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conoscere il suo valore. Quand' io gli ho ragionato della serenità vostra, mi ha mostrato di amarla; ma non si può far fondamento sopra le parole di quella età, e non avendo il maneggio nelle mani. E questo basti quanto a Massimiliano; che per essere primo e in questa età, io ho voluto dirne queste poche parole.

nove,

A lui segue Anna, di anni venti, la quale fu maritata dui anni sono in Ratisbona al duca di Baviera. A questa segue Ferdinando, di età di anni dicianil quale sarà arciduca d' Austria; perchè se bene gli stati patrimoniali si sogliono dividere generalmente, e che però a Massimiliano ne toccherebbe una terza parte, l'imperatore operò che rinunziasse la parte sua a Ferdinando, restando a lui li regni. Esso Ferdinando è assai simile di volto al padre, se bene per essere giovine e alquanto meglio formato della persona è tenuto per bello. È piacevolissimo, e di buona natura, e ragiona volentieri. Sta in esercizio di caccia e di palla e di altre cose, ma manuali, e saria amico di pace a giudicio di ognuno. E stato un tempo in corte dell'imperatore, e intravenne nella guerra di Francia del quarantaquattro, e poi in questa di Sassonia. Ragiona tutte le lingue, come Massimiliano; e in conclusione si fa comparazione assai di natura da Massimiliano all'imperatore, e da Ferdinando al re; e veramente sono simili quasi in tutte le cose che cascano in considerazione.

A Ferdinando segue Maria di anni diciassette, la quale fu maritata, già due anni sono, in Ratisbona, al duca di Cleves; e a questa ha dato, come a tutte le altre, non più di cento mila fiorini renensi di dote, che sono sessanta mila scudi; se bene al duca di Cleves l'imperatore concesse sei mila scudi all'anno sopra il ducato

della Gheldria, che si disse che fu per conto di questa dote.

Restano poi, che ancora non sono maritate, sette figliuole di sua maestà; delle quali la prima, che è di sedici anni, è promessa al principe di Piemonte; ma si crede che le nozze non seguiranno per essere quel signore senza stato e in mal termine di recuperarlo. L'altra, Caterina, che avrà presso a quindici anni, è promessa al duca di Mantova, e fra due anni pensa sua maestà di mandarla a marito. L'altre sono da cinque anni fino ad uno, che restano per allogare quanti principi saranno al tempo loro, e stanno in Inspruch 3; e con loro insieme Carlo, terzo figliuolo maschio, di età di anni otto, e putto di buonissima speranza, e che dimostra grandissimo ingegno, il quale sarà conte di Tirolo.

La corte di sua maestà sarebbe assai regale e piena di servitori, quando tutti quelli che il re paga fussero insieme; ma ha il re li suoi servitori, Massimiliano li suoi, e così anco Ferdinando e quelli che sono in Inspruch: oltra che da qualche anno in quà non si è mai trovato col re più di un figliuolo; e anco la morte della regina

E non seguirono; e questa arciduchessa, di nome Maddalena, morì, nel 1564, religiosa in un convento di Hall, benchè cinque anni innanzi, nel 1559, per la pace di Castel Cambrese, avesse il duca di Savoja, o principe di Piemonte, come qui è detto, Emanuel Filiberto, recuperati i suoi stati. Si uni egli in quel medesimo anno a Margherita figlia di Francesco I di Francia.

Questo matrimonio ebbe luogo; ma Caterina rimasta vedova nel 1550, passò, tre anni dopo, a seconde nozze con Sigismondo Augusto di Polonia. 3 La prima delle cinque principesse, Eleonora, andette sposa a Guglielmo duca di Mantova e Monferrato: la seconda, Maria, morì religiosa nel 1566: la terza, Barbara, fu unita ad Alfonso II di Ferrara: la quarta, Elena, si chiuse pure in un chiostro: la quinta, Giovanna, fu moglie a Francesco 1 di Toscana.

ha scemato la corte di uomini e di donne. Nondimeno quelli della provincia dove si trova sua maestà l'aggrandiscono; perchè per solito quando il re va in Boemia, li baroni e nobili di quel regno, o la maggior parte, si lasciano vedere alla corte: e così in Slesia, in Austria e in tutte le altre provincie. Ma perchè non mi pare che s'abbia a considerare tanto il numero dei servitori di un re, quanto la qualità degli uomini, dico che in questo mi pare che la corte del re Ferdinando sia poverissima, perchè non solo non vi è numero di uomini segnalati c di consiglio o maneggio di stato e di guerra, ma siami lecito dire il vero, non ve n' è pure uno.

