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quello che possiamo in essi aspettarci. Non favore o disfavore sistematico verso di alcuno, non avventati giudizj, non istudiata ricercatezza di stile: sibbene attenta e spassionata osservazione dei fatti, la misura della lode e del biasimo derivata con stretta deduzione da quelli, studio della chiarezza più assai che d'una pericolosa eleganza. Vediamo il senno di consumati negoziatori non subordinare i fatti alle idee, o, per il vizio contrario, trascurar la importanza dei generali principj, ma agli uni ed alle altre assegnare la parte che si conviene nelle vicende delle nazioni. E non di rado ci accade di veder fatto gran caso di tal leggiero incidente, che fu la causa o l'occasione, dagli storici non avvertita, di qualche grande successo; e di trovare appena considerate altre cose, che o false tradizioni o il pregiudizio dei dotti hanno tenuto infino ad oggi in onore. I Veneziani (osserva giustamente il Tomma

seo,

col quale ci son comuni questi riflessi ') sentirono per lungo tempo troppo altamente la dignità del loro stato, perchè la devozione o il timore potessero soggiogare od offuscar l' intelletto de'suoi rappresentanti, chiamati spesso a diventarne i regolatori. Nè l'unità del sistema governativo al quale obbedivano, nuoceva alla varietà dei riferti e dei giudizj: imperocchè li vediamo gli uni agli altri succedersi ad intervalli brevissimi nell' esame delle

'Nella prefazione alle citate Relazioni edite per sua cura in Parigi.

cose, dei luoghi, e degli uomini stessi già tante volte dai loro predecessori considerati e descritti, e non pertanto trovar modo di risguardarli sott'altro punto di vista, e importantissimo sempre. Gran potenza dell'ingegno italiano, in nessuna condizione di tempi e di fortuna degenere da quella origine privilegiata che, a compenso d'altri destini, pare alla patria nostra aver concesso la giustizia distributrice di Dio!

gran

Quanto allo stile di queste Relazioni, ho già detto come non sia da ricercarvi fatto la purezza e la grazia, pochissimi fra i molti ambasciatori della Repubblica avendo fatta professione di lettere. Il maggiore difetto, che è quello, come avverte il Tommaseo, dei periodi avviluppati, senza clausole e senza riposi, mi sono, come egli, ingegnato temperar punteggiando, e includendo tra parentesi le idee secondarie. Del resto ho serbato allo stile la forma sua originale quanto maggiormente ho potuto, senza però considerarmi obbligato a mantener gl'idiotismi e la bizzarra ortografia di codici non sempre corretti. E ciò tanto più in quanto che stimo la presente opera indirizzarsi non meno agli stranieri che agli Italiani. Il Tommaseo ha usato diversamente, non permettendosi la più leggiera alterazione dei codici; e forse ben fece nell'intendimento che lo moveva di far servire questi documenti all'istoria della lingua; al qual fine giova certamente il tener conto eziandio di alcuni errori

degli amanuensi, siccome quelli che accennano talvolta alcuni modi delle diverse pronuncie. Ma differendo da quello il nostro fine, ci è parso che similmente dovesse differirne il processo. Non pertanto voglia il pubblico assicurarsi della nostra docilità nell' accettar di buon grado le rimostranze che ci potessero venire offerte in proposito.

Ma per passare ad altri particolari intorno la economia di questa grand'opera, vogliamo innanzi tratto avvertire, che malgrado l'epoca sopracitata della legge che statuiva l'obbligo delle Relazioni, le prime di tali scritture che si conoscano datano dal cominciare del secolo decimosesto; e solo qualcheduna rarissima dal finire del precedente. Le cause di questo effetto ci sono tuttavia sconosciute; non però disperiamo di penetrarle, e d'ogni soddisfacente risultamento saranno fatti partecipi i nostri lettori. Frattanto della ingente e continuata serie delle Relazioni che si succedono dal principio del sedicesimo secolo, abbiamo ricchezza immensa in Firenze, e specialmente nelle pubbliche biblioteche Riccardi, e Magliabechi, nella privata del sullodato promotore di questa intrapresa, e nel R. Arcliivio Mediceo. Si crescono le nostre fonti pei riscontri che riceviamo dalle biblioteche di Venezia, di Milano, di Torino, di Roma, di Vienna, di Berlino, di Parigi e di Gotha. Di guisa che al compimento dell'intero corpo di tutte le Relazioni dei tre ultimi secoli della Repubblica pochissime ci rimarran

no a desiderare; le quali confidiamo che ci sarà dato desumere dal deposito originale delle medesime.

Noi avremmo voluto ordinare la presente raccolta per luoghi e per epoche; ma quanto abbiamo detto pur ora fa manifesto il ritardo che, a questo effetto, sarebbe stato duopo frapporre al cominciamento della pubblicazione. Questo bensì osserveremo, che, serbata la triplice distinzione nel principio avvertita, di ciascheduna serie pubblicheremo sempre le Relazioni d'epoca più remota che ci verranno capitando fra mano. E terrà luogo di ordini geografici e cronologici un indice, in ogni volume, di tutte le Relazioni già pubblicate nella serie alla quale il volume apparterrà. Un'altro generale ed accuratissimo indice delle materie chiuderà poi questa, che è per essere preziosissima collezione di documenti dell'istoria universale dei tre ultimi secoli. Le nostre illustrazioni saranno tutte nella forma che appare da questo primo volume: un breve schiarimento sui fatti o sulle persone che maggiormente ci sembrino meritarlo: non giudizj, non discussioni, che anderebbero contro il nostro proposito, il quale è di mettere in evidenza il criterio storico dei veneti ambasciatori, e non il nostro o di altri.

EUGENIO ALBÈRI.

Essendoci sembrato opportuno il far precedere questa pubblicazione da un cenno sulla legislazione veneta intorno la materia degli Ambasciatori, abbiamo creduto non poter meglio rispondere a questo intendimento, che riportando un brano, che a ciò si riferisce, della ventesima dissertazione del Saggio sulla storia civile, politica, ed ecclesiastica di Venezia scritto dal Tentori negli ultimi anni della repubblica; che è il seguente:

Ilcontegno della Veneta Republica verso le potenze sovrane è il seguente. Coltiva spezialmente l'amicizia e la buona corrispondenza con tutti i potentati cattolici. Spedisce quattro ordinarj An.basciatori dell'ordine patrizio alle corti di Vienna, di Francia, di Spagua, e di Roma, dalle quali riceve corrispondenti ambascierie ordinarie. L'ambasciatore del Sommo Pontefice presso la Repubblica ha, come altrove, il titolo di Nunzio. Altro ambasciatore ordinario risiede alla Porta Ottomana col titolo di Bailo: e dove alle corti estere si mandano per lo più ambasciatori di fresca età, a questa si deputa un maturo senatore. Alle corti poi di Napoli, Torino, Londra e Milano spedisce la Repubblica Residenti ordinarj dell'ordine de' segretarj, e le corti suddette hanno anch'esse presso la Repubblica un Residente ordinario nella dominante. Oltre le ambascierie ordinarie, se ne spediscono anche altre straordinarie di varj soggetti, secondo l'esigenza delle circostanze e la grandezza delle corti amiche. Riflessibili sono le molte e molte leggi emanate dall'anno 1238 sino al 1749, quali ci presentano l' intero economico sistema della Repubblica per rapporto a quei personaggi da essa insigniti del carattere di Ambasciatori, Plenipoten:ziarj, Trattatori, Residenti, Oratori ec. Sarei soverchiamente diffuso se tentassi di registrarle tutte, come conservansi nei pub

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