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sto nel mal dissimulato sdegno che mostra contro lo Svevo: «il cuidoit bien par lui et par ses filz sourprendre tot l'empire et la terre toute, en tel maniere que ele n'issist jamais de leur subjection; mais hom pense et Diex dispose. Et quant il veut destourner homme, il li taut ancois la veue du cuer, c'est à dire son sens et sa bonne pourveance; et ce veons nous apertement en cestui empereour; car poi aprés cou qu'il fu couronnés, et que sainte Eglise li ot fait tous les biens qu'ele pooit, et ancois qu'il fust en eage et puis moult longuement après, il esdresca contre sainte Eglise et contre ses drois, et fist grans damages et grans persecutions à l'apostole, et encontre tous clers ».

La terza parte del primo libro, dopo avere accennato alle quattro complessioni ed ai quattro elementi, contiene un breve trattato di fisica e di astronomia, ripetendo presso a poco le cose che si leggono nell' Image du Monde, sebbene non sembri questa la fonte immediata di Brunetto. La parte quarta, che discorre della geografia e dell'economia, è specialmente tratta dai Collectanea di Solino, dal libro De re rustica di Palladio, e da uno scrittore arabo Isaac ben Honain, tradotto nel XII secolo da Gerardo di Cremona. 1 Nella parte quinta si contiene un trattato di storia naturale, che sarebbe stato compilato, secondo il Sundby dall' Hexaemeron di Ambrogio di Milano,

1 Ved. Sundby, op. cit., 105 segg.; e Jourdain, Récherches sur l'age et l'origine des trad. lat. d'Aristote, pag. 120 segg.

dal libro del Physiologus, dalle Origines di Isidoro di Siviglia, dai Collectanea di Solino.

Comincia il libro secondo con un trattato di morale, che è tratto, come il Latini stesso ci dice, dall' Etica Nicomachea. Seguono les Enseignement des vices et des vertus, che il Sundby crede provengano da varie compilazioni, quali sarebbero i Moralium Dogma di Gautier de Lille; il libro di Albertano da Brescia De arte tacendi et loquendi; quello di Martin de Braga De IV vir tutibus cardinalibus; la Summa de virtutibus di Guglielmo Perrault, e i Libri Sententiarum di Isidoro di Siviglia.

Il libro terzo, della Retorica, deriva in gran parte dal libro di Cicerone De Inventione. La seconda parte del medesimo libro, Del Gouvernement des citez, fu dimostrato dal Mussafia1 aver relazione coll' Oculus Pastoralis; ma, com' egli osserva, è notabile vedere che mentre l'Oculus reca tutto ciò che può importare al Podestà, il Latini invece bada sempre all'interesse del Comune. 2

1 Sul testo del Tesoro di Br. Latini, Vienna, 1869, pag. 57. 2 Mi sia permesso commettere una indiscrezione. Io posseggo una lettera del dotto sig. Luigi Barbieri di Parma, scritta il 22 settembre 1863, nella quale egli dice che tra le fonti del Tesoro ha trovato « l'Oculus Pastoralis; il Liber Albertani de Brixia, De Arte tacendi et loquendi; la Summa de vitiis et virtutibus; il Liber cui titulus: Moralium Dogma ». Molti si uniranno a me nel deplorare che il signor Barbieri non abbia rese di pubblica ragione queste sue scoperte, prima che il Sundby pubblicasse il suo libro.

CAPITOLO III

LE TRADUZIONI DAL FRANCESE

LEGGENDE RELIGIOSE

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Durante il tempo, nel quale si scrisse dagli Italiani prosa francese, è naturale che andasse elaborandosi anche la prosa letteraria italiana. Ma in quali opere si manifestò essa più anticamente? Le questioni cronologiche sono molto difficili a risolversi nel periodo delle origini. È assai probabile però che prima delle opere originali si facessero traduzioni o riduzioni dal francese; e di siffatti lavori ci rimane qualche vestigio nei libri, dei quali andremo ora parlando, che ci sono indizio del tentativo faticoso di giungere alla prosa volgare quasi cercando aiuti e sostegni in un altro volgare molto più antico, e già da più secoli fissato letterariamente.

