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ligione riformata migliore della cattolica, ma essi la discorrono alla peggio, perchè in ciò l'essenza della religione non ha parte; ma dicesi dunque, perché sonosi i Cattolici lasciati sorpassare in prosperità dai Riformati? Chi adduce una causa, e chi un'altra. I prudenti sono d'avviso concorrere insieme parecchie ragioni, ec.

(Statistica della Svizzera di Stefano Franscini, ticinese.
Lugano, 1827.)

Documento XV.

I Cattolici di Coblenza a Monsignor Vescovo di Treveri.

Venerandissimo Signore,

Noi sottoscritti, fedeli della diocesi di Treveri, ci indirizziamo a Vostra Eccellenza come nostro pastore spirituale e nostro Vescovo, in un affare importantissimo, serio, concernente da vicino la nostra Santa Chiesa, e perciò gli interessi i più considerevoli della nostra esistenza, e la nostra coscienza ci obbliga di fare una dichiarazione rispettosa, pubblica e sincera dinanzi a voi e dinanzi tutta la Chiesa.

Venerandissimo Signore,

Nella vostra lettera Pastorale di quest'anno, lettera che concerne il digiuno, nella quale voi indicavate ai fedeli la significazione del prossimo Concilio generale, dicevate che certamente in un Concilio generale ai soli Vescovi spettava un suffragio decisivo, essendo essi i successori degli Apostoli: ma che ciononostante si sarebbero ascoltate e prese in considerazione, l'esperienza e la prudenza non solo dei Vescovi, ma eziandio di tutti i membri della Chiesa e che non solamente i preti, ma i laici pure potrebbero essere chiamati ad esercitare un'influenza sulle decisioni del Concilio, anche in quistioni importanti. Infatti vediamo, come voi dite, sin d'ora un certo numero di fedeli, gli organi dei quali più importanti non sono Vescovi, ma religiosi regolari o laici, che si sforza col maggior zelo di dare all'azione del futuro Concilio, per così dire, una direzione determinata. Noi li vediamo confondere i loro voti e le loro opinioni di predilezione colle credenze ed i bisogni della Chiesa, e chiamare Cattolici liberali » in opposizione ai Cattolici « veri » tutti coloro che si sentono incapaci di riconoscere i loro insegnamenti come dogmi, o di considerare i loro tentativi come beneficii.

Questi fedeli hanno al centro della Chiesa, nell' istessa Roma, un organo, la Civiltà Cattolica, nel quale recentemente pubblicarono, sotto forma d'una corrispondenza venuta di Francia, le proposizioni seguenti, le quali sono state riprodotte

del pari in un giornale di religiosi tedeschi, senza essere state essenzialmente modificate da altre dichiarazioni fatte poste

riormente.

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I Cattolici liberali temono che il prossimo Concilio proclami la dottrina del Sillabo e l'infallibilità dogmatica del Papa; inoltre sperano che il Concilio modificherà alcune proposizioni del Sillabo o che le commenti in un senso a loro favorevole. Nello stesso modo si lusingano colla speranza che il Concilio non si occuperà punto dell'infallibilità del Papa od almeno che non la proclamerà....

» Ma i veri Cattolici, cioè a dire la gran maggioranza dei fedeli, nutrono una ben diversa speranza.

» Quasi in ogni luogo si trova sparsa la convinzione che il futuro Concilio sarà breve, come, per esempio, quello di Calcedonia: perchè nelle circostanze presenti si sente la difficoltà di mantenerlo riunito per lungo tempo; e, prima di tutto, si attendono Vescovi che si mostrino uniti nelle questioni principali, affinché la minoranza non possa fare una lunga opposizione, malgrado la sua eloquenza.

» I Cattolici sperano, come abbiamo già detto, che il Concilio Ecumenico proclamerà le dottrine del Sillabo.

»I Cattolici accoglieranno con giubilo il Proclama dell'infallibilità dogmatica del Papa.... Naturalmente il Papa non prenderà l'iniziativa in tale questione, che sembrerebbe riguardarlo personalmente; sarà silenzioso e riserbato. Ma si spera che l'unanime manifestazione dello Spirito Santo per la bocca de' Padri del Concilio Ecumenico stabilirà il dogma dell' infallibilità del Papa per acclamazione.

