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in Italia con otto mila Spagnuoli, il quale se bene potrà prima venire alla corte, e dare una volta in Fiandra per vedere li stati suoi, ritornerà non di meno per fare la sede sua in Italia, e anderà a Napoli per accomodare quelle difficultà, poi fermerà la stanza sua in Milano, servendosi di lui l'imperatore per capitano dell'esercito che vorrà fare, restando lui in Germania, e lo dichiarerà duca di Milano, tenendo la maggior parte de' Spagnuoli appresso di lui, perchè è conveniente ch'essi stiano dove è la sua persona. E ritrovandosi ora tra Germania e Italia dodici mila fanti Spagnuoli, saranno allora venti mila, (quali saranno mantenuti dall'imperatore di continuo angarizzando come fa tuttavia li stati d'Italia); tal che sempre de'Spagnuoli solo averà sua maestà un esercito in essere, col quale sempre o farà la guerra e distruggerà gli altri principi, o con verrà al re di Francia in Piemonte, e al papa e a vostra serenità nelli confini dello stato di Milano essere sempre armati in tempo di pace, dubitandosi tutto l'anno che non sia fatto a loro delle sue terre, come al papa di Piacenza. E perchè Spagnuoli vedendosi grossi in numero, ed essendo, come sono ladri e superbi, continuamente dannificheranno i confini d'altri, ciò sarà facilmente causa di guerra; ma che sarà fatta con manco avvantaggio di quello che averebbono fatto ora quei principi. E se mentre la guerra non sarà aperta, il re di Francia non potrà sopportare la spesa continua, non so come potrà farlo così il papa e vostra serenità, che io veggo annichilarsi con certezza di perdere e senza speranza di acquistare'.

Da questo e da quello che segue si dimostra come l'ambasciatore inclinasse alla guerra contro l'imperatore. Il senato veneto ebbe diverso pensiero, e forse non riguardando che a' suoi privati interessi non ebbe torto, perchè

Questo adunque credo io che sia l'intento dell'imperatore, e che a questo attenda, e che avendo tempo, cioè non essendo molestato, lo seguirà, e così averà avvanzato assai in questa guerra di Germania: che essendo molestato ora, non credo che potesse conseguir queste cose, e in tal caso non avrebbe avvanzato cosa alcuna. E però non stimo io che sua maestà cesarea sia ora per muover guerra in Italia, nè altrove per questo anno; perchè fa per lui rassettare quanto gli resta in Germania, che è terminare le cose di Virtemberg, risolversi circa il ducato di Neuburg, fare che il figliuolo entri in possesso pacificamente delli stati suoi, fare quel che ha in animo per conchiudere la lega di Germania, ordinare la camera imperiale, e dar fine alle cose pertinenti alla fede. Ma se li principi gli muovessero guerra, benchè mostrasse alla Germania di farla sforzato, e per causa sua per ottenere il concilio', e procurasse di ottenere ajuto da loro, credo che allora sarebbe più difficile, quando i Germani vedessero l'imperatore essere molestato ed i nemici gagliardi; massimamente che, se bene non possono negare il concilio ed abbino detto di volerlo, non lo vorrebbono però i principi, perchè sanno che gli converria restituire le entrate delle chiese avute, e perchè la loro religione gli piace più. E così voglio aver dimostrato le forze che ha acquistato l'imperatore in questa guerra, si perchè meritano di essere molto considete, sì perchè essendo tanto congiunte con quelle del re

le vittorie non potevano accrescergli dominio, e correva il pericolo delle sconfitte. Ma gl'interessi veri del rimanente d'Italia s'accomodavano meglio della contraria opinione.

Fu una delle domande della dieta, che l'imperatore si adoprasse a far tornare in Trento il concilio, o ad ottenerne un'altro in Germania.

de' Romani per l'unione degli animi e fraternità loro, non mi pareria di aver ben potuto dimostrare quanto possa esso serenissimo re, se non avessi mostra to quanto possa l'imperatore. Non mi estenderò per ora nelle cose di Germania e degli altri stati suoi, che dagli oratori che sono stati e saranno appresso sua maestà cesarea, vostra serenità l'ha intese e intenderà particolarmente, non intendendo io ragionare di quelle cose le quali non appartengono alla mia legazione. E questo voglio che basti intorno questa materia.

corpo

Vengo ora a esporre in poche parole le qualità del del serenissimo re dei Romani, il che congiungerò con li figliuoli e corte sua; poi ragionerò dell'animo di sua maestà, e qui farò fine alla mia Relazione.

