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NOTIZIE STORICHE DI DANTE ALIGHIERI.

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fama, che dalla famiglia de' Frangipani nobilissima in Roma nascesse Eliseo, il quale, dopo la restaurazione della città fatta da Carlo Magno, venne in Fiorenza, e tolse casa nel Sesto di San Piero, vicino a' Donati, e a' Pazzi; dal quale i successori, lasciato il cognome de' Frangipani, furono nominati Elisei, e fiorirono lungo tempo nella Reppublica. Tra questi fu Cacciaguida, ch' ebbe per moglie una Ferrarese della famiglia degli Aldighieri: dalla quale ebbe un figliuolo, a cui pose nome Aldighieri. Costui per la sua eccellente virtù venne in tanta reputazione nella Reppublica, che siccome Eliseo mutò il nome de' Frangipani, così questi lo mutò d' Elisei in Aldighieri ma in successo di tempo levata la d, li dissero Alighieri. Da questi duuque, e da Monna Bella nacque Durante l'anno 1 265. il quale poscia per vezzo fu comunemente chiamato Dante. Nella sua gioventù mostrò segni apertissimi del suo maraviglioso ingegno, e nella prima età s' innamorò d' una fanciulletta figliuola di Folco Portinari, chiamata Bice, la quale egli poi sempre chiamò per lo suo intero, e diritto nome Beatrice. Nella sua puerizia perdè i genitori, e rimase erede d'un bastevole patrimonio: ma per la vigilante cura de' suoi tutori fu esercitato nelli studj, ed egli si mostrò in essi tanto ardente, che ne' primi anni fece gran profitto nelle cose oratorie, ma molto maggiore nella poetica nelle quali arti ebbe per suo precettore Brunetto Latini, uomo per quanto pativa la rozzezza di que' tempi molto eloquente. Si diede poi alla dialettica, ed alle matematiche: si eser

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citò nella filosofia fisica, e morale e dilettossi molto della musica. Servi parimenti la sua patria, e nella famosa giornata di Campaldino cotanto dannosa alli Ghibellini d' Arezzo nel 1289. fu soldato ♣ cavallo, e nell' anno seguente assistette alla presa del Castello di Caprona, essendo li Fiorentini collegati alli Lucchesi contro li Pisani. Morta già Beatrice Portinari s' indusse a prender moglie, e si maritò con Monna Gemma di Manetto, di Donato de' Donati, la quale fu tanto ritrosa enojosa a suoi costumi, che dopo averne avuti alcuni figliuoli, fu costretto a rimandarnela a casa sua. Ne' governi dello stato fu molto sincero, e si portò con ogni grandezza d'animo, talmente che essendo in età di trentacinque anni fu creato uno de' Priori, il quale era Magistrato Supremo nella Republica Fiorentina.. Ma dove egli sperava lode, e premio delle sue fatiche, quivi trovò la cagione del suo infelicissimo esiglio; perciocchè essendo i Guelfi divisi in parti Bianche, e Nere, ed essendosi Dante affaticato in metter in concordia le lor divisioni si levò dall' amministrazione della Republica, ma costretto da' suoi parenti, fu forzato a rientrar nel suo officio. Nel quale stando avvenne, che vedendo i Capi de' Neri, che i Bianchi prevaleyano, s' adunarono nel tempio della Trinità, dove dopo lunghe dispute deliberarono di chiedere a Bonifazio Papa uno di stirpe Reale che regolasse la città. Dispiacque a Dante, che privati in privato luogo trattassero così fatte deliberazioni onde ristretto co' suoi colleghi mandò a confine Corso Donati Geri Spina, Giachinozzo de' Pazzi, Rosso della Tosa, ed alcuni altri de' principali Neri e della parte Bianca furono confinati Gentile, e Torrigiano de' Cerchi, Guido Cavalcan

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ti, Baschieri della Tosa, e Baldinaccio Adimari. É Dante poco dopo fu mandato ambasciadore al Papa. Mentre era in tale ambasceria ritornò Corso Donati nella città, e prevalse di modo con la sua fazione che Dante fu mandato in esilio con molti altri cittadini onorati, e furono pubblicati i loro beni. Ora avendo egli tentato molte vie per placar gli avversarj, ed essendogli riuscite tutte vane, alla fine si congiunse con gli altri fuorusciti, ed eletto per Capitano Alessandro Conte di Romena, tentarono di ritornare per forza in Fiorenza ma non succedendo il disegno loro, passato l'Appennino, fu cortesemente ricevuto da Alberto della Scala Signore di Verona. Quivi si trova, ch' egli fu in magistrato, per alcune sentenze, che appariscono sotto il suo nome e vi fu volentieri veduto ed amato, in tanto che egli vi lasciò la sua discendenza, la quale si chiamò non più degli Alighieri, ma de' Danti de' Danti, prendendo il cognome loro da Dante loro Autore. Ora dimorando egli in: Verona scrisse più volte a Fiorenza per la sua restituzione, e in pubblico, e in privato; ma veduto ogni sua fatica esser vana, se n'andò finalmente a Parigi; dove ancora che fosse molto oppresso dalla povertà, diede opera alla filosofia, ed alla teologia : e mentre che egli con le sue disputazioni facea stupir quello studio, passando Arrigo Imperadore in Italia, s' accese in ardentissima voglia di ritornar nella patria: onde venuto in Italia persuase

Imperadore a far l'impresa contro i Fiorentini. Ma nè anco questa via potè riuscirgli, poichè accampatosi Arrigo a San Salvi presso ad un miglio a Fiorenza, perduta la speranza di ottener quella città, se n' andò verso Roma, e giunto a Buonconvento, castello de' Sanesi, s' ammalò, e morissi nel 1313.

Perchè passato Dante a Ravenna e ricevuto con molte carezze da Guido Novello, che ivi era Signo

deliberò di abitare in quella città, nella quale essendo di età di cinquantasei anni si morì nel 1321. del mese di luglio, essendo ritornato ambasciadore da Venezia in servizio de' Signori da Polenta, i quali il suo corpo fecero porre in bella, ed onorata sepultura. Fu uomo ne' suoi costumi sommamente composto, cortese, e civile, ed allorquando immergevasi nello studio era di una singolare astrazione di mente. Essendosi abbattuto in Siena a trovar nella bottega di uno speziale un libro da lui fin allora inutilmente cercato, appoggiato ad un banco si pose a leggerlo con tale attenzione, che da nona sino a vespero si stette ivi immobile, senza punto avvedersi dell' immenso strepito, che nella contigua strada menava un accompagnamento di nozze, che di colà venne a passare. Scrisse la Vita nuova, la quale è una storia de' giovanili suoi amori con Beatri ce, frammischiata a diversi componimenti, che per essa compose. Il Convivio fu lasciato imperfetto dovea essere il commento di quattordici canzoni di cui commentò tre solamente. Il libro de Monarchia scritto in latino in difesa delli dritti Imperiali. I libri de Vulgari Eloquentia anche in latino. La traduzione de' Salmi Penitenziali, del Simbolo Apostolico, dell' Orazione Domenicale. La Divina Commedia, distinta in tre cantiche la quale fin dal principio divenne ed è tuttora l'oggetto dell' am

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mirazione di tutti li letterati. E finalmente lasciò molti Sonetti, e Canzoni soavissime e piene di concetti filosofici e teologici le quali poesie sole hanno luogo nella presente Raccolta .

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