando furono posti tutti dietro a' Spagnuoli, nell'assalto, di subito fuggirono al tirare dell'artiglieria. Le quali cose tutte insieme sono sufficienti a far credere quanto io ho detto, che quella nazione non meriti tanto di essere stimata dal mondo quanto è stata fino adesso, e quanto essi si stimano.

que

Che poi le fortezze siano utili (che è la seconda conclusione che io ho fatto in questa guerra), se bene potrei intorno a ciò dire assai, non mi partendo però dal proposito nostro, dico che assai chiaro si è dimostrato in sta guerra. Perchè, distrutto l'esercito del duca, ovunque si volse l'imperatore gli furono portate le chiavi incontro, e nessun altro luogo è in Sassonia che si tenesse, eccetto Vittemberg; la qual città per essere sola,

Vedi la nota seconda a pag. 259.

benchè non più che mediocre, fortezza, resistendo, fu causa che l'imperatore perdonò la vita al duca, quando già aveva determinato di farlo morire'. E però vostra serenità, e vostre signorie eccellentissime ogni giorno resteranno contente di avere ridotte quasi tutte le sue terre in fortezza, e in vera fortezza rispetto a quelle degli altri; perchè queste cose, come per il passato credo che abbiano schifato qualche guerra a questo illustrissimo dominio, così spero che abbiano a fare per l'avvenire. E il signor Gioan Battista Castaldo', mastro di campo generale dell'imperatore, e tenuto de'migliori soldati che vivano oggi, mi fece favore di venire un dì nel mio padiglione; e ragionando in questa materia mi laudò molto la deliberazione di vostra serenità di fortificare i luoghi suoi, dicendo non dover essere più ormai chi pensi di espugnarli, per il termine in cui sono ridotti.

Quanto alla terza conclusione, parcrà forse ad alcuno

È degna d'essere ricordata la stoica fermezza colla quale il duca di Sassonia ascoltò l'annunzio della condanna di morte, che gli era stata decretata. La sentenza venne intimata all'elettore mentre giocava a scacchi con Ernesto

Brunsvick, suo compagno di prigione. Dopo un'istante di pausa, senza però palesare alcun sintomo di sorpresa o terrore, osservando l'irregolarità e l'ingiustizia del procedere dell'imperatore, che lo aveva condannato senza il concorso della dicta, come portava il suo diritto di principe elettore: « E › facil cosa, soggiunse, comprenderne la ragione. Debbo morire perchè Vit>>temberga non si vuol rendere, ed io sacrifico con piacere la vita, se mi >> è dato di mantenere illesa la dignità della mia casa, e trasmettere a'mici po» steri l'eredità ad essi spettante. » Indi voltosi all'antagonista, lo invitò a continuare la partita. La giuocò colla solita attenzione, ed avendo battuto Ernesto, mostrò quella soddisfazione che si suole per siffatte vittorie provare. Considerazioni maggiori indussero poi Carlo V a mitigare la pena, e il duca ebbe la vita salva; ma rimase spogliato dell'elettorato, del quale fu investito l'ambizioso duca Maurizio, che in quella speranza, malgrado i vincoli di parentela e di religione che tra loro correvano, essendo egli pure protestante, aveva in quella guerra seguito la fortuna dell'imperatore. ■ Vedi la nota seconda a pag. 308.

che io abbia tolto a provare cose molto contrarie alla comune opinione: ma sia come si voglia, non dico già che gli Spagnuoli siano da poco, come ho dimostrato de' Tedeschi, ma che non siano così valorosi come essi si stimano, e come sono tenuti generalmente; e gli effetti lo dimostrano. Non è forse gran cosa che, essendo sempre stata questa nazione fra le guerre, non vi sia almeno un uomo fra loro stimato degno di governare un'esercito, nè vi sia stato da molti anni in qua? Ma mi sarà detto: il duca d'Alva è stato eletto a questo carico, ed è pur capitano generale dell' imperatore, ed è stato in questa guerra di Germania. È vero; ma io voglio che questi sappino che per altro non è stato eletto a questo carico se non per soddisfazione degli Spagnuoli, i quali sua maestà favoreggia assai; ma che non vi è uomo da guerra che lo stimi non solo buon generale, ma nè pur buon soldato'. Sa pochissimo delle cose della guerra, ed è tenuto da ognuno timido assai; e se non fusse la presenza dell' imperatore che vuol fare ogni cosa (ed è sua maestà in effetto il generale, e gli altri in nome) le cose sariano forse seguite in altro modo. E questo insomma può dimostrare chiaramente quel che io dico, che, cioè, nel consiglio secreto della guerra l'imperatore non si serve di alcuno di quelli Spagnuoli, ma solo di Italiani, e massime del Castaldo, del marchese di Marignano e del signor Pirro Colonna; di modo che, quando a sua maestà mancasse il servizio degli Italiani, non veggo di chi ella si potesse servire nè fra Tedeschi nè fra Spagnuoli. Ma si suol dire che gli Spagnuoli sono ottimi e per soldati e per combattere; al che io dico, che giudico che senza dubbio lo Spa