Tra i libri che provengono dal francese e che risalgono senza dubbio ai primordi della letteratura, attraggono la nostra attenzione le pic

BARTOLI.

-St. della Letterat. Ital.

Vol. III.

3

cole leggende religiose, note sotto il nome di Dodici Conti Morali, che furono già pubblicate dal signor Zambrini. Il primo di questi Conti narra di un romito che « allogossi in uno boschetto, presso a una terra molto dilettevole, salvo che v'abitavano saracini ». Vedendo egli << una giovana molto bella e molto azzimata, » che veniva ad attinger acqua, s'invaghì di lei. Ma << puoi si riprese, dicendo: che faccio io, gattivo, che voglio perdere per sì vile cosa tanto bene, quanto abbo acquistato? E posesi in cuore che s'ella vi venisse, che si turrebbe gli occhi per non vederla. Che v'andarei contando? Quando venne l'altro die, e lo romito si turoe li occhi, e puoi subitamente la rimirò, come colui che n'era infiambato; e andoe di presso a lei, forte sospirando, ma non l'osava dire ». Il romito per questa saracena promise di rinnegare Dio e la Madonna; e fatta questa promessa « sì vide una colomba che li uscìo di bocca ». Allora spaventato, sentì in sè una gran contrizione, ritornò al suo romitaggio «e intrò in gravissima penitenza per merzè avere. E contenendosi così bene, sì li avvenne un die, ch' elli vidde la colomba, la quale li era volata de la bocca, e posesi ine presso a lui». Questa leggenda non è che l'abbreviazione di un fabliau intitolato De l'ermite qui renia

1 Scelta di Cur. Lett., disp. ix. Furono tratti da un codice della Libreria dei Canonici Regolari di San Salvatore di Bologna.

Dieu pour la sarrasine;1 e l'abbreviazione qualche volta si muta in traduzione quasi letterale.

Il secondo Conto contiene la storia di Boccafritta, un prete ghiottone e giocatore, che entrò in un convento di frati per vivere alle loro spalle, ma che poi si convertì per un miracolo che gli accadde. Anche questo Conto proviene da un fabliau, Del clerc goulias qai se rendi pour l'abeie reuber et puis en fu il abes. Il fabliaus è molto più lungo, contenendo 346 versi; má tutte le cose essenziali che vi sono narrate si ritrovano nel nostro Conto. Facciamone il confronto. Nel fabliau si comincia da una specie di preambolo morale-religioso che manca completamente nel racconto italiano. Si prende poi a dire che

Jadis ot un clerc en Egypte

Que l'en apeloit Lechefrite 5
Pour ce que lechierres estoit;

1 Ciò fu notato da R. Köhler in un suo interessante articolo inserito nella Zeitschr. für rom. Phil., I, 365. Il fabliaus fu pubblicato dal Keller, Zwei Fabliaux aus einer Neuenburger Hs., Stuttgart, 1840. Si trova in un manoscritto del signor De Steiger-Mai de Seedorf, di Berna. Ved. anche un articolo del Tobler, Jahrb. f. rom. Liter., VII; e Paris, La Vie de Saint Alexis, pag. 219, n. 13.

2 Ved. Köhler, 1. c. La colomba (simbolo di purità, cfr. Maury, Lég. Pieuses, 184) che esce dalla bocca del peccatore, si trova spesso nel leggendarismo ascetico. Ved. per es. nelle Vite dei Santi Padri, Parte III, cap. 140, dove si racconta un fatto analogo a quello del Romito e della Saracina.

3 Köhler, I. c.; Paris, S. Alexis, pag. 221, n. 40.

É pubblicato dal Méon, Nouveau Recueil, II, 447.

5 Ma in altri manoscritti Bouchefrit, Bouchefrite, come nel testo italiano. Ved. Köhler, l. c.

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