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INTRODUZIONE.

Queste impressioni notate durante il Concilio Vaticano in Roma e secondo che esso procedeva, erano da principio destinate ad una Rivista periodica; ma per sopraggiunte difficoltà essendone rimasta sospesa la pubblicazione in quel modo, altrettanto sarebbe avvenuto della compilazione, se alcuni amici che vi avevano posto qualche amore, non ne avessero incoraggiata la continuazione. Allora l'autore non tralasciò di raccogliere, come aveva fatto per l'avanti, a mano a mano che seguivano, i più notabili particolari di così importante. periodo di storia contemporanea, tanto quelli che erano di pubblico diritto, quanto altri, i quali erano per avventura sottratti al segreto, in cui avrebbero dovuto legalmente essere involti. Con ciò non ebbe altro scopo che quello di provarsi a fissare nella memoria di tutti coloro, a cui potesse importare, la immagine di questo grande avvenimento in generale, rendendone, per così esprimerci, quanto è possibile, sensibile e familiare la fisionomia esteriore.

Lo studiare a fondo una questione così complessa come un Concilio, è opera di assai più gran lena che i

limiti di questo lavoro e le forze dell'autore non consentano, e alla quale non pensó neppure: forse non mancherà lungamente al desiderio di coloro che curano la storia religiosa e politica del nostro tempo, chi essendo stato in condizioni migliori vi sodisfarà degnamente. In questo scritto invece è una semplice cronaca, o piuttosto sono ricordi o impressioni fugaci notate per memoria propria ed altrui, se pure alcuno possa giovarsene all'uopo, miste di considerazioni che occorrevano alla mente dell'autore e che furono registrate insieme con quelle. Nel raccoglierle in questi pochi cenni si tenne appena un ordine: avendone incominciata l'esposizione alla fine d'ogni mese per comporre un articolo, si continuò con quel metodo ed a quella maniera, e perciò ognuno di questi ha in fronte il titolo del mese allora allora decorso che viene in esso sommariamente descritto, e conserva la forma che lo svolgimento presente e continuo dei fatti voleva. Ciò è pur cagione che ogni mese porta con sè il carattere delle opinioni prevalse in quel momento, e dello stato presente delle cose. Rileggendo le impressioni dei primi mesi, dopo svoltasi tutta la fase che si compiè con la dichiarazione dell' infallibilità, quanti giudizii sbagliati! quanti precedenti che non produssero le conseguenze, le quali si aspettavano! Nondimeno, tranne qualche leggiero ritocco più nella forma che nella sostanza, assolutamente necessario a mantenere una certa unità nel lavoro, si è preferito non mutar nulla di quel che era caduto sulla carta alle prime impressioni. Quindi non deve neppure far meraviglia, se l'ordine, col quale le materie sono disposte, lascia molto a desiderare, e

se sono talvolta sconnesse, ripetute o sparse. Ma se per cotali ragioni questo lavoro non presume di essere nè una storia, nè un'opera letteraria, per le stesse esso ha un certo carattere di attualità, il quale, conservato sempre durante gli otto mesi che rimase adunato il Concilio Ecumenico, potrà forse giovare a formarsi un criterio di così notabil periodo di storia ecclesiastica, quando sarà già lontana da noi; ed oggi che è tuttavia presente, a gettarvi sopra qualche luce che, sebbene sia già stata qua e là sparsa per raggi nelle pubblicazioni contemporanee, non si è ancora riunita altrimenti per rischiararlo nel suo tutto ad un tempo e in un punto solo.

Dopo queste premesse non è mestieri avvertire il lettore che la materia non vi si tratta punto nè poco dal lato te ologico o canonico, ma bensì dalle sue attenenze con la società civile, ed il Concilio non vi si guarda di dentro, lo che era vietato ai profani, ma solamente si contempla di fuori: e ciò si è voluto significare col titolo posto in fronte di queste poche memorie. Altro non resta se non far sicurtà ai lettori, che se questi pochi cenni non hanno nè l'ampiezza nè la profondità che richiederebbesi dalla materia grave, in compenso sono fedeli alla verità e poco soggetti ad errore, perchè v'ha ben poco che l'autore non abbia narrato o come testimone egli stesso, o con certezza equivalente.

DICEMBRE.

I.

Apertura del Concilio.

1. Alle ore 9 antimeridiane dell'8 dicembre dell'anno 1869 le artiglierie del Monte Aventino e le campane di tutte le chiese di Roma annunziavano al mondo che si apriva il ventesimo Concilio Ecumenico, quindici secoli dopo il primo, riconosciuto per tale da tutta la storia, quello di Nicea, diciotto dopo quello di Gerusalemme, e tre dopo l'ultimo, quello di Trento.

2. Alla stessa ora, nella gran sala che è sovrapposta al portico della Basilica Vaticana e che d'ordinario serve alla cerimonia della Cena degli Apostoli ed alla benedizione papale, addobbata a cappella per questo scopo, stavano radunati tuttiquanti erano chiamati a sedere nel Concilio. Il Papa, che di solito non lascia il suo appartamento per prendere parte a qualsiasi cerimonia, se non quando tutto è già disposto e pronto, in quel giorno era arrivato nella sala fra i primi, quasi per far mostra di eguaglianza, e seduto aveva atteso che fosse intero il numeroso cortèo, il quale doveva processionalmente passargli dinanzi, per discendere solennemente insieme nella chiesa di San Pietro. Erano quarantasette cardinali dei cinquantacinque che sono in

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