1 Asserti singolari! ma per ciò stesso tanto più valutabili.

gnuolo per fante a piede, archibugiero, e per dare assalti superi le altre nazioni, eccetto l'Italiana, della quale è solo emulo; e quando sono eguali di numero, gli Spagnuoli non hanno ardire di bravare come fanno per l'ordinario; e quando nelle fazioni d'importanza sono stati senza Italiani non hanno fatto bene. La presa di Dueren fu bella e valorosa; e furono laudati gl' Italiani; e fu la concorrenza loro che fece che anco gli Spagnuoli non mancorno: ma gl' Italiani furono i primi a montare le mura. L'esercito andò poi sotto San Dizier, che non era così forte e non fiancheggiato in ogni luogo, ed era rassettato con terra da pochi giorni; ma perchè eranvi Spagnuoli soli, non fecesi cosa buona; e bisognò che, mancata dentro la monizione, se la guadagnassero a patti. E ora quando andorno verso Vittembergh, volevano pigliarlo subito, e non si sentiva altro che bravate spagnuole, perchè speravano che si dovesse rendere subito. Ma quando videro che si voleva difendere, cominciorno a dire che non vi volevano dare assalto; e non ostante che siano avarissimi, e che prima dicessero che essi se l'averiano a sacco, pure non vollero dare l'assalto, in modo che, forse ancor per questo, l'imperatore trattò d'accordo: il che, quando non avesse avuto animo di prendere quella terra, poteva far prima, e non andarvi sotto per non far niente. Insomma io tengo gli Spagnuoli per utile nazione alla guerra, ma non già di quella eccellenza che si stimano; ma bene la nazione più vana ch'io mai praticassi, la quale non ha rispetto a dire mille bugie per lodarsi e far credere che loro soli fanno

1 Vedi a pag. 319-320.
2 Vedi a pag. 328-329.

ogni cosa. E in questo senso voglio che siano accettate le mie parole, acciocchè non paja che le mie opinioni siano in tutto contrarie a quelle che si ha in universale; se bene quelli che lo possono sapere per le pratiche, giudicano il medesimo che io.

Ma parerà forse più strana la quarta conclusione da me promessa, essendo l'imperatore ora tanto stimato quanto egli è. Ma io non mi movo se non per le ragioni, e per quello che io stesso ho veduto ed inteso; perchè sua maestà a giudicio di molti ha fatto degli errori, che se li avesse avuto a fare con uomini più intelligenti, il fine della guerra saria senza dubbio stato diverso da quello che abbiamo veduto.

Non fu errore pubblicare la guerra prima che avesse in ordine pure un fante? e poteva raccogliere gl' Italiani sotto specie della discordia che allora era tra il papa e il duca di Fiorenza, e sotto questa medesima ombra fare i Tedeschi, che a quel modo averia potuto assaltar gl' inimici prima che avessero potuto prepararsi come fecero loro. Non fu errore fare gl' Italiani sotto nome del papa, e che venisse il cardinal Farnese ed altri, volendo nondimeno dare ad intendere all' Alemagna che la guerra non era per la fede, ma solamente per l'obbedienza? il che per questa causa non fu creduto, parendo ai luterani che il papa non abbia interesse nell'obbedienza dei sudditi altrui, ma bene nella fede; lo che senza dubbio giovò molto agl' inimici e nocque a sua maestà. Non fu errore, poichè sua maestà voleva pur fare

I

I

Questa non fu veramente tutta, se pure fu in parte, colpa di Carlo V. Fu zelo non meno che artifizio di Paolo III, il quale pubblicò i capitoli della loro lega con altrettanta sollecitudine quanta ne poneva l'imperatore nel tenerli secreti; e ciò non tanto per la gioja, che suscitava in lui la

« ÖncekiDevam »