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CAPITOLO X

ORGANISMO DELLA VITA NUOVA

E LA DONNA PIETOSA

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La Vita Nuova ha una prima parte che abbraccia diciassette capitoli e dieci poesie,' cioè sette sonetti, un sonetto rinterzato e due ballate. Queste poesie hanno un carattere speciale, che può compendiarsi dicendo che esse tengono assai delle scuole poetiche precedenti.3 Il poeta << dissimula l' esiguità del concetto col cerimoniale della forma, col linguaggio consuetudinario delle corti e del codice d'amore, co' fioretti dello stile ch'era allora di moda ». Quanto al

1 Cfr. la divisione del Witte, quella del D'Ancona, e quella dello Scartazzini, in Dante Alighieri, seine Zeit, sein Leben u. seine Werke, V. Buch, cap. 11.

2 Per giudicare del valore del Fraticelli, che osava farsi pubblicatore delle Liriche di Dante, si legga la nota ch' egli pone al sonetto rinterzato: O voi, che per la via d'amor passate, ediz. Barbèra, 1873. pag. 58.

3 Ved. il bel lavoro del CARDUCCI, Delle Rime di Dante Alighieri, negli Studi Letterari, Livorno, 1874, pag. 164; e la nota del D'ANCONA, nell'ediz. della Vita Nuova, pag. 91.

4 CARDUCCI, op. cit.

racconto, noi abbiamo qui la Beatrice nella sua forma più umana; assistiamo cioè allo sforzo che fa il poeta per realizzare la donna, per poterla vedere concreta, per ottenerne un tenue segno di corrispondenza, il saluto. L'anima dell'uomo, innamorato di una visione ideale, sembra qui agitarsi nel dubbio tormentoso se quella visione sia tutta un sogno o non abbia in sè qualche cosa di reale. Nè sarebbe impossibile il supporre che a quando a quando quella visione prendesse le forme di qualche fanciulla, diventasse per un istante realtà su qualche volto femminile. Ma, se anche vero, ciò non avrebbe importanza. La Beatrice resterebbe sempre il fantasma e non la donna di carne. La Vita Nuova non fu scritta per raccontarci la storia di un amore. Essa non è un diario di ciò che accadeva a Dante giorno per giorno, ma è composta tutta con un alto e ben diverso intendimento. Per ora intanto si ponga attenzione a questo: perchè quando Amore ebbe pasciuta Beatrice del cuore di Dante, cominciò egli a piangere e si alzò verso il cielo? « Appresso ciò, poco dimorava che la sua letizia si convertia in amarissimo pianto; e così piangendo si ricogliea questa donna nelle sue braccia e con essa mi parea che se ne gisse verso il cielo ». Perchè fin d'allora Amore sapeva che la Beatrice terrena in breve sarebbe morta, per

1 Cap. 3.

risorgere poi trasfigurata in Beatrice celeste. Ecco la ragione delle lacrime; ecco la ragione dello slanciarsi con essa verso il cielo. Ed ecco intanto la prima visione della Vita Nuova ricollegarsi coll' ultima. Noi abbiamo così un primo fatto che ci prova il compiuto organismo del libro. Può essere vero che Dante abbia scritto a diciotto anni il sonetto: A ciascun' alma presa e gentil core. Certo in questa, come nelle nove poesie che seguono, c'è molto del giovanile, c'è, lo abbiamo già detto, molta incertezza rispetto all'arte; ma il commentario in prosa è sicuramente posteriore, e l'ultimo verso del sonetto può essere stato rifatto dopo.

Col capitolo XVIII comincia una seconda parte, ·la quale contiene, come Dante stesso dice, « materia nuova e più nobile che la passata ».1 Io chiamerei questa parte: il principio dell' indiamento. Qui già ci apparisce un compiuto acquietamento dello spirito, cessa ogni attinenza tra la donna e il poeta; il primo pensiero di porla in cielo, di farne la Beatrice celeste della Divina Commedia è già qui, quasi al principio della Vita Nuova. Non più desiderio di saluto, non più speranza di ricambio d'amore, ma solamente inno di lode all'essere che sta già per trasumanarsi. Gli angeli la chiedono a Dio:

Angelo chiama in divino intelletto

E dice: Sire, nel mondo si vede

1 Cap. 17.

Meraviglia nell' atto, che procede
Da un'anima che fin quassù risplende.
Lo cielo che non have altro difetto
Che d'aver lei, al suo Signor la chiede,

E ciascun santo ne chiede mercede

E Dio risponde che aspettino, fin che piace a lui; che soffrano in pace ch'ella resti ancora là, dove c'è alcuno che prevede la sua morte vicina, e che dirà un giorno ai dannati di aver visto questa speranza del cielo:

Diletti miei, or sofferite in pace

Che vostra speme sia quanto mi piace
Là, ov'è alcun che perder lei s'attende,
E che dirà nell'Inferno a'malnati:

Io vidi la speranza de' beati.

È chiaro, dunque: nel pensiero di Dante, Beatrice deve morire; e fin d'ora, cioè al principio della nuova maniera lirica del poeta, è annunziato il suo viaggio di oltretomba. Ed ecco così un nuovo legame colla visione finale della Vita Nuova, il quale sempre meglio ci prova che i fatti non sono narrati secondo la loro successione, ma che sono disposti secondo un preconcetto disegno. Altra prova ancora: se Dante nella grande Canzone che inizia la sua lirica trascendente, accenna già alla previsione della morte di Beatrice, il cap. xxIII del libro parrebbe fuori di luogo. E sarebbe effettivamente fuori di luogo,

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