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le ragioni di detti luoghi, sì che dopo la morte di detto duca venga ad acquistarsi e farsi suo il detto ducato di Open. Se gli è infine aggiunta la dignità imperiale, che essendo eletto ed incoronato re dei Romani, partita che sia la maestà di Cesare di Germania e gita in Spagna ', esso governerà le cose dell'Impero tutte.

Di questi stati suoi tutti cava buona somma di denari d'entrata e molti servizj; benchè le entrate sue, se non forse tutte, come da alcuni si dice, almeno in buona parte, sono o impegnate o obbligate a diversi suoi creditori.

Delle entrate del contado di Tirolo si suol trarre, essendo libere, tra il sale che si fa di là, e li dazj, in tutto di entrata annua fiorini renensi quattrocento mila.

Delli ducati d' Austria, Stiria, Carniola, e Carintia, si è medesimamente impegnato qualche cosa, ma quando tutte le entrate siano libere, se ne può trarre ogni anno fiorini renensi quattrocento mila.

Del ducato di Vittemburgh non ha tratto finora cosa alcuna, perchè le entrate sue sono state obbligate a pagar il debito contratto per le spese fatte dalla lega di Svevia nell'acquisto di esso, che ascendevano a gran somma, la quale sua maestà ha tolto a pagare facendosi signore di quello stato; ma quando sia finito tal pagamento, che pur pare che ne resti ancora qualche parte, dicesi da alcuni che ne avrà d'entrata rainos ogn' anno dugento mila, ma si mettono dalli più soli cento mila.

Delli altri stati sopradetti che al presente ha in mano e possiede, non cava entrata alcuna ordinaria, se non che ha li servizj di gente e di denari, che da loro

'Ciò ebbe luogo a mezzo del 1532, dopo assicurate le cose d' Ungheria contro i Turchi.

ottiene secondo li bisogni suoi. Ma oltre le sopradette entrate, ha che l'imperatore, per convenzione tra loro, e per il testamento del re cattolico che lo lasciò erede del regno di Napoli e d'altre cose acquistate per lui con tal condizione, è obbligato di pagargli ogn'anno delle entrate di detto regno, ducati d'oro sessanta mila, che vengono a fare fiorini renensi ottantaquattro mila.

Per la dignità imperiale soleva ca var l'imperatore Massimiliano ogn' anno d'entrata circa rainos dugento mila, la quale si traeva parte dalle pensioni che per le condannazioni nelle terre imperiali vanno alla camera fiscale, e parte da alcune utilità della cancelleria; ma ora par che molta parte, per l'assenza dell'imperatore e forse per negligenza di chi n'ha avuto la cura, ne sia andata di male, sì che non se ne cava la metà, la quale è lasciata, credo, dall' imperatore godere con il carico della dignità al re; e ho inteso che non passa la somma di fiorini renensi settanta mila.

Del ducato d'Open sopradetto, quando sarà suo, si dice che n'è per trarre ogn' anno rainos venticinque mila, che fanno in somma rainos un milione e settantanove mila.

Oltre l'entrate ordinarie sopradette dimanda molte volte a questi stati suoi, secondo li bisogni che ha, aiuto di gente e di denari, e mette in alcuni, come nel contado di Tirolo, e nei ducati d' Austria, Stiria, Carintia, e Carniola, le imposizioni che gli pare, dalli quali cava buona somma di tempo in tempo per queste vie, che comprende qualche fiata il quarto delle entrate. Onde nel tempo che io passai in Germania con la maestà cesarea, essendo noi in Ispruch, in una dieta fatta dal contado di Tirolo, fu deliberato di pagargli per li

bisogni suoi nella guerra d' Ungheria fanti cinque mila per mesi cinque, della spesa delli quali pensò pigliar li denari, e la metà spendere in fanti e l'altra metà in tanti cavalli leggieri italiani. E con tal pensiero giunto in Augusta condusse Pavolo Luzasco', il quale cominciò a fare li cavalli, ma poi per certa differenza nelle condizioni della condotta non venne; nondimen o il re pagò delli denari detti altra gente che mandò, e di Spagnuoli e di Tedeschi, col capitano Roccandolfo, in Ungheria, e fu la somma di questi denari, la quale gli è stata concessa ancora quest'anno, circa rainos cento mila.

Ha ancora avuto dalla santità del pontefice la concessione della decima di tutti li benefizj ecclesiastici, e oltre di questo la indulgenza così in tutti li stati suoi come in molti altri d'Italia; dalle quali decima ed indulgenza n'ha tratto non piccola somma d'oro, benchè quanto questa stata sia non si dica.

