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Firenze, Tip. Lit. Carnesecchi, Piazza d'Arno

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La cara immagine della mia bambina, disegnata amorosamente da te, pende dalle pareti del mio salotto. Per ringraziarti di quel dono, doppiamente prezioso, ti offro questo libro, non avendo altro di meglio. Accettalo, come espressione di un caldo sentimento del cuore. E consentimi ancora di dirti che, tra le poche fortune della mia vita, io pongo quella di avere imparato a conoscerti e ad amarti. All' alterezza sdegnosa dell'animo tuo dispiacerebbero le lodi, e però taccio quello che pure vorrebbe erompere dalla mia penna. Ma questo solo tu puoi permettermi di dire, ch'io non conobbi mai chi accoppiasse al pari di te una più alta e mite serenità negli affetti domestici a una passione più vorticosa per l'arte; un più vasto e libero concepimento artistico ad una osservazione più sincera e più intensa della natura. Da queste qualità, che si fondono tutte nel tuo spirito, si è formato l'uomo e l'artista eccezionale, che ha scolpito il busto del Leopardi e la statua del Suicida, quasi a rappresentare la teoria della vita e la sua logica conseguenza; che ha scolpito gli Animali, ¿ Fanciulli e la Madre, quasi per cercare una smentita a quella teoria, o per farne un baluardo contro quella conseguenza fatale. La scelta dei soggetti è in gran parte la storia dell'anima di un artista; e nella scelta tua la tua storia c'è tutta: una nobile storia di combattimenti e di dolori, che tu non hai schivati, che non hai temuti, ma ai quali anzi sei andato incontro, tu stesso, lieto di soffrire per l'arte che amavi, e che ti prometteva i suoi più nascosti tesori, ma raccolti con lacrime molte. Parigi e Londra ti diedero un giorno fama e ricchezza; e tu fuggisti come una

tentazione quella che temevi la Capua del tuo ingegno, e tornasti a finire una statua a Firenze, senza voltarti indietro, senza neppur pensare che cosa lasciavi, più felice di poter aggiungere una piega alla veste di quella statua, che di vendere a peso d'oro i tuoi disegni e le tue terre cotte ai ricchi signori inglesi. Quando si è fatto ciò, quando si è amata l'arte con questo entusiasmo e con questo spirito di sacrifizio, si arriva a grandi cose. E tu sei arrivato. Tu hai vinto coloro stessi che si credevano offesi da te, e che pure, davanti al tuo gruppo della Madre, essi artisti di grande merito e di grande reputazione, hanno applaudito alla tua potenza, e ti han detto: sarebbe una sventura per l'arte moderna se quest'opera andasse distrutta. Memorabili parole, che onorano del pari te e loro! Ed oggi il tuo gesso è nelle sale dell'Esposizione di Torino; oggi a noi tutti è dato sperare che esso sarà tradotto in marmo, perchè è impossibile che qualche cuore di madre non si commuova al cospetto di quella soave figura, nella quale tu hai saputo elevarti all' idealità del realismo.

Il tuo

ADOLFO BARTOLI

AVVERTENZA

Questo volume si è fatto aspettare un po' troppo. Ma la ragione del ritardo la troveranno i lettori nel libro stesso, vedendo che io ho dovuto per esso consultare molti Codici, e sapendo quanto lungo e difficile sia l'esame, coscenziosamente fatto, dei Manoscritti. La storia della prosa italiana del secolo XIII restava a farsi quasi completamente, nè io mi nascondo che molte questioni non sono ancora in questo libro risolute. Ma almeno spero di avere classificate meno imperfettamente le scritture di quel secolo, e di avere aperto l'adito a nuove ricerche su questo così importante ramo della nostra letteratura più antica.

Firenze, aprile 1880.

A. BARTOLI.

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