» Infine, vi è in Francia un gran numero di Cattolici, che esprimono il voto che il futuro Concilio coroni i numerosi omaggi che la Chiesa rende alla Vergine Immacolata col dogma del glorioso ricevimento di Maria al cielo. »

Venerabilissimo Signore,

Se queste espressioni fossero quelle d'un giornale cattolico. qualunque, isolato, non incoraggiato dal favore d' un'Autorità ecclesiastica, noi non ci saremmo creduti obbligati di uscire dal nostro riserbo. Ma è noto che questi fedeli si promettono di veder inclinare dalla loro parte le Autorità ecclesiastiche, e la Santa Sede stessa.

E sembra che un Ordine considerabile, con tutta la potenza d'una organizzazione centralizzata, si spinga verso lo stesso scopo. Perciò si intende facilmente come un movimento tanto coordinato, tanto energico, e che pretende godere in tal modo dell' approvazione universale, avrebbe potuto essere una sorgente d' errori considerevoli sulle disposizioni reali de' Cattolici, se non incontrava su alcun punto un'opposizione pubblica: anzi quegli errori sarebbero due volte deplorevoli nelle circostanze attuali. In tale stato di cose noi non dobbiamo e non possiamo

conservare più a lungo il silenzio, noi che ci studiamo d'essere non meno che quelli, figli della Chiesa, fedeli, credenti e zelanti pel bene della nostra madre comune. Noi dobbiamo dunque alzare la voce, e fare altamente, innanzi a voi, nostro Vescovo, la dichiarazione seguente:

I progetti, le speranze ed i desiderii de' sedicenti Cattolici veraci non sono i nostri; noi invece ce ne teniamo in guardia nella maniera la più risoluta. Il significato del prossimo Concilio, spiegato dal Santo Padre nella Bolla di convocazione, ci ispirò altri pensieri, che noi domandiamo il permesso di esporre brevemente a Vostra Eccellenza.

Se esaminiamo le circostanze, nelle quali il Concilio generale sta per riunirsi, noi non vediamo manifestarsi, in nessun luogo in questi ultimi tempi, una eretica scissione, riguardante articoli di fede, come quelle che sono state la causa degli antichi Concilii, i quali hanno formulato gli insegnamenti della Chiesa. L'incredulità che ci circonda, si appoggia su opinioni filosofiche, la cui falsità è stata da molto tempo messa in luce dalle grandi verità cristiane. Ed in quanto a' nostri fratelli cristiani e divisi, l'unione fra essi e noi, non sarebbe abbastanza agevolata coll' aumentare con alcuni articoli di fede nuovamente formolati, la somma di quelli che servono già a separarci.

Venerabilissimo Signore,

La nostra epoca ha veramente bisogni particolari, ma non nel senso che abbiam detto: bisogni che noi altresi sentiamo vivamente, ed a' quali la Chiesa, che è destinata ad essere tutto per tutti, può soddisfare, trovandone i mezzi, nella sorgente inesauribile della sua forza divina. La sua liberazione dal potere dello Stato, la restituzione della sua libertà d'azione, e lo ristabilimento simultaneo dell' armonia fra queste due organizzazioni differenti, nelle quali, secondo la volontà di Dio, la vita dell'umanità deve svilupparsi, il regolare organamento della partecipazione de' fedeli agli interessi della Chiesa, il mezzo di ricondurre alla Chiesa i nostri fratelli divisi, di vincere il male sociale, di stabilire la vera attitudine del Clero e di ogni eristiano riguardo alla diffusione dell'istruzione e della scienza; tali sono i problemi che comprendono la vita della Chiesa nel suo più largo senso, ed ai quali il nostro tempo consacra tutti gli sforzi della sua opera spirituale. Ed è per la soluzione di tali problemi che desidera ardentemente l'appoggio ed il soccorso del futuro Concilio, diretto dallo Spirito Santo ed illuminato dai Padri di tutta la Chiesa.

Non ci dissimuliamo che l'esame particolareggiato, e la soluzione delle minime difficoltà, provenienti da que' bisogni numerosi, e che prendono radice nella vita si molteplice della Chiesa, sarebbero impossibili per un Concