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Se non come il pensier, che la vi mena.

L' anima folle

ch' al suo mal s' ingegna ;

Come ella è bella e ria

Così dipinge, e forma la sua pena :

Poi la riguarda, e quando ella è ben piena desio, che dagli occhi le tira

Del gran desio

Incontra a se s'adira

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Ch' ha fatto il foco, ove ella trista incende.
Quale argomento di ragion raffrena
Ove tanta tempesta in me si gira?
L'angoscia che non cape dentro

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spira

Fuor della bocca sì, ch' ella s' intende ;
Ed anche agli occhi lor merito rende ̧.
La nemica figura, che rimane

Vittoriosa , e fera,

E signoreggia la vertù, che vuole ;
Vaga di se medesma andar mi fane
Colà, dove ella è vera,

Come simile a simil correr suole :

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Ben conosc' io che va la neve al sole;
Ma più non posso; fo come colui

Che nel podere altrui

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Va co' suoi piè colà dove egli è morto:
Quando son presso, parmi odir parole

Dicer vie via; vedrai morir costui

Allor mi volgo per vedere a cui

Mi raccomandi: a tanto sono scorto

Dagli occhi, che m' ancidono a gran torto. Qual' io divegna sì feruto, Amore

Sal contar tu non io

Che rimani a veder me senza vita:
E, se l'anima torna poscia al core,
Ignoranza, ed obblio

Stato è con. lei

mentre ch' ella è partita`.

Quando risurgo,

e miro la ferita

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Che mi disfece, quando io fui percosso,
Confortar non mi posso,

Sì ch' io non tremi tutto di paura :
E mostra poi la faccia scolorita

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Qual fu quel tono che mi giunse a dosso;
Che se con dolce riso è stato mosso,

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Lunga fiata poi rimane oscura;

Perchè lo spirto non si rassicura .

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Così m' hai concio, Amore in mezzo l'alpi, Nella valle del fiume,

Lungo il qual sempre sopra me sei forte .
Qui vivo e morto come vuoi

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Mercè del fiero lume,

mi palpi,

Che folgorando fa via alla morte
Lasso non donne qui

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non genti accorte Veggio io a cui incresca del mio male: S'a costei non ne cale 2

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No' spero mai d' altrui aver soccorso :
E questa sbandeggiata di tua corte,
Signor, non cura colpo di tuo strale;
Fatto ha d'orgoglio al petto schermo tale
Ch' ogni saetta li spunta suo corso;
Perchè armato cuor da nulla è morso
O montanina mia canzon tu vai :
Forse vedrai Fiorenza la mia terra ร
Che fuor di se mi serra

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Vota d'amore e nuda di pietade .
Se dentro ventri, va dicendo: omai
Non vi può fare il mio signor più guerra;
Là ond' io vegno una catena il serra;
Talchè, se' piega vostra crudeltate,
Non ha di ritornar quì libertate .

XVIII.

Io son venuto al punto della rota,
Che orizonte, quando 'l sol si corca,
Ci partorisce il geminato cielo :

E la stella d' Amor ci sta rimotá

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Per lo raggio lucente che la 'nforca
Si di traverso che le si fa velo :

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E quel pianeta che conforta il gielo

Si mostra tutto a noi per lo grande arco; Nel qual ciascun de' sette fa poca ombra : E però non disgombra

Un sol pensier d' Amore

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ond' io son carco

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La mente mia ch' è più dura che pietra
In tener forte immagine di pietra
Levasi della rena d' Etiopia

E

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Lo vento pellegrin, che l''aer turba
Per la spera del sol, ch' ora lo scalda,
passa il mare; onde conduce copia
Di nebbia tal, che se altro non la turba
Questo emispero chiude, e tutto salda
E poi si solve e cade in bianca falda
Di fredda neve ed in nojosa pioggia;
Onde l'aer s' attrista e tutto piagne :
Ed Amor che sue ragne

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Ritira al ciel per lo vento

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che poggia

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Non m' abbandona; sì è bella Donna
Questa crudel, che m' è data per donna
Fuggito è ogni augel, che 'l caldo segué
Del paese d' Europa, che non perde
Le sette stelle gelide unque mai :
E gli altri han posto alle lor voci triegue
Per non sonarle infino al tempo verde;
Se ciò non fosse per cagion di guai :

E tutti gli animali che son gai
Di lor natura, son d' Amor disciolti;
Però che il freddo lor spirito ammorta:
E'l mio più d' Amor porta :

Che gli dolci pensier non mi son tolti
Nè mi son dati per volta di tempo;
Ma Donna gli mi dà ch' ha picciol tempo
Passato hanno lor termine le fronde
Che trasse fuor la vertù d' arïete

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Per adornare il mondo, e morta è l'erba ;
Ed ogni ramo verde a noi s'asconde
Se non se in pino, in lauro o in abete
"
0 in alcun, che sua verdura serba :
E tanto è la stagion forte, ed acerba
Ch' ammorta gli fioretti per le piagge;
Gli quai non posson tollerar la brina:
El amorosa spina

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Amor però di cor non la mi tragge;
Perch' io son fermo di portarla sempre,
Ch' io sarò in vita , s'io vivessi sempre.
Vers an le vene le fumifere acque

Per li

vapor, che la terra ha nel ventre, Che dabbisso gli tira suso in alto, Onde cammino al bel giorno mi piacque ; Che ora è fatto rivo, e sarà mentre Che durerà del verno il grande assalto; La terra fa un suol, che par di smalto; ΕΙ acqua

morta si converte in vetro

Per la freddura, che di fuor la serra:
Ed io della mia guerra

Non son però tornato un passo addietro:
Nè vo' tornar; che se'l martiro è dolce
La morte de' passare ogni altro dolce ·

Canzone

?

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or che sarà di me nell' altro

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Tempo novello

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e dolce, quando piove

Amore in terra da tutti li cieli ?.

Quando per questi gieli

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Amore è solo in me e non altrove ?
Saranne quello ch' è d' un uom di marmo ;
Se in pargoletta fia per cuore un marmo

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XIX.

Amor tu vedi ben che questa Donna
La tua vertù non cura in alcun tempo,
Che suol dell' altre belle farsi Donna;
E poi s' accorse ch' ella era mia Donna
Per lo tuo raggio, ch' al volto mi luce.
D' ogni crudelità si fece Donna;

Sicchè non par,

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ch' ella abbia cuor di donna; Ma di qual fiera l'ha d'amor più freddo : Che per lo caldo tempo, e per lo freddo Mi fa sembianti pur come una donna, Che fosse fatta d' una bella pietra

Per man di quel, che m' intagliasse in pietra. Ed io che son constante più che pietra

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In ubbidirti per biltà di Donna

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Porto nascoso il colpo della pietra,
Con la qual mi feristi, come pietra
Che t' avesse nojato lungo tempo;
Talchè mi giunse al core, ov' io son pietra :
E mai non si scoperse alcuna pietra
O da vertù di sole o da sua luce
Che tanta avesse nè vertù, nè luce,
Che mi potesse atar da questa pietra;
Sicch' ella non mi meni col suo freddo
Colà, dov' io sarò di morte freddo

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Signor tu sai, che per algente freddo

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