Dopo ricomincia la prosa; e poco più sotto ripetesi il fatto di trovare cinque versi, in mezzo alla prosa. Noi non sappiamo se fosse il manoscritto stesso adoperato dal Bottari che avesse questa divisione di versi, o se egli l'abbia introdotta di suo. Quello che sappiamo bene si è, che molti sono i luoghi delle Lettere di Guittone che contengono versi. Ne daremo qualche prova. Eccone alcuni nella lettera 9:1 O carissima pianta o preziosa chi mai chent'è coltare intender dia Eccone altri nella lettera 10:2 che trapassa ogni quanto o non ha conto. Con altri endecasillabi comincia la lettera 13:3 Novizi e onesti molto religiosi Fra Ianni, Fra Baron, Fra Giustamonte, di nostra donna Vergine gloriosa fedelissimo amico e servo voi di quanto il vale e può di tutto grado. 1 Pag. 26, ediz. Bottari. 2 Pag. 27, ediz. Bottari. 3 Pag. 33, ediz. Bottari. Potremmo moltiplicare questi esempi, ma ci pare inutile. Basterà che diciamo che i versi sono sparsi largamente per entro alle lettere di Fra Guittone. Ora, che cosa dobbiamo noi pensare di ciò? Volle l'aretino scrivere propriamente in versi? Crediamo di no. Probabilmente questi versi vennero fatti per dar rimbombo alla prosa, per fare che essa avesse cadenze più armoniose, più sonore, più rispondenti a quello stravagante e falso concetto che lo scrittore si era formato dell'arte. Il periodo gonfio di Seneca forse ebbe influenza su ciò. Guittone credeva con questo mezzo dare eleganza alla sua scrittura. Quanto più sentiva umile, piana, modesta la prosa de' suoi contemporanei, e tanto più egli la foggiava rumorosa e sonora, aiutandosi a ciò colle sillabe e cogli accenti messi in guisa che ne venivano fuori dei versi. 3 E Guittone poco mancò che non formasse scuola anche per la prosa. Abbiamo alcune lettere di Meo Abbracciavacca a Guittone stesso1 e ad un Bindo; di messer Dotto Reali a Meo, di Meo a messer Dotto, le quali paiono tutte scritte da Guittone. Meo Abbracciavacca scrive così: Onesto e savio religioso, Frate Guittone, Meo Abbracciavacca, a ciò che più vi piace, eo son sempre con volontà di servire. S'amore crea I Pubblicate dal Bottari a pag. 76, 77. 2 Pubbl. dallo stesso a pag. 78. Suppone il Nannucci (Manuale, II, 206) che questi sia Bindo d'Alesso Donati. 3 Pubbl. dallo stesso a pag. 79, 80. solo di piacere e piacere solo di buono, temo di convenire a vostra contanza, perchè non è for d'amore amistade, ned amore for simile di vertù in fra li amici..... » Non molto dissimile Dotto Reali: «A te, Meo Abbracciavacca, Dotto Reali, menimo frate dell'ordine de i Cavalieri di Beata Maria, manda salute. Pensando che lo core dell'uomo non si chiami contento in dello stato là u' si trova; e siccome sono divisi li stati e le condizioni dell'uomo, così sono divise le volontadi. E per le volontadi, che sono diverse in del corpo dell' uomo, perfezione non si trova in intelletto; una parte delle cose si puon sentire per esperienza e per ingegno; e ciò giudica ragione umana. E io conoscendo in me simil core, e volontade per difettiva parte del mio sentire, mi muovo per fare me chiaro del mio difetto. E acciocchè scuritate riceva lume da quella parte che dar lo può, mando a te questo Sonetto per tutte quelle cose, che di sopra son ditte: e risponsione mi manda di ciò che senti, e mostralo a frate Gaddo e a Finfo ». Fortunatamente la prosa di Guittone, come la sua poesia, non ebbe influenza sull'avvenire della nostra letteratura, rimase un fatto isolato, che ora noi studiamo con curiosità, ma del quale non è improbabile che ridessero anche molti dei suoi contemporanei. Noi vedremo tra breve a quali alti destini fosse riserbata quell'arte che il povero Frate |