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CAPITOLO II

GL'ITALIANI SCRITTORI DI PROSA FRANCESE

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Studiando le origini della poesia, vedemmo come tutto un lungo periodo letterario francese e provenzale antecedesse alle prime manifestazioni dell'arte italiana, e ne fosse, in certo modo, preparatore. Questo medesimo fatto ci si offre ora, nelle origini della prosa. Mentre Mattasalà e l'Accattapane si arrischiavano appena al loro volgare in iscritture affatto domestiche, c'erano anche degl' Italiani che dettavano già opere vaste in un altro volgare della nuova famiglia di lingue elaboratasi nell' età di mezzo. Il primo tra questi che

1 Un fatto importante per la storia della letteratura provenzale in Italia è stato recentemente messo a luce dal signor Paolo Meyer. Egli ha trovato in un ms. di Madrid un trattato d'arte poetica provenzale scritto da un italiano, e poeta esso pure, quel Terramagnino di Pisa, un cui componimento si trova nella raccolta del Valeriani (II, 53). In questo suo lavoro il Terramagnino mette in versi le Razos de trobar di Raimon Vidal. (Vedi Romania, n. 30, pag. 181).

ci si fa innanzi è un Alebrando o Aldobrando o Aldobrandino, non sappiamo bene se di Firenze o di Siena, il quale, come sembra, nel 1256 scrisse in lingua d'oïl un libro intitolato Le Regime du Corps. L'opera di Alebrando, che si conserva manoscritta in tre codici della Biblioteca Nazionale di Parigi, comincia da un prologo, dove è indicato il nome dell'autore, il tempo, nel quale fu scritta, ed anche l'occasione, per la quale questo italiano compose il suo libro: «Au commencemente de che livre si dirons pour coi il fu fais, et la ou il fu prins, et quant il fu fais à le requeste la contesse de Provvenche, ki est mere la roine de France, la roine d' Engletiere et la roine d'Alemaigne et la contesse d'Angou. Et si le fist maistres Alebrans de Florence,' en l'an de l'Incarnation Ihesu Christ MCCLVI, quant ele dut venir veir ses filles, si com ele fist. Et li fist cest livre pour ke k'il ne pooit aler avoec li, car ele ne vaut mie k'il laissast les marcheans d'outre les mons k'il avoit en cure, et le tenoit plus de lui ke d'un autre. Si li fist faire che livre por porter avoec li et por garder ». Noi non possiamo, veramente, esser sicuri dell' autenticità di questo prologo, 3 che ci direbbe composto il libro

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1 Nei codici che contengono la traduzione italiana di quest'opera, l'autore è detto maestro Aldobrandino da Siena. Nel cod. parigino 7929 si legge anche: « Cy s'en suit le livre nommé le Regime du corps, que fist maistre Alebrandin, medicin du roy de France ».

2 Cod. del secolo XIII, num. 2021, ancien fond. franc. num. 7929. 3 Ved. Hist. Littér. de la France, XXI, 415.

per

Beatrice di Savoia contessa di Provenza; ma ciò non ha poi troppa importanza. Dica o no il prologo la verità, resta sempre sicuro che un italiano scrisse l'opera sua in francese, sulla metà del secolo XIII. L'autore ci dice da principio le parti, nelle quali si divide il suo trattato, che sono quattro: «li premiere parole de tout les cors, queles coses il son propres à santé garder et queles non. La seconde partie parole de cascun menbre garder a per lui. Li tierche partie parole des coses k'il nous convient user communement. La quarte enseigne comment on puet par nature counoistre l'oume et la femme par dehors ».

Diamo un'occhiata rapidissima a quest' opera del vecchio Alebrando. I suoi precetti cominciano dal mangiare e dal bere. Le cose più proprie, egli dice, « à garder la complexion de l'oume qui par nature est caus, si sont li pains ki est bien cuis et bien leves et fais d'un ior et fais de boin forment pur et net, et char d'aignel d'un an, et bon vin ». Di frutta, egli non concede che « fighes et roisins bien meur ». Detto qual sia nel corpo umano l'ufficio dell' acqua che si beve, e dette le qualità che essa deve avere

1 Gli scrittori dell' Hist. Litter. (1. c.) osservano che nulla nel libro di Aldobrando indica essere esso stato scritto per una donna e per una principessa. Quindi pare che sospettino che il prologo non appartenga all'autore dell'opera. Conviene però sempre ricordarsi delle condizioni letterarie del Medioevo in genere, e non giudicare delle opere di quella età coi criterii della nostra.

per essere buona;' passa a parlare del vino, e vuole che la sua sostanza sia « clere et nete, et que sa coleurs soit blanc et tient une partie ausi comme rouge ». Il vino, dice Alebrando «< fait boin sanc et boine coleur et boine saveur; et totes les vertus de cors plus fors; et si fait l'omme liet et debonaire et bien parlant; et ce savoient maint philosophe en ariere, si com cil de la region de Pierse, qui gouvernoient le pule et les cites et buvoient boin vin, aincois qu'il vausissent consellier ou jugier ou metre à raison les gens, por ce qu'il savoient et veoient bien que vins les faisoit plus soutiels et plus porveans en coses qu'il avoient a faire ». Passando al dormire, consiglia il nostro medico di astenersi dal sonno durante il giorno, perchè « si en avienent maintes maladies »; ed ancora crede che » dormir adens >> sia cosa migliore che « dormir à envers, por ce qu'il fait maintes maladies venir, si com apoplesie, frenesie, fantasme, que li phisitijen apelent incubus, c'est à dire en francois apesart ». Parla poi < du baignier » e« d'abiter avec femme »; spiega perchè « on se doit garder de courous ». Insegna en quel tans on se doit sainier; por coi on se doit ventoser; à quel cose les sansues font bien; por coi il fait bien user le vomir; comment on se doit garder de pestilense et de

Questa tra le altre: « et doit courre vers soleil levant, et tant com ele i cort plus s'espurge et laisse le malvaistié ».

corruption d'air; comment on doit le cors garder en cascune saison de l'an; comment on doit connoistre les lius et les viles por demorer sainement; comment on se doit garder ki veut errer par mer; comment li femme se doit garder puis k'ele est encainte, et comment on puet aprendre à femme à soi delivrer legierement de son enfant; comment on doit l'enfant garder puis qu'il est nés et comment on doit connoistre et eslire la nourice por garder et nouris l'enfant;' comment on puet la villece atargier et soi maintenir jone ».

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Fa parte di questa stessa opera il trattato della fisonomia, e ne è anzi uno dei capitoli più interessanti.

È naturale che noi non possiamo fermarci neppure un momento a discutere il valore del libro di Alebrando, il quale non ha, agli occhi dello storico della letteratura italiana, che un'importanza affatto relativa alla lingua, nella quale fu scritto. Ad ogni modo però noteremo che gli autori più frequentemente citati nel trattato sono Avicenna, Ippocrate e Galeno, ma che l'autore sembra invece essersi quasi sempre fondato sulle Diaetae universales et particulares d'Isaac.

Il capitolo che tratta delle cure da aversi del fanciullo, fu pubblicato in una edizione di pochi esemplari dal mio caro amico prof. Ottaviano Targioni Tozzetti (Livorno, Vigo, 1872).

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2 Ved. La Fisognomia, trattatello in francese antico, pubblicato da E. Teza; nelle Curiosità Letterarie (Bologna, 1864). Trattato della Fisonomia per cura di Ottaviano Targioni Tozzetti (Livorno, Vigo, 1868).

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