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lico, ma non già sul secondo, il quale non avea per allora presa assoluta signoria sulla mente del giovine Dante. Se questi infatti si determinò a non parlar più di Beatrice, insintantochè non potesse in altro modo più degno trattare di lei, e se per venire a ciò si mise a studiare di tutta forza; se egli si proponeva dire un giorno di lei quello che mai era stato detto d'alcuna, e se dopo più lustri, e dopo studj continuati e profondi, attenne la sua promessa formando della sua amata il personaggio principale del suo Poema, anzi il più alto simbolo dell'umano intelletto, qual'è la Scienza delle cose divine, come potrà egli dirsi che la Commedia sia una continuazione della Vita Nuova, anzi un secondo lavoro congiunto con quel primo, e connesso sì per i modi, sì per l'allegorie, e sì per lo scopo? La Vita Nuova, io ripeto, è un'ingenua storia de'giovenili amori di Dante per la vezzosa figlia di Folco, nè ha connessione alcuna col Convito, come sostiene il Biscioni, o sivvero colla Commedia, come pretende il Rossetti.

Restami ora a parlare del modo da me tenuto nel pubblicare la presente edizione di questo Libro di Dante. Nella stampa del Sermartelli ed in parecchi MSS. furono (come avverte pure il Biscioni) tolte via tutte le Dichiarazioni e Divisioni de' poetici componimenti, le quali l'Autore stesso a guisa di chiose o sommarii avea poste per entro a questa sua operetta. Nelle stampe moderne peraltro tali Dichia razioni furono restituite a'lor luoghi; ed io parimente ciò facendo, ho creduto bene di stamparle in un carattere corsivo, affinchè a prima vista distintamente conoscansi od anche si saltino da chi iu leggendo non ami le interruzioni, e voglia piutto sto tener dietro alle diverse narrative, che intorno i suoi amori fa in questo libro l'Autore. Nè ho creduto opportuno di collocarle a modo di note, come hanno praticato gli Editori Pesaresi, perchè nei Co.

dici esse seguono immediatamente i componimenti ai quali appartengono, e sono quindi inframezzate col testo nella guisa che pur lo sono nel Convito, ove le Divisioni o Sommarii delle Canzoni stanno per entro il corpo dell'opera, come può vedersi nel secondo Capitolo di ciaschedun Trattato.

Rapporto alla lezione io ho tenuto a riscontro le quattro principali edizioni che di esso libro abbiamo (Sermatelli 1576, Biscioni 1723, Poliani 1827, e Nobili 1829), e ne ho trascelta quella che m'è apparsa la migliore od almen la più vera. Oltredichè ho pur riscontrato un Codice della Libreria del Sig. Cav. Bali Niccolò Martelli, dalla cui gentilezza, pel mezzo del Sig. Canonico Basi, ho potuto ottenere di consultarlo a mio agio (72): e dirò che la lezione di questo prezioso Codice, e la stampa procurataci dal Trivulzio (Poliani 1827) sono più specialmente state il fondamento di questa mia edizione. Nella quale io avrei volentieri riportate in postilla tutte le varianti che le stampe ed i Codici ne presentano, e che da me sono state fedelmente nolate, se lo avesse comportato il formato di essa. Il quale per esser di troppo piccolo ed a ciò disadatto, mi fa procrastinare un tale divisamento fino ad altro tempo, a quello cioè, nel quale io pubblicherò una seconda magnifica edizione di queste Opere minori di Dante.

(72) Questo è quel medesimo Codice di cui mi valsi pel confronto delle Rime liriche, e di cui feci menzione a p. XVII del mio Ragionamento. Esso è membranaceo in fol. picc., ed appartiene al sec. XIV: contiene un frammento d'un Antico Novelliere, Proverbia Salomonis, le Vite de' Filosofi e loro sentenze. Nomina Lapidum et (eorum) virtutum, Expositio somnium, Varie Rime di Dante e del Cavalcanti, ed in fine la Vita Nuova.

Finalmente io mi sono studiato pel primo di fare a questo Libretto, nella guisa che praticai nel Canzoniere, delle illustrazioni e note filologiche, istoriche e critiche, affinchè più agevole ad ogni condizion di Lettori ne riuscisse l'intelligenza, ed affinchè non si vedesse con nostro rammarico uno de'più antichi ed eleganti scritti che vanti l'italiano idioma, andarne nel pubblico privo d'ogni qualunque Commento.

DI

DANTE ALIGHIERI

In quella parte del libro della mia meno

ria, dinanzi alla quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica (1), la quale dice: Incipit Vita Nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemprare (2) in questo libello (3), e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Nove fiate già, appresso al mio nascimento, era tornato lo cielo della lace (4) quasi ad un medesimo punto, quanto alla sua propria gi

(1) Rubrica vale argomento o sommario d'un libro o d'un capitolo, esposto brevemente : e così dicevasi dal color rosso, col quale ordinariamente scrivevasi.

(2) Assemprare, ritrarre, copiare, ad exemplum dicere. Forse qui è detto per assembrare, cioè raccorre, unire.

(3) Libello per libretto. Altre volte Dante nel processo chiama libello questa sua opera. E nel Convito Tratt. II, cap. 2, favellando di essa: E siccom' è ragionato per me nello allegato libello. (4) Il Sole. Intendi: già erano trascorsi quasi nove anni.

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razione, quando alli miei occhi apparve prima la gloriosa Donna della mia mente, la quale fa chiamata da molti Beatrice, e quali (1) non sa

(1) Tutte le edizioni e due Codici da me veduti hanno i quali, invece di e quali, com' ho stampato nel testo. Ma che la prima sia lezione erronea apparirà da ciò che sono per dire. In questo luogo dice Dante che la sua Donna fu chiamata da molti Beatrice: or come potrebb' egli tosto soggiungere i quali ( molti ) non sapeano che si chiamare, cioè nou sapeano come chiamarla? Ben s'accorse defa contradizione il Trivulzio, e però nel suo testo stampò: i quali non sapeano che sì ( così) chiamare; correzione ingegnosa, ma a mio giudicio non vera. Narra Dante in questo libretto (e il Lettore vedrallo a suo luogo) che studia vasi nascondere altrui l'oggetto della sua passione; e che a ciò ottenere pose in opera alcuni artifizj che per alcun tempo servirongli, ma che finalmente il suo segreto fu da molti discoperto, mentre ad altri rimase tuttavia occulto. Or, saputo ciò, non è egli facile a vedersi che in questo inciso Dante ha voluto dirci lo stesso? Alli miei occhi apparve prima la gloriosa donna della mia mente, la quale fu da molti chiamata Beatrice, e quali non sapeano che si chiamare, cioè, ed altri non sapeano come chiamarla. Che se ad alcuno venisse difficoltà nell' ammettere una correzione del testo, non autenticata da Codici, io risponderò che mentre a por la mano nelle scritture de' nostri antichi deesi procedere con cautela e parsimonia grandissima, uon hassi poi ad avere un soverchio scrupolo alloraquando il contesto ed una critica sana e giudiziosa ci siano di guida e d'appoggio. La correzione pingeva con la zanca, da me fatta nel testo della Commedia, Inf. XIX, 45

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