Dinanzi al sol ciascuna altra chiarezza ; Ch Amore è tanto, quanto sua biltate E sol d' onesta e di gentile usanza: Generalmente , quanto fa costei ; Perchè si trova in lei Biltà di corpo, e d'anima bontate; Fuor che le manca un poco di pietate. Posta nel ciel d' Amore : E come quella fa di sua figura A giorno a giorno il mondo illuminato ; Alli gentili, ed a quei ch' han valore Perocchè vede in lei perfetta luce E questa è che colora Quel ciel d' un lume ch' agli buoni è duce Con lo splendor che sua bellezza adduce Da bella Donna più, ch' io non diviso Son io partito innamorato tanto, E porto pinto nella mente il viso O bella Donna, luce ch' io vedrei Dice tra se piangendo il cor dolente : D' intelletto a parlar così altamente E viemmi di vederla un desidero, Più ad amarla e più non m' abbandona E la vita dolente in pianto meno : Ciascun cui tiene il mio Signore a freno ; Ancora ch' io ne dica alquanto meno. Riede alla mente mia ciascuna cosa Che fu da lei per me già mai veduta O ch' io l' odisse dire; E fo come colui che non riposà ; E la cui vita a più a più si stuta 0 In pianto, ed in languire: Da lei mi vien d' ogni cosa il martire: Ed io l'aggio lassata; Tanto più di ragion mi de' dolere: Cotal m' è or, quale mi fu a vedere : L'innamorata mia vita si fugge Dietro al desio ch' a Madonna mi tira El grande lagrimar, che mi distrugge, E non saprei io dir, qual io divegno; E la figura sua Surge si forte ch' io dentro porto, ch' io divengo morto ; Ond' io la stato mio dir non potria: Giammai trovar chi mi desse conforto ; Là, Per avventura da Madonna odita : Parlavi riverente e sbigottita, Pria salutando, e poi si le dirai; Di più vederla anzi la mia finita; Perch' io non credo aver sì lunga vita. ད XXV. Perchè nel tempo rio Dimoro tutta via aspettando peggio; Mai consolare; e non m' ajuta Iddio A lui che vegna nel soccorso mio : Già non è giusto, e pio; Ma sempre sdegna, com' or provo, e veggio: Non mi vo' lamentar di chi ciò face; Perch' io aspetto pace Da lei sul porto dello mio finire : Ch' io le credo servire Lasso così morendo ; Poi le diservo, e dispiaccio vivendo . Prima che 'l vidi, immantenente morto; Avrebbe a lei, ed a me fatto onore : Della mia vita che testè non muore : Nel qual d' amar la gente disconforto ; L' un per usanza e l'altra per sua forza ; E me ciascuno sforza; Sì ch' io vo' per men male È tanto forte, che spesse fiate, Dà al mio cor la morte più leggiera : Ma lasso per pietate che non pera, E torni a Dio quel ch' era; Ch' ella non muor, ma viene in gravitate: Ch' a ciò per soverchianza no' mi muova N' avrà forse mercede Allor di me il Signor, che questo vede Ch' io non ho dove possa salvo andare: A ciascun' altra gioja Non vo', che vadi altrui facendo noja XXVI. Giovene: Donna dentro al cor mi siede E mostra in se biltà tanto perfetta, Che s' io non ho aita, 1 non saprò dischiarar ciò, che vede Perch' ogni lor virtù ver lei è ita; ད་ Da quel Signor, ch' apparve nel chiar viso Quando mi prese per mirar sì fiso Dimorasi nel centro la gentile, Leggiadra, adorna, e quasi vergognosa ; E però via più splende : |