Il re Ferdinando nacque in Spagna a' 10 di marzo del 1523, e fu allevato in quel regno fino alla età di quattordici anni; quando volendo Carlo, che era nato ed allevato in Fiandra, andare a pigliare il possesso della Spagna che s'aspettava a lui, fece venire il fratello in Fiandra, e partirono gli stati patrimoniali; e Ferdinando venue nel 1521 a governare li stati suoi, cioè l'arciducato d'Austria.

È ora il serenissimo re di età d'anni quarantacinque. È piccolo di persona più presto che no; ha la testa asciutta; di pelo tira al rosso; porta li capelli distesi; ha la fronte mediocre; le ciglia grandi; gli occhi non molto negri, ma nel resto belli e vivi; ha le guancie nel principio alquanto rilevate, e che poi fanno un poco di concavità; il naso grande e un poco acquilino; le labbra grosse e rivolte in fuora; ora, dopo la morte della regina, porta la barba, che è del medesimo colore de' capelli, piuttosto lunga, con mostacchi grossi; nella faccia è alquanto pallido; ha il collo lungo, e in tutto il corpo ¿

assai scarno; in modo che a considerare i membri suoi ad uno ad uno sono giudicati brutti, ma tutti insieme, per la vivacità degli occhi e prontezza dell'ingegno e della lingua, chi pratica alquanto sua maestà la giudica uomo che può comparire fra gli altri. È forte del corpo, e fa fatica assai, e va contro un porco cinghiale sia quanto si vuol grande e lo ferisce; e ne amazza assai, e così fa degli orsi e altri animali. È del corpo sanissimo e non ha mai avuto malattia di momento da molti anni in qua. Vive regolatamente, e non cena quattro di della settimana. Si leva sempre molto a buon'ora, sì che bisogna, chi vuole accompagnar l'inverno sua maestà, come ho fatto io, sempre essere a palazzo un'ora innanzi giorno. Fa esercizio assai, perchè dall' ora ch'egli si leva fino a quella che va a letto, non siede mai, se non quando mangia, e va spesso alla caccia ed a cavallo, si che dimostra dovere avere lunghissima vita.

Prese sua maestà per moglie, l'anno del 1521, la regina Anna figliuola di Ladislao re d'Ungheria e di Boemia, e sorella del re Lodovico, il quale all' incontro prese per moglie Maria sorella dell' imperatore e di questo re, che è ora governatrice delle Fiandre. La regina Anna è stata sempre bellissima donna e di animo e di corpo, e tanto amava il re e il re lei, che sono stati, per ventisei anni che vissero insieme ', esempio di un vero matrimonio. Ha partorito al re quindici volte bene; dei quali parti vivono dodici figliuoli oggidì, tre maschi e nove femmine, tutti generalmente belli. La prima che essa partori fu Elisabetta, l'anno del ventisei, che fu

■ Vedi la nota quinta a pag. 89, e la nota seconda a pag. 355. 2 Mori in Praga il 27 gennajo 1547.

maritata nel figliuolo del re di Polonia, e mori, sono tre anni, senza lasciare di sè eredi. Il secondo fu Massimiliano, che finirà, al primo d'agosto che viene, ventun'anni; è giovine di buona speranza, ed è stato alla guerra del quarantaquattro in Francia. È assai grande di corpo e scarno, di bell' aspetto, sano della persona, e tiene assai della natura dell' imperatore, contraria a quella del padre, perchè non ragiona molto, serva la sua dignità, e pare che disegni a cose grandi: e quando fusse stato allevato da uomini valorosi che avessero ragionato seco di guerre, e lettogli le istorie, che sono veramente lezioni e studj da principi, credo che si saria potuto aspettare ogni gran riuscita da lui; ma il re ha atteso a farlo praticare con uomini che gl' insegnino buoni costumi, e lo guardino dai disordini e non altro, in modo che mi pare che più abbia mancato l'educazione che la natura. Cavalca bene e giostra ancor bene; nel resto non attende se non a cose di polvere e di artiglierie piccole, tirando spesso di archibuso e di balestra. Ragiona, oltra la lingua tedesca, che è la sua naturale per essere nato in Vienna, la boema, la latina, la francese, la spagnuola e l'italiana, ma queste tre ultime non molto bene; pur tanto che intende ed è inteso. Desidera assai di comandare, e difficilmente si lascia governare, di che il re sente dispiacere; e si crede che, presa in moglie la figliuola dell'imperatore, sua maestà gli darà una provincia da governare, il che sarà alla venuta del principe don Filippo, che conduce la principessa, la dote della quale s'intende che sarà o nulla, o trecento mila scudi. Succederà dopo la morte del padre nei regni di Ungaria e di Boemia, con le provincie attinenti; le quali, perchè confinano con il signor Turco, saranno bella materia di far

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