Delli stati suoi di Boemia, Moravia e Slesia, non solamente non cava, come ho già detto, entrata alcuna ordinaria, o vero se non poca, ma ancora non ha in essi quella autorità di mettervi imposizioni al piacer suo, che ha nelli altri stati suoi, se non quanto può ottenere per la urgenza delli bisogni di guerra dalli baroni, e uomini del governo del regno e dell' altre due provincie dette; le quali non per obbligo alcuno che abbiano, nè per causa d' obbedienza che facciano al re loro, ma per la libera volontà loro, concedono qualche fiata buon numero di gente da piedi e da cavallo, che

Italiano, compagno d' arme di Giovanni delle Bande nere.

2 Costui è Tedesco, come appare da un luogo della presente Relazione, ma come si scrivesse questo nome in sua lingua io non so: non m'è avvenuto di incontrarlo in altri storici che Italiani, i quali tutti scrivono, come qui, Roccandolfo, o in latini che scrivono Rocchandulfus,

si fa buona, massimamente da piede, di quella provincia. Sua maestà si promette che avria da queste tre provincie nei presenti bisogni combattenti quarantacinque mila, perchè dice che in altri bisogni u'ha cavato altre volte, e specialmente nell'anno che venne il Turco a Vienna, di genti pagate da loro, fanti e cavalli, notabil somma. Ed ho inteso da persona che lo può saper bene ed è degna di assai fede, che quest'anno, fin qui, ha ottenuto da loro ducati d'oro cento venti mila.

Dei luoghi che possiede ora nel regno d'Ungheria non metto cosa alcuna, perchè di questi, per la contenzione che ha per causa di quel regno col re Giovanni, n'ha piuttosto spesa grandissima che entrata alcuna.

Potria ancora delle genti o terre franche imperiali, quando si facesse più amico, trarre qualche somma di denaro per via di donativi o sussidj, come faceva l'imperatore Massimiliano, che da queste con destrezza, per la grazia che aveva con esse, or con un modo ed or con un altro, ottenne doni di non piccola somma di denaro, con che si pagavano molte volte i debiti che aveva contratti e con la corte sua e con quelli dove era stato un tempo alloggiato con li suoi. Questo non ha potuto far mai l'imperatore presente, per essere stato assente da loro; ma il re de'Romani, che gli sarà sempre appresso, potrà forse farlo se saprà o averà il modo d'intertenerle, che non gli sia, per le opinioni erronee che hanno molte di loro contro la fede cattolica, per avventura disdetto.

Le spese sue ordinarie non si potriano ben dire, perchè fin qui non le ha mai limitate; ma sì per aver trovate le entrate delli stati suoi impegnate, le quali attese in prima a ricuperare, come per la contenzione

continua che ha poi avuto per causa del regno d' Ungheria col re Giovanni, n' ha fatto quando più e quando meno, secondo che più o meno è stato astretto dalla guerra, sì che non si può dire cosa certa. Bensi perchè spende largamente sempre, e tien buona corte e ben in or dine, e veste splendidissimamente molto, la spesa che fa è di sorte che si vede sempre in bisogno, e non si -potendo così bene aiutare dell'entrate sue, conviene che cerchi di aiutarsi quanto può con le imposizioni che mette quasi continue alli stati suoi.

Nel governo suo tiene appresso di sè molti consiglieri; ma quattro specialmente sono li principali e di più stima, li quali sono del consiglio secreto; cioè il cardinale di Trento, il conte di Ottemburgh detto Salamanca il capitano Roccandolfo, e don Giovanni Hostman.

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Il primo è suo gran cancelliere, il quale in vero è ora di maggiore autorità che alcun altro; ma è ben vero che per essere italiano e conoscer che ha da fare con gente piena di sospetto, qual è la tedesca, usa questa con grandissimo rispetto, e va riservato assai, sì che non

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■ Bernardo Clesio Tridentino, già consigliere dell' imperatore Massimiliano, poi, come qui lo vediamo, gran cancelliere di Ferdinando. Fu creato cardinale nel gennajo del 1530 da Clemente VII in Bologna, ove egli -fu dal suo principe spedito per assistere all' incoronazione di Carlo V. Mori di apoplessia il 28 luglio 1539 nella fresca età di anni cinquantaquattro e mesi quattro. Il titolo di Cardinale di Trento che qui gli si dà dal Tiepolo, perchè nativo e vescovo di quella città, non lo deve far confondere con alcuno dei due Madruzzi, Cristoforo e Luigi suo nipote, più comunemente noti sotto questa denominazione, il maggiore de' quali non fu insignito della dignità cardinalizia che nel 1544, cinque anni dopo la morte del Clesio.

2 Il Ciaconio lo chiama Tedesco, riconoscendolo pur tuttavia nativo di Trento.

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