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Roma, più di settecento vescovi dei mille circa, che, se non erro, compongono l' episcopato cattolico, più di venti abati mitrati, cinque abati nullius e circa trental generali d'Ordine. Questo è il numero dato dall' Elenco pubblicato in Roma dei presenti che avean dritto a sedere in Concilio. La Civiltà Cattolica dava il numero complessivo di settecento e ventitrè, riportando tutti i nomi; l'Unità Cattolica quello di settecent o venti, inferiori amendue a quello totale risultante dall'Elenco che ascendeva a più di settecentosessanta: ma il numero esatto fino all'ultima esattezza è difficile a conoscersi. Certo è che nella prima congregazione le schede raccolte nella votazione furono seicentosettantotto. Dei vescovi presenti, nove erano patriarchi, latini quattro, cinque orientali; cinque gli arcivescovi primati, e più di centotrenta arcivescovi. Costoro però non so no tutti vescovi effettivi, o diocesani: alcuni dei patriarchi non hanno mai in loro vita lasciato Roma. V'ha fra quelli un numero assai ragguardevole di arcivescovi e vescovi in partibus, dei quali tutti se non può dirsi la stessa cosa, certo è però che non hanno diocesi, e conoscono appena dalla geografia la situazione di quella, onde prendono il titolo. Tutti costoro sono stati egualmente ammessi al Concilio ed al voto come se fossero diocesani. Gli abati ed i generali d'Ordine vi hanno pur seggio, ed anche a costoro è stato per privilegio concesso il voto, al quale non avrebbero avuto altrimenti diritto. Tutte queste concessioni fatte successivamente hanno alla fine esercitato una grave azione sopra le condizioni normali di un Concilio, per tutta quella che lasciano prendere in questo ad una classe numerosa di dignitarii senza cura

d'anime e che perciò, se sono eguali agli altri nell'ordine, sono loro per lo più inferiori nelle cognizioni pratiche necessarie, e ad ogni modo mancano della responsabilità che abbisogna a fine che il loro voto sia competente e disinteressato. Esse però hanno valso a rendere più numerose queste adunanze, com'è avve nuto della presente, che è riuscita la maggiore di quante la Chiesa Cattolica abbia mai avute. Mentre l'alta gerarchia era tutta raccolta nella sala superiore, il resto del clero secolare e regolare di Roma si collocava lungo la scala regia, il portico e la chiesa per fare ala sul passaggio di quella.

3. Quando furono tutti raccolti, il Papa levatosi ando a prostrarsi avanti all'altare, ed all' intuonar che egli fece dell' inno allo Spirito Santo con quell'accento chiaro e vibrato che è di lui, i cantori ripresero il canto e la processione cominciò ad incamminarsi con l'ordine seguente: i camerieri ed i cappellani segreti aprivano il corteggio; quindi gli avvocati concistoriali, i promotori del Concilio e i cantori; appresso gli abbreviatori di Parco maggiore, i votanti di Segnatura, i cherici di Camera, e gli auditori di Rota, dei quali ultimi quattro ufficii due prelati per ciascheduno fanno quello di scrutatori dei voti del Concilio; poscia il maestro del Sacro Ospizio, e due cappellani che portano il triregno e la mitra semplice del Papa. Preceduti da un turiferario e dal suddiacono apostolico che porta fra due accoliti la croce papale, seguivano gli abati generali, gli abati nullius, i vescovi, gli arcivescovi, i prelati ed i patriarchi, e dopo questi i cardinali, anch'essi per gerarchia d'ordine. I vescovi ed i cardinali erano accom

pagnati ciascuno da un cappellano o caudatario. Venivano appresso il Senatore ed i Conservatori, cioè la Municipalità romana, il vicecamarlengo di Santa Chiesa, ed il principe assistente al soglio; quindi due protonotarii, il cardinale diacono, i maestri di cerimonia, e finalmente il Papa portato nella sedia gestatoria e sotto il baldacchino: seguivano altri officiali, quindi i generali d'Ordini religiosi, e finalmente gli ufficiali addetti al servizio del Concilio, segretarii, notai e da ultimo gli stenografi.

