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restiamo molto incerti che il Giardino della Consolazione debba credersi tradotto da Bono Giamboni, e se possa mettersi tra le prose del XIII secolo.

Al Giamboni stesso viene pure attribuita la traduzione del libro di Martino di Braga, Formula honestae vitae, che, com' è noto, si credè, nel medioevo, appartenesse a Seneca. Ma la ragione unica di un'attribuzione siffatta è che, essendo

Ave pane consegrato

Xpo verbo incarnato
tucti guarda da peccato.

Ave manna saporita

santo sangue prezioso

sotto l'ostia ti se levato.

Ave Xhu ostia pura

Xgli padri in fighura

nella manna fosti dato.

Ave che cci basti si

et lia confortasti si

che nel monte gli parlasti.

Ave re del paradiso

Rosa pura fior d' aliso

ave ciglio dilicato.

Ave Xpo dolce mio conforto

che per me fosti preso et morto. Ave chalice superno

Xhu verbo senpiterno
abbatterno generato.

Ave vero singnor mio
dolce pane sangue mio
che per te fumo ricomprati.
Ave sangue tanto degno

su nella croce il santo legno
discendesti nel costato.
Ave per me singnore sparto
su nel legno tanto ad alto
il quale fosti cavigliato.
Ave canto con boce pia

Xhu inllustra la mente mia
et di te fammi inluminato.

La seconda comincia cosi:

Ave glolioso s.

santo corpo di Xpo....

stato il libro di Martino quasi per intero inserito dal Latini nel suo Tesoro, ed essendo il Giamboni traduttore di esso Tesoro, deve così ritenersi anche traduttore dell'operetta del Vescovo Dumense.1 Noi però non ci appagheremo certo di questo modo di ragionare singolarissimo, non solo perchè non siamo sicuri che messer Bono traducesse l'opera di Brunetto; ma anche perchè, in ogni caso, egli, rispetto a Martino di Braga, non avrebbe fatto che la traduzione di una traduzione.

1 Ved. Della Forma di onesta Vita, Tre ant. volgarizz. ital. pub. da B. Gamba, Venezia 1830; e Tassi, op. cit.

CAPITOLO VII

119

TRADUZIONI DAL LATINO

OPERE STORICHE, RETORICHE, ORATORIE e d'altro genere

Noi non possiamo registrare tra le opere storiche tradotte dal latino la cronaca di Martino Polono, sembrandoci che a dimostrarla volgarizzata nel secolo XIII manchino affatto le prove. Non esitiamo invece a porre fra le traduzioni di quel secolo quella delle storie di Paolo Orosio, sull'autorità dei codici che portano il nome di Bono Giamboni. Il quale, in questo suo lavoro, bene spesso erra nell' interpetrazione del testo, e da esso qualche volta si allontana con libertà soverchia. Ma scrive però una prosa che già può dirsi avere tutti i caratteri letterarii, e che non

1 Ved. Martino Polono, Saggio di un volgarizzamento della metà del secolo XIII per I. Ciampi, Milano, Stella, 1828.

lo

XIV;

Si legge il nome del Giamboni nel Riccardiano 1561, del seconell'altro Riccardiano 1562 (sec. xv), e nei due Magliab. 1, 109; iv, 68. Il Laurenziano Gaddiano xxII manca di esso nome. Cfr. Mehus, Praef. Ambr. Cam.; Federici, Notizie degli Scritt. latini e delle ital. Padova, 1840; Tassi Pref. alle Storie contro i Pagani di Paolo

vers.,

Orosio, Firenze 1849.

differisce troppo da quella del secolo seguente. Certo la parte dialettale della lingua non vi è scarsa; 1 ma il periodo corre con speditezza non inelegante, e raro è che la sintassi sia difettosa. Serva di saggio il Prologo che qui riferiamo: << A'tuoi comandamenti, padre santo Agostino, in fare questo libro de ubbidito; e volesselo Iddio che così compiutamente, come volentieri lo avesse fatto. Avvegnachè poco mi muova sia fatto bene o no; perchè tu medesimo hai già dubitato che quello che hai comandato si possa bene fare. Ma in questo mi rallegro, che fermai la mia voluntà in quanto io potesse ubbidire le tua comandamenta. Perchè nella casa del ricco padre, ch'è in grande famiglia, conciosiacosachè v'abbia animali di diverse generazioni ad utolità della masserizia, non v'è piccola la cura de' cani, a' quali soli èe natura d'ubbidire e seguitare la voluntà del segnore là ove gli piace, o per parola o per segno, di mostrare; perchè ànno loro proprii disiderii, i quali in quanto sono più nobili che quelli degli altri animali, cotanto sono più graziosi dagli uomini, cioè conoscere, amare e servire. Che, conoscendo il loro segnore dagli altri, il seguitano; e seguitandolo, lo amano; e amandolo, il servono e ubbidiscono. E amando il segnore e la casa, non vegghiano perchè vi sieno acconci per natura, ma per conscienza di solli

1 Trovasi, per es.: autro, avolterio, chentunque, onche, piuvico utolità, vitiperio ecc.

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