Alessandro Manzoni e Il cinque maggio: studi filologico-critici |
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Sayfa 150 - Di vento, ch' or vien quinci, ed or vien quindi, E muta nome, perché muta lato. Che flima avrai tu più, se vecchia scindi Da 'te la carne, che se fossi morto Innanzi, che lasciassi il pappo e 'l dindi; Pria che passin mill...
Sayfa 78 - La cera di costoro e chi la duce non sta d'un modo, e però sotto il segno ideale poi più e men traluce: ond'egli avvien ch'un medesimo legno secondo specie, meglio e peggio frutta e voi nascete con diverso ingegno.
Sayfa 75 - Non per avere a sé di bene acquisto, Ch'esser non può, ma perché suo splendore Potesse, risplendendo, dir : Subsisto; In sua eternità di tempo fuore, Fuor d'ogn'altro comprender, come i piacque, S'aperse in nuovi amor l'eterno amore. Né prima quasi torpente si giacque; Che né prima né poscia procedette Lo discorrer di Dio sovra quest acque.
Sayfa 80 - La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provò: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il triste esiglio: due volte nella polvere due volte sull'altar. Ei si nomò: due secoli, l'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor.
Sayfa 23 - Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito mista la sua non ha: vergin di servo...
Sayfa 3 - Ei fu; siccome immobile Dato il mortal sospiro Stette la spoglia immemore Orba di tanto spiro , Così percossa, attonita La terra al nunzio sta...
Sayfa 33 - Sentir, riprese, e meditar: di poco Esser contento : da la meta mai Non torcer gli occhi: conservar la mano Pura e la mente: de le umane cose Tanto sperimentar, quanto ti basti Per non curarle : non ti far mai servo : Non far tregua coi vili : il santo Vero Mai non tradir: né proferir mai verbo, Che plauda al vizio, o la virtù derida.
Sayfa 152 - Immortai! benefica Fede ai trionfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati; Che più superba altezza Al disonor del Golgota Giammai non si chinò.
Sayfa 125 - Oh quante volte, al tacito morir d'un giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei di che furono l'assalse il sovvenir! E ripensò le mobili tende, ei percossi valli, e il lampo de' manipoli, e l'onda dei cavalli, e il concitato imperio, e il celere ubbidir.
Sayfa 114 - Come sul capo al naufrago l'onda s'avvolve e pesa, l'onda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quell'alma il cumulo delle memorie scese! Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e sull'eterne pagine cadde la stanca man!