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abbreviato; e nell'insieme mutato affatto il colorito dello scrittore latino.

Così pure è di Lucano; anzi di Lucano forse più che degli altri, perchè il poeta della Farsalia non è solamente male interpetrato; non è solamente accorciato e mutilato; ma qualche volta è anzi arricchito dallo scrittore del medioevo che aggiunge di suo cose che non trova nel testo, e che gli sembrano tanto importanti da non essere taciute. Lucano, a proposito del banchetto, a cui sedettero Cesare e Cleopatra, scrive:1

Discubuere illic reges, majorque potestas
Caesar: et immodice formam fucata nocentem,
Nec sceptris contenta suis, nec fratre marito,
Plena maris rubri spoliis, colloque, comisque
Divitias Cleopatra gerit, cultuque laborat.
Candida Sidonio perlucent pectora filo,
Quod Nilotis acus percussum pectine Serum
Solvit, et extenso laxavit stamina velo.
Dentibus hic niveis, tectos Atlantide silva
Imposuere orbes; quales ad Caesaris ora
Nec capto venere Juba .....

Ma questo non basta davvero allo scrittore dei tempi di mezzo. Egli, dopo aver detto: « Cleopatra sedeva verso lo sguardo di Cesare così bene adornata e azimata, come donna del mondo: li capelli aveva intorniati di pietre preziose, le migliori che mai nel mare Rosso si trovassero » ; 2

1 Libro X.

2 VII, 31.

dopo avere sugli adornamenti della bella regina insistito più assai che non faccia il poeta latino, passa anche a descriverci minutamente la donna, e ricorda «la sua fronte chiarissima et ampia e piana sopra li cigli sottili e ben volti; gli occhi lucenti e vaghi, lo naso diritto e dilicato e ben fatto, la bocca picciolella e grossetta, con quelle labbra vermiglie, co li denti minuti e bianchissimi; li capelli sori, le spalle piane e ben fatte; lo petto grossetto e soprastante al corpo, le mani longhe e sottili, le dita e li nodi equalissimi; in cintura sottile, l'anca grossetta e spessa, lo piè corto ». È questo un tratto caratteristico del libro, il quale mostra l'innesto medievale sul tronco antico, il trasformarsi della storia in leggenda poetica. Questi ritratti degli antichi eroi, che si trovano già in Darete, sono comuni nei romanzi francesi; e l'autore del Cesare non ha fatto che obbedire ad un istinto del tempo descrivendoci, coi soliti tratti generali, Cleopatra, precisamente come l'autore del romanzo di Troja ci descrive, per esempio, Briseida ed Elena, Andromaca, Cassandra e Polissena.

2

Rientrano nel campo del leggendarismo eroico anche i Conti di Antichi Cavalieri, nei quali si

1 Il signor Banchi stampa celli, e annota: «così i codici invece che cigli». Probabilmente i codici hanno cilli, da cil francese.

2 Ivi.

3 Furono pubblicate nel 1851 da Pietro Fanfani, sopra un codice di casa Martelli, la cui scrittura, dice l'editore «è del dugento o non passa i primi del trecento ».

uniscono insieme più cicli, e sembrano essere come un fiore di storie cavalleresche. I primi cinque di questi Conti appartengono a quella che potrebbe chiamarsi la leggenda del Saladino. È noto che Yussuf, detto poi Salâh-ed-dîn, empì del suo nome tutta l'Europa, e, come gli altri grandi personaggi storici del medioevo, ebbe la sua leggenda. Noi lo troviamo fatto cavaliere da un suo prigioniero cristiano: 1

Mès des ore me convient retraire:

A rimoier et à conter

Un conte c'ai oï conter,

D'un rois qu' en terre paienie
Fu jadis de grand signourie
Et mout fu loiaus sarrazin :

Il ot à non Salechadins.

Il Saladino prega Hues de Tabarie d'insegnargli

Coument l'en fet les Chevaliers;

e quegli prima lo fa entrare in un bagno, insegnandogli che

.... cil bains où vous baingniez,

Si est à chou senefiez,

Tout ensement com l'enfechons
Nés de pechié ist hors des fons,
Quant de baptesme est aportez,
Sire, tout ensement devez
Issir sanz nule vilounie,

Et estre plains de courtoisie,

1 L'Ordene de Chevalerie, ap. Barbazan, I, 59.

Baignier devez en honesté,

En courtoisie et en bonté.