Quattro sono i gradi principali di quella corte, maggiordomo, gran cancelliero, maresciallo, e cavallerizzo maggiore; oltra gli altri gradi onorevoli che si danno in corte, e quello di generale, e di membro del consiglio

secreto.

Maggiordomo di sua maestà fu ultimamente il signor Leonardo di Felz, il quale fu ancora generale di sua maestà; ma dopo la morte sua, che fu nel quarantacinque, il re non ha avuto a chi dare questo carico.

Gran cancelliero soleva essere il cardinale morto di Trento, dopo il quale tuttavia vaca quel luogo, come quello del maggiordomo, e per ora si serve di don Joannes per vicecancelliero.

È maresciallo di sua maestà, da poco tempo in qua, il signore di Transen, che è del contado di Tirolo, cognato di questo cardinale di Trento '; il quale non fu mai più alla guerra, nè mai in corte, in modo che gli

Vedi la nota prima a pag. 95.

• Cristoforo Madrucci, della famig'ia del quale si discorre più innanzi,

bisogna imparare e l'uno e l'altro quando fa di bisogno, e non è tenuto uomo da maneggio di corte.

Cavallerizzo maggiore di sua maestà è, già da molti anni, il signor don Pedro Lasco, gentiluomo spagnuolo.

Ha sua maestà inoltre, che entrano nel consiglio secreto, il Salamanca, tenuto uomo di maneggio, e l'Hostman, il quale è uomo di molto intelletto ed eloquente, come dicono, nella lingua tedesca ; uonio accorto, e che, per essere già stato tesoriero di sua maestà, ha grandissima pratica delli stati suoi: ma non è però uomo di guerra, nella quale non ha mai praticato; nè ha molto esercizio nei maneggi, per non essere stato in altra parte del mondo; ma conoscendo la natura del re, ed avendo a mente le cose sue, ed essendo di vivo ingegno per natura, è stimato da sua maestà, e riputato da tutta la corte, e veramente è il miglior uomo che abbia il re.

Il grado del generalato fu commesso da sua maestà, già un anno e mezzo, al signor conte Niccolò Salm, signore onorato e cortese, ma che non ha pratica di guerra. Una volta che l'imperatore fu in Provenza ebbe egli carico di alquanti cavalli, e si portò bene nel condurre per ordine, e spese tanto del suo che restò sommamente obbligato, ma non gli occorse però di fare fazione alcuna. Un'altra volta fu luogotenente di Rocchendolf in Ungaria, il quale luogo gli concesse per essere suo nipote; ma quando i Turchi vennero, egli volse venire a ritrovare il re, nè più volse ritornare al campo: di modo che ognuno lo giudicò, come era, timidissimo. Tuttavia sua maestà, per non avere altri, gli ha dato questo carico; ma venendo fazione si teme assai di lui.

Questi sono i principali personaggi che ha sua maestà in corte. Ha bene alcuni che sono suoi feudatarj di qualche stima, come il Castelalto, che ha in Trento, reputato buon soldato; ma è vecchio, nè vuole, nè più può affaticarsi.' Vi è il conte Battista di Lodrone', uomo di anni sessanta trè, ma assai gagliardo. Questo è stato in molte guerre come colonello, e credo che sia buon soldato, ma non però di quegli intelletti vivi che saria bisogno in Ungaria. Il Torre di Gradisca fu già in qualche considerazione, ma la mala riuscita che ha fatto in Slesia e altrove l' ha ridotto in poco credito; oltra che è vecchio e stroppiato dalla gotta.

Questi sono tutti gli uomini che ha potuto avere sua maestà da tutti i suoi stati; e forse non è per averne dei forastieri: perchè oltra che ogni nazione è mal voluta nella corte fuor che i Tedeschi, essi poi non vogliono obbedire ad altri che non siano della nazione loro.

Nè mi estenderò a parlare della corte, e perchè l'ora è tarda, e perchè non mi pare necessario; se non che io dirò in somma, che, oltra il consiglio secreto, ha sua maestà dui consigli; l'uno di corte, nel quale rimette ordinariamente tutte quelle cause che estraordinariamente gli vengono innanzi; e in questo non è numero prefisso di consiglieri, e ora sono in tutti diciassette, se bene non si ritrovano mai tutti insieme; e giudi

Nelle prime ostilità dei luterani, nel 1547, costui comprendendo quanto la perdita di Trento fosse per tornare fatale all'imperatore, si gettò prontamente dentro quella città, con quante truppe potè raccogliere in quel frangente; lo che forse contribuì alla pronta ritirata de' nemici, e allo spedito arrivo delle genti d'Italia.

2 Intorno la famiglia de' Lodroni abbiamo fra poco un'abbondante notizia.

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