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XI.

Se' tu colui, ch' hai trattato sovente
Di nosira Donna, sol parlando a nui?
Tu risomigli alla voce ben lui;
Ma la figura ne par d' altra gente.

Deh! perchè piangi tu sì coralmente,
Che fai di te pietà venire altrui ?
Vedestù pianger lei, che tu non pui
Punio celar la dolorosa mente?

Lascia piangere a noi, e triste andare (E fa peccato chi mai ne conforta) Che nel suo pianto l'udimmo parlare. Ella ha nel viso la pietà sì scorta; Che qual l'avesse voluta mirare, Saria dinanzi a lei caduta morta.

XII.

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Io mi senti' svegliar dentro dal core Un spirito amoroso, che dormia; E poi vidi venir da lunge Amore, Allegro sì, ch' appena il conoscia; Dicendo; or pensa pur di farmi onore; E 'n ciascuna parola sua ridia: E poco stando meco 'l mio signore, Guardando in quella parte, onde ei venia; Io vidi Mona Vanna e Mona Bice Venire in ver lo loco, là vio era, L'una appresso dell' altra maraviglia : E, siccome la mente mi ridice, Amor mi disse, questa è Primavera; E quella ha nome Amor; sì mi somiglia.

XIII.

Tanto gentile, e tanto onesta pare
La Donna mia, quand' ella altrui saluta
Ch'ogni lingua divien, tremando, muta,
E gli occhi non ardiscon di guardare .
Ella sen va, sentendosi laudare,
Benignamente d'umiltà vestuta:

E par

che sia una cosa venuta

Di cielo in terra, a miracol mostrare .
Mostrasi si piacente a chi la mira;

Che dà per gli occhi una dolcezza al core,
Che 'ntender non la può, chi non la prova:
E par, che dalle sua labbia si 'mova
Un spirito soave, e pien d'amore;
Che va dicendo all' anima; sospira

XIV.

Vede perfettamente ogni salute,
Chi la mia Donna tra le donne vede:
Quelle, che vanno con lei, son tenute
Di bella grazia a Dio render mercede :
E sua biltate è di tanta vertute,
Che nulla invidia all' altre ne procede;
Anzi le face andar seco vestute
Di gentilezza, d'amore, e di fede.
La vista sua face ogni cosa umile,
E non fa sola se parer piacente;
Ma ciascuna per lei riceve onore :

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Ed è negli atti suoi tanto gentile Che nessun la si può recare a mente, Che non sospiri in dolcezza d'amore.

XV.

Venite a intender gli sospiri miei,
O cor gentili, che pietà il desia;
Li quali sconsolati vanno via ;
E se non fosser, di dolor morrei:
Però che gli occhi mi sarebber rei
Molte fiate più, ch' io non vorria
Lasso! di pianger sì la Donna mia;
Ch' affogherieno il cor, piangendo lei:
Voi udirete lor chiamar sovente
La mia Donna gentil, che se n'è gita
A secol degno della sua vertute ;

E dispregiare talor questa vila
In persona dell' anima dolente
Abbandonata dalla sua salute.

XVI.

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Era venuta nella mente mia
La gentil Donna; che per suo valore
Fu posta dall' altissimo Signore
Nel ciel dell' umiltate, ov'è Maria;

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Amor, che nella mente la sentia
S'era svegliato nel distrutto core;
E diceva a' sospiri, andate fore:
Perchè ciascun dolente sen partia :
Piangendo uscivan fuori del mio petto,

Con una voce, che sovente mena
Le lagrime dogliose agli occhi tristi :

Ma quelli, che n'uscian con maggior pen‹,

Venien dicendo: o nobile intelletto

Oggi fa l'anno, che nel ciel salisti.

XVII.

Videro gli occhi miei quanta pietate Era apparita in la vostra figura, Quando guardaste gli atti, e la statura, Ch' io faccio per dolor molte fiate: Allor m' accorsi, che voi pensavate La qualità della mia vita oscura: Sicchè mi giunse nello cor paura Di dimostrar negli occhi mia viltate: E tolsimi dinanzi a voi, sentendo Che si movean le lagrime dal core, Ch' eran sommosse dalla vostra vista. Io dicea poscia nell' anima trista: Ben è con quella Donna quello Amore Lo qual mi face andar così piangendo.

XVIII.

Color d'amore, e di pietà sembianti
Non preser mai così mirabilmente
Viso di donna, per veder sovente
Occhi gentili, e dolorosi pianti;

Come lo vostro, qualora davanti
Vedetevi la mia labbia dolente;
Sicchè per voi mi vien cosa alla mente,
Ch' io temo forte non lo cor si schianti.
Io non posso tener gli occhi distrutti,
Che non riguardin voi molte fiate,
Per desiderio di pianger, ch' egli hanno:
E voi crescete sì lor volontate,
Che della voglia si consuman tutti;
Ma lagrimar dinanzi a vói non sanno .

Vol. II.

C

XIX.

L'amaro lagrimar, che voi faceste,.
Occhi miei, così lunga stagione,
Facea maravigliar l' altre persone
Della pietate, come voi vedeste :

Ora mi par, che voi l'obbliereste
S'io fosse dal mio lato si fellone,
Ch'i non ven disturbassi ogni cagione
Membrandovi colei, cui voi piangeste.
La vostra vanità mi fa pensare,
E spaventami sì, ch' io temo forte
Del viso d' una Donna, che vi mira .

Voi non dovreste mai, se non per morte,. La nostra Donna, ch'è morta, obbliare : Così dice il mio core, e poi sospira..

XX...

Gentil pensiero, che parla di vui,
Sen viene a dimorar meco sovente y
E ragiona d' Amor si dolcemente.
Che face consentir lo core in lui.

L'anima dice al cor: chi è costui
Che viene a consolar la nostra mente;
Ed è la sua vertù tanto possente,
Ch altro pensier non lascia star con nui?
Ei le risponde o anima pensosa,
Questi è un spiritel nuovo d' Amore
Che reca innanzi a me li suoi desiri;

E la sua vita, e tutto il suo valore
Mosso è dagli occhi di quella pietosa.
Che si turbava de' nostri martiri..

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