Poi lo fa entrare in un letto, lo veste di una stoffa bianca di lino, e quindi di una veste rossa; Après li a cauches cauchiés

De saie brune et delijés;

gli mette gli sproni, gli cinge la spada, gli cuopre il capo con

Une coife qui tout iert blanche,

spiegandogli il significato allegorico di tutte queste cerimonie; e gl'insegna poi le quattro cose che un cavaliere deve fare:

Quatre coses especiaus

C'avoir doit Chevaliers noviaus,
Et toute sa vie tenir,

Se il veut à honneur venir.

Le quali sono, di non assistere mai a un falso giudizio, nè stare in luogo dove compiasi qualche tradimento; di venire in aiuto, quando occorra, di dame e damigelle,

Car femes doit l'en honourer,
Et por lor droit grans fez porter;

di digiunare il venerdì

Pour chele sainte ramembranche

Que Ihesu Crist fu de la lanche
Ferus pour no redempcion,

Et que à Longis fist pardon;

finalmente, di sentire tutti i giorni la messa.1

i Busone da Gubbio nel suo Avventuroso Ciciliano (III, 13) inserisce tutta questa storia, mutando il nome di Hues de Tabarie in

È chiaro che in questo racconto il Saladino è quasi considerato come cristiano. E infatti questo suo cristianeggiamento apparisce da altri fatti che la leggenda gli attribuisce. Egli fa cristiano il figliuolo,' e riconosce la superiorità della legge cristiana; è messo in rapporto con San Francesco, ed anzi è creduto che abbia abbracciato la religione di Cristo. La leggenda dipinge il

quello di Olivo. Egli però traduce non dal poemetto, come credè il Dunlop (pag. 213), ma dalla prosa, pubblicata pure dal Barbazan, I, 79. Anche il Borghini nel suo raffazzonamento del Novellino inserì questo stesso racconto (Nov. 51); e noi crediamo che ben giudicasse il Lami ritenendo il testo borghiniano posteriore a quello di Busone: tanto posteriore che il Borghini prese di pianta la novella dall'Avventuroso Ciciliano. Ciò sarà dimostrato dal mio carissimo Guido Biagi nella Introduzione premessa al testo panciatichiano del Libro di Novelle et di bel parlare gientile, che sta ora stampandosi. avendo il Saladino uno figliuolo maschio il fa cristiano» (Avvent. Cicil., Osserv. al terzo libro).

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2 Ivi. È il racconto stesso di Abraam giudeo nel Boccaccio (Decam., I, 2). Ma noi crediamo poco che egli l'abbia tolto da Busone, nè ci persuadono le ragioni, per le quali avrebbe mutato il Saladino nell' ebreo. (Ved. Landau, Die quell. d. Decam., 56).

3 Avv. Cicil., Osserv. al terzo libro: « Narra la Santa Iscrittura in quella parte ove si fa menzione de' miracoli del beato e venerabile Santo Franciesco, il quale andò a predicare la fede cristiana insino alla presenza del Soldano in Banbillonia, ove molti Saracini converti a nostra legge Molto l'amava il Saladino; e spesso con lui parlava e in palese e in segreto E però faremo menzione d'uno miracolo, il quale il beato Francesco fece in presenza del Saladino ».

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4 Ivi «E d'allora innanzi il cristianesimo coll'animo desidera. Onde molti vogliono dire che quando venne il Saladino a morte, dimostrò suo animo; e si si fecie recare uno bacino pieno d'acqua dinanzi da sè, e in su quello disse ai suoi cavalieri così: è tondo il mondo come questo bacino; e si vi fecie suso segnale con le mani in quattro parti, dicendo: da questa parte istà il levante e da questa il ponente, e da questa il settentrione e da questa il meriggio; e così detto la si gettò in capo e così finì sua vita. E vuolsi dire che si fa

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