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PREFAZIONE

La repubblica di Venezia, che nel merito

della sapienza civile precorse ed avanzò di gran lunga tutte le altre nazioni, vinse fino dal 24 di luglio del 1296, nel maggior consiglio, una legge, per cui s'ordinò che tutti gli ambasciatori, compiuta la legazione, riferissero al consiglio da cui erano eletti, i successi della medesima.

Questa legge utilissima alla repubblica (come bene osserva il Cibrario ') perchè tenea svegliata la vigilanza dei ministri che si mandavano alle potenze straniere, e perchè forniva i regolatori dello stato di un mezzo sicuro per conoscere ben addentro le forze, e le inclinazioni delle medesime ; questa legge, diciamo, tenuta in osservanza dall'epoca della remota sua origine fino agli estremi giorni della repubblica, procacciando pel corso di tanti secoli una seguita e universale raccolta di tutto che d'im

'Nella prefazione alle Relazioni dello stato di Savoja negli anni 1574, 1670, 1743 scritte dagli ambasciatori veneti Molini, Bellegno e Foscarini, con note ed illustrazioni del N. U. Luigi Cibrario sost. procurat. gen. di S. M.-Torino, dalla tipografia Alliana, 1830.

portante si riferiva alla interna ed esterna economia dei varj governi, ha, poco a poco, apprestato agli studj della storia moderna uno dei più ricchi tesori di autentici documenti, che oggi offerir possa l'Europa.

La importanza di questi universali riscontri raccolti sulla faccia dei luoghi da uomini che nulla meglio desideravano che di salire in concetto di fedeli e profondi osservatori, fu ben presto sentita, e corsero moltiplicate le copie di quanti di tali documenti il senato o i singuli ambasciatori lasciavano che si prendesse notizia. Alcuni pochissimi furono eziandio pubblicati per le stampe.

Ma sul finire del secolo decimottavo, le preoccupazioni politiche e i muovi ordini sociali che succederonsi, segnando un grave e generale decadimento della erudizione, portarono che, insieme ad altri molti, i documenti dei quali c'intratteniamo cadessero per assai lunghi anni dimenticati. Se non che pure cessata la prepotenza dei facili sistemi, nei quali una età insofferente d'indugi s'avvisava di poter stringere tutto lo scibile umano, ritornati in onore i severi studj, sentito nuovamente il bisogno della perfetta cognizion del passato a miglior documento dell'avvenire, anche le Relazioni dei Veneti Ambasciatori tornarono ad occupare quel grado che all'importanza loro si conveniva; del quale presto si parvero diverse e segnalate testi

monianze.

Intorno una medesima epoca (1830-1835) il cavaliere Luigi Cibrario piemontese, e Leopoldo Ranke professore nella università di Berlino, pubblicarono, quegli le tre sopracitate Relazioni dello stato di Savoja, questi la sua Storia del Papato nel sedicesimo e diciassettesimo secolo ', dedotta, la maggior parte, dalle Relazioni dei Veneti Ambasciatori alla corte di Roma, e per ciò stesso dotata di quel nuovo interesse, intorno il quale, come di cosa notissima, è soverchio che ora ci distendiamo.

Le lodi che tanto meritamente in tutta la repubblica letteraria suonarono di questo libro, attrassero sui documenti che più avevano contribuito al suo pregio, l'attenzione dello storico insigne al quale la Francia va debitrice della grande Collezione dei documenti inediti di storia patria; il quale, in nome del re, commise a Niccolò Tommaseo, onore delle italiane lettere, di raccogliere dagli archivi e biblioteche dello stato, e render pubbliche per le stampe quelle di tali venete Relazioni, che riferivansi agli affari di Francia del secolo decimosesto. Impresa degnamente fornita in due volumi, che fanno parte della sopracitata collezione. "

Geschichte der Päbste cc.

Relations des Ambassadeurs Venitiens sur les affaires de France au XVI siècle, recueillics et traduites par M. N. Tommaseo, 2. Vol. in 4.° Paris, imprimerie royale 1833.

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Viveva intanto da molti anni nel pensiero di assai più vasta e meritevole impresa un Italiano

(del quale grandemente mi duole, che obbligato io a rispettare sopra l'altre virtù sue, la modestia, debba tacere quanto l'amore del vero, ed il giusto tributo della virtù mi spronerebbero a dire), il marchese Gino Capponi; il quale, dalle parziali pubblicazioni che dette abbiamo, acceso viemaggiormente nel desiderio, che, per onore della comune patria italiana non meno che per amore degli studj storici, egli da tanto tempo nudriva, della edizione di tutta la universale raccolta di tali Relazioni, pretermesso ogni più lungo indugiare, accingevasi a porre in atto il pensiero; quando corsa voce di così nobile divisamento, piacque ad altri offerirglisi compagni con quell'affetto che, per la qualità dell'uomo e della cosa, a colti e gentili spiriti si conveniva. I quali insieme accordati (e sono quelli i cui nomi stanno in fronte di questa prefazione), vollero onorar me tanto sopra ogni merito mio, col prepormi (fra i molti che molto più degnamente potevan essere eletti) alla suprema direzione di questa impresa. Nella quale se d'una cosa posso e voglio tenerli persuasi ed assicurati, questa è dello zelo con che da me si tenterà di rispondere a tanta loro fiducia.

La natura della instituzione e la qualità degli uomini da cui ripetonsi i documenti che siam per mettere in luce, ci danno sufficiente ragione di

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