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Dinanzi al sol ciascuna altra chiarezza ;
Così costei ogni adornezza sjace :
Or vedi s'ella piace,

Ch Amore è tanto, quanto sua biltate
E somma e gran biltà con lei si trova :
Quel, che le piace e giova,

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E sol d' onesta e di gentile usanza:
Ma solo in suo ben far prende speranza
Canzon tu puoi ben dir 'sta veritate :
Poscia ch' al mondo bella donna nacque,
Nessuna mai non piacque

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Generalmente , quanto fa costei ;

Perchè si trova in lei

Biltà di corpo,

e d'anima bontate;

Fuor che le manca un poco di pietate.

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Posta nel ciel d' Amore :

E come quella fa di sua figura

A giorno a giorno il mondo illuminato ;
Così fa questa il core

Alli gentili, ed a quei ch' han valore
Col lume che nel viso le dimora :
E ciaschedun l'onora ;

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Perocchè vede in lei perfetta luce
Per la qual nella mente si conduce
Piena vertute a chi se n' innamora :

E questa è che colora

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Quel ciel d' un lume ch' agli buoni è duce Con lo splendor che sua bellezza adduce

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Da bella Donna più, ch' io non diviso

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Son io partito innamorato tanto,
Quanto conviene a lei :

E porto pinto nella mente il viso
Onde procede il doloroso pianto
Che fanno gli occhi miei.

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O bella Donna, luce ch' io vedrei
S'io fossi là, dov' io mi son partito ;
Dolente sbigottito

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Dice tra se piangendo il cor dolente :
Più bella assai la porto nella mente
Che non sarà nel mio paríare odito ;
Perch' io non son fornito

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D' intelletto a parlar così altamente
Nè a contare il mio mal perfettamente
Da lei si move ciascun mio pensiero ;
Perchè l'anima ha preso qualitate
Di sua bella persona;

E viemmi di vederla un desidero,
Che mi reca il pensier di sua biltate,
Che la mia voglia sprona

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Più ad amarla e più non m' abbandona
Ma fallami chiamar senza riposo.
Lasso! morir non oso,

E la vita dolente in pianto meno :
Es' io non posso dir mio duolo a pieno
Non mel voglio però tenere ascoso;
Ch' io ne farò pietoso

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Ciascun cui tiene il mio Signore a freno ; Ancora ch' io ne dica alquanto meno.

Riede alla mente mia ciascuna cosa Che fu da lei per me già mai veduta O ch' io l' odisse dire;

E fo

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come colui che non riposà ;

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E la cui vita a più a più si stuta
Vol. II.

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In pianto, ed in languire:

Da lei mi vien d' ogni cosa il martire:
Che se da lei pietà mi fu mostrata

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Ed io l'aggio lassata;

Tanto più di ragion mi de' dolere:
Es io la mi ricordo mai parere
Ne' suoi sembianti verso me turbata
O ver disnamorata ;

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Cotal m' è or, quale mi fu a vedere :
E viemmene di pianger più volere .

L'innamorata mia vita si fugge

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Dietro al desio ch' a Madonna mi tira
Senza niun ritegno:

El grande lagrimar, che mi distrugge,
Quando mia vista bella donna mira
Diviene assai più pregno :

E non saprei io dir, qual io divegno;
Ch' io mi ricordo allor, quando io vedia
Talor la Donna mia;

E la figura sua

Surge si forte

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ch' io dentro porto,

ch' io divengo morto ;

Ond' io la stato mio dir non potria:
Lasso! ch' io non vorria

Giammai trovar chi mi desse conforto ;
Fin ch' io sarò dal suo bel viso scorto.
Tu non sei bella, ma tu sei pietosa
Canzon mia nova, e cotal te n' andrai
dove tu sarai

Là,

Per avventura da Madonna odita :

Parlavi riverente e sbigottita,

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Pria salutando, e poi si le dirai;
Com' io no' spero mai

Di più vederla anzi la mia finita;

Perch' io non credo aver sì lunga vita.

XXV.

Perchè nel tempo rio

Dimoro tutta via aspettando peggio;
Non so com' io mi deggio

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Mai consolare; e non m' ajuta Iddio
Per la morte ch' io cheggio

A lui che

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vegna

nel soccorso mio :

Già non è giusto, e pio;

Ma sempre sdegna, com' or provo, e veggio: Non mi vo' lamentar di chi ciò face;

Perch' io aspetto pace

Da lei sul porto dello mio finire :

Ch' io le credo servire

Lasso così morendo ;

Poi le diservo, e dispiaccio vivendo .
Deh! or m' avesse Amore

Prima che 'l vidi, immantenente morto;
Che per biasmo del torto

Avrebbe a lei, ed a me fatto onore :
Tanta vergogna porto

Della mia vita che testè non muore :
E peggio ho che 'l dolore

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Nel qual d' amar la gente disconforto ;
Ch Amor è una cosa, e la ventura;
una
Che soverchia natura,

L' un per usanza

e l'altra per sua forza ;

E me ciascuno sforza;

Sì ch' io vo' per men male
Morir contra la voglia naturale
Questa mia voglia fera

È tanto forte, che spesse fiate,
Per l' altrui podestate

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Dà al mio cor la morte più leggiera :

Ma lasso per pietate
Dell' anima mia trista

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che non pera,

E torni a Dio quel ch' era;

Ch' ella non muor, ma viene in gravitate:
Ancor ch' io non mi creda già potere
Finalmente tenere ;

Ch' a ciò per soverchianza no' mi muova
Misericordia nova :

N' avrà forse mercede

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Allor di me il Signor, che questo vede
Canzon mia, tu starai dunque qui meco,
Acciocch' io pranga teco;

Ch' io non ho dove possa salvo andare:
Che doppo il mio penare,

A ciascun' altra gioja

Non vo', che vadi altrui facendo noja

XXVI.

Giovene: Donna dentro al cor mi siede E mostra in se biltà tanto perfetta, Che s' io non ho aita,

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1 non saprò dischiarar ciò, che vede
Gli spirti innamorati, cui diletta
Questa lor nuova vita:

Perch' ogni lor virtù ver lei è ita;
Di che mi trovo già di lena asciso
Per l'accidente piano, e 'n parte fero
Dunque soccorso chero

ད་

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Da quel Signor, ch' apparve nel chiar viso Quando mi prese per mirar sì fiso

Dimorasi nel centro la gentile,

Leggiadra, adorna, e quasi vergognosa ; E però via più splende :

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