4. Questa lunga schiera di cherici dei più alti ordini, fra due ale ugualmente di cherici dei più umili della gerarchia, lasciando la gran sala sopra il portico s'avviava per l'altra che dà adito alla Cappella Sistina, e scendendo per la scala del Bernini così detta regia, e volgendo a diritta per il portico entrava solennemente in San Pietro, che per la prima volta a memoria d'uomo parve riempirsi. Il Papa come i vescovi erano vestiti di bianco per essere quel giorno dedicato alla Immacolata Concezione. Il Papa aveva coperto il capo di una mitra preziosa che s'era dovuta fare a posta per quella occasione, non usando egli per il consueto che il trireguo o una mitra di lama d' oro. Questi particolari hanno una significazione, perchè sono ordinati ad accennare ad una certa uguaglianza con gli altri vescovi che si restringe peraltro a questi piccoli accessorii del cerimoniale. All'ingresso della chiesa il Papa discese dalla sedia gestatoria, e scopertosi il capo prosegui camminando fino all'altare papale, dove si fermò.

5. Nel braccio o navata destra della croce di San Pietro è formata l'aula conciliare in quell'area stessa

che ordinariamente è occupata dalla cerimonia della Lavanda del Giovedi Santo. Essa vien chiusa fra i due pilastri che sostengono la cupola di Michelangelo, da un attico con un timpano, sotto il quale è una gran porta d'ingresso che quel giorno rimase aperta alla curiosità del pubblico durante tutta la cerimonia: ciò si ripete in tutte le sessioni pubbliche, mentre nelle congregazioni private rimane affatto chiusa. La custodia di questa porta rivendicavasi come un antico diritto O consuetudine dai cavalieri dell' Ordine Gerosolimitano, i quali valendosi di questo diritto s'erano adoperati per rendersi utili al Concilio, preferendo per una sollecitudine, del resto facile a intendersi, seguirne l'andamento da vicino piuttosto che udirne i fatti da lontano. Siccome però le guardie nobili hanno incumbenza particolare di seguire dappertutto il Papa, cosi per rendere giustizia e agli uni e agli altri la porta è rimasta affidata ad ambedue contemporaneamente. Sopra la porta stanno scritte in lettere cubitali le parole di Cristo che si addicono all' occasione: Docete omnes gentes. Ecce ego robiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem sæculi. L'aspetto dell'aula è assai grandioso, ma ciò devesi al luogo per se stesso, perchè è preparata con molta semplicità. Nel fondo sta il trono del Papa, intorno gli scanni per i patriarchi, e i seggi per i cardinali, poi discendendo gradatamente in sette ordini gli scanni dei vescovi che giungono fino al livello del pavimento. Ciascuno degli scanni ha un numero che corrisponde al numero d'ordine dato ad ogni vescovo e col quale questi sta scritto nel catalogo stampato che venne dispensato a tutti i membri del Concilio.

Sopra il trono è un dipinto che rappresenta la discesa dello Spirito Santo. Sonovi pure nell'aula altri dipinti che rappresentano i dottori della Chiesa e i Papi che convocarono Concilii Ecumenici. Il tutto è, come si disse, della più grande semplicità, ed ha nel tempo stesso una maestosa apparenza. In quest'aula destinata ai dibattimenti v' ha un solo difetto, ma non è lieve, quello cioè di non essere acustica. L'altezza delle immense vôlte e i grandi archi delle navate si adattano con tanta parzialità ai desiderii di quella parte del Concilio, la quale viene accusata d'essere poco calda fautrice della discussione, che disperdono nello spazio prima che si ascoltino i più dotti propositi e le più sapienti parole. Questo inconveniente è così grave da aver creduto molti che l'Aula Vaticana preparata con tanta cura non potesse ragionevolmente rimanere se non per solo uso delle sessioni pubbliche e della promulgazione dei decreti, e che per le congregazioni private dovrebbe aversi ricorso alla Sala degli Svizzeri, ovvero ad altra gran sala o chiesa di Roma.

6. Verso le 11 ore erano già tutti seduti nell'aula conciliare, il Papa sopra il suo trono, i cardinali e i patriarchi nei loro seggi, e quindi tutti i vescovi, latini, greci, melchiti, ruteni, rumeni, bulgari, siriaci, caldei, maroniti, cofti, armeni, ciascuno nel suo scanno, vestiti dei loro particolari abiti pontificali. Essi davano così raccolti in quel giorno uno dei più solenni e meravigliosi spettacoli che possano offrirsi ad occhio d'uomo, soprattutto ai nostri tempi che sono da lungo disavvezzi da queste mostre di così grandi pompe esteriori. Nè lo spettatore anche men bene disposto verso

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