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gli costò la morte, Cicerone in Roma, ch'ei pronunziò sotto il pugnale dell'assassinio; vedeva egli un Principio di tutti i principj, ma nol conosceva, e, spirando, a questo Dio ignoto, ma certo, raccomandò se stesso. Un figlio a Dio, nello stretto senso della parola, è un goffo insulto. I Papi, i Concilj, i così detti Santi Padri han sudato per trovare una parola, che coprisse tanta supposta insussistenza, per esprimere una processione dal Padre, han detto e contraddetto, e finirono colle due parole, da essi dichiarate Dommi di generato e di consustanziale. Se è coeterno il Figlio al Padre, ambedue non ebber principio, e se l'uno per la sua immensità occupa tutto, l'altro deve del pari occupar tutto, ed ecco due immensi; ma non basta: gl'immensi, i coeterni, gl'infiniti son tre, secondo i cristiano-romani; vedine in proposito gli articoli Trinità, Padre, Figlio, Spirito Santo ed altri.

LA TRINITA'

Questo domma di tre Persone e un solo Dio è dei soli cristiano-romani. Gli Ebrei erano Deisti, non conoscevano cioè che il solo Principio unico un Dio. Dommi di cotal fatta non si creano durante il tempo, ma devono essere eterni come eterna l'idea che esprimono. Gli Ebrei dunque non conobbero che un Dio, e, se è vero che la loro Religione fu rivelata, perchè un Dio si rivelò in una sola persona (già la parola Persona allo Spirito è un assurdo) e le altre due Persone si stettero nascoste per ben 4004 anni, finchè i Cristiani non intravidero, o meglio non crearono le altre due, un Figlio e un terzo Essere, che non ha nome, perchè il nome di Spirito è nome comune a qualunque Ente soprannaturale, cui si dieno i divini attributi?

La Chiesa cristiano-romana, violentando all'estremo la mente umana, impone sempre di credere ciecamente l'impossibile, e in proposito dice le tre persone che compongono la Trinità (basti l'aver ripetuto una volta per sempre che dare il titolo di Persona a Dio è stupido errore) essere eguali in tutto fra loro, nè esservi maggioranza alcuna fra loro. Questo è pienamente contrario agl'insegnamenti del medesimo Gesù Cristo. Egli dice a chiare note (e la Bibbia è anco troppo chiara, e non ha bisogno di ciarlatani e furbi interpreti) dice: Pater major me est : « Il Padre è maggiore di me » (1). I saltimbanchi ecclesiastici, come il famoso monsignore Antonio Martini, comentano a questo passo: È visibile che ciò intendesi secondo l'umana natura (2). Questo comento viene ad essere un'altra eresia. Quando si dice Il tale è maggiore di me, si debbe necessariamente intendere o per età, o per grado, o per merito, non mai per natura, perchè, se tal comparazione si può esprimere fra gli umani, non può intendersi che di umana natura, se fra' divini, della divina. Che se Cristo avesse voluto intendere della diversità di natura fra Dio e lui, avrebbe detta una assai puerile, anzi stupida cosa, essendochè, senza che lo avesse detto, anco i più idioti ben sapevano che un Dio è sempre maggiore di un uomo. E questo provi che Gesù medesimo non reputavasi più che uomo. V. PADRE. Queste parole adunque Major me est convincano che nella supposta Trinità pure il Nazzareno vedeva diversità di grado, lo che vuol dire che non riconosceva che un solo Dio, senza distinzione di persone, lo ammetter le quali distrugge la unità di esso Dio, non essendo che un

(1) Giovanni, XIV, 28.

(2) MARTINI, vers. 28, note.

meschino giuoco di parole quel dirle di una medesima essenza, di una medesima natura, di una medesima potenza, di una medesima immensità, di un medesimo volere.

Ma una ragione naturale ne convinca contro l'esistenza di queste Tre persone in un solo. I dommi non possono esistere senza necessità di esistenza, o, in altre parole, nella fede non debbe esservi nulla d'inutile e di vano e di superfluo, tutto deve starvi necessarissimo. Dio è di necessità per eccellenza, e sta bene; e perciò tutte le nazioni in tutti i secoli ebbero l'idea di un Dio; ma che a comporre (mi si passi questa parola per farmi bene intendere dal volgo) ma che a comporre questo Dio, unico e solo, debbano concorrere tre Persone, tre Esseri, e formare un Essere e una Persona, non si può sostenere colla legge inesorabile della necessità. Finchè non s'immaginava questo assurdo Dio è la Trinità, la Religione sussistè divina e incrollabile; or perchè debbo violentarmi a credere l'inesplicabile e irragionevole e inutile Tre in uno e uno in tre? Questa è una nuova matematica, questo è un problema insolubilissimo anco a mente divina. Ci si risponderà dai preti cabalisti: Egli è un mistero, quindi non puoi comprenderlo, nè puoi scioglierlo. Anzi è agevolmente sciolto quando si è mostrato che è inutile. Dopo il 4000 del mondo si cominciò ad udire che Dio avesse, fin dalla eternità, un Figlio, generato, ma con chi? Nel 4030 spiccò fuori, nè si sa d'onde, un terzo Dio o Persona divina col nome di Spirito Santo, senza accorgersi che questo è un semplice titolo, che va al Dio unico, perchè egli solo è Spirito Santo per eccellenza. Fin dal 354 correva tra' cristiani che Dio era solo, e le altre due Persone, il Verbo e lo Spirito, erano pure espressioni, proposizione discussa in quell'anno

lungamente nel Concilio di Milano, e dopo due anni in quel di Sirmio, nel quale da 22 vescovi fu condannato Fotino vescovo di questa città, ma ciò nulla prova in contrario, essendochè ne convince, se non altro che il principio Dio esser solo, e la distinzione in persone un sogno, correva per la cristianità; e molti vescovi lo credevano e lo insegnavano.

Il vocabolo Trinità, che niun dei due Testamenti conobbe mai, fu invenzione di Teofilo, sesto vescovo di Antiochia, dopo Pietro Barjona, eletto nel 169. Per 168 anni di religione cristiana, avrebbe fatto ridere chi avesse pronunziato il vocabolo Trinità cioè tre in uno e uno in tre!!!

IL PADRE

Questo titolo antonomastico e per eccellenza non compete che a Dio, egli infatti è il vero ed unico Padre della natura, cioè di quanto esiste, visibile o invisibile, di tutto ciò che per lui e in lui ha vita; quindi non sol di pieno dritto, ma per dovere ogni creatura ragionevole, ma anco ogni cosa deve considerarlo ed appellarlo Padre. Questo supremo ed affettuoso titolo, invocato spesso da Cristo, ed invocato giustamente, al cospetto degli Ebrei, trasse questi e poscia tutti i seguaci del nuovo Testamento in un forte equivoco, quello cioè di credere che appellasse egli Padre suo Iddio, per esserne veramente figlio consustanziale, quindi da senno lo crederono e lo divulgarono per vero ed unico Figlio dell'Eterno; e tanto si radicò la credenza, che i preti cristiano-romani ne fecero un de' primissimi e più fondamentali dommi della nostra Religione, e sovr'esso fondavasi la Divinità di Gesù Cristo, se appellava Dio suo Padre, l'appellava nel senso di suo Crea

tore, e di suo Inspiratore. E che quanto noi diciamo sia vero, ne convincono le medesime parole di esso Gesù, il quale, quando gliene venne il destro, mostrò che tutti gli uomini sono figli di Dio. Parlando egli della carità e dello scandalo, dice chiaro (1): Sic non est voluntas ante Patrem vestrum, qui in cœlis est, ut pereat unus de pusillis istis; «Non è questa la << volontà del padre vostro, che è n'cieli, che un solo « perisca di questi piccoli ». E che veramente tutti gli uomini si appellino Figli di Dio, perchè da lui creati, ne abbiamo irrefragabile pruova, fra gli altri luoghi, nella Genesi, ove cosi Dio stesso appella que' reprobi, pe' quali sommerse la terra in un diluvio universale: Videntes filii Dei filias hominum, quod essent pulchræ, acceperunt sibi uxores (2): «Vedendo i figli <«< di Dio le figlie degli uomini, che erano belle, tol<< serle in mogli. E altrove usò l'istesso modo: Ingressi sunt filii Dei ad filias hominum, illæque genuerunt (3) «Si avvicinarono i figli di Dio alle figlie degli << uomini, ed esse concepirono ». Nè giovi dirsi da qualche pretoccolo sofista, fosse pur insignito del titolo di Santo Padre, che le parole figlio di Dio (ammesso anco che vaglia per creato da Dio) debba intendersi de' soli uomini giusti, perchè ne' sopraddotti passi usasi anzi per indicare gente da Dio riprovata. Vedrassi nè seguenti articoli che in molte altre occasioni Gesù Cristo nulla più reputavasi che semplice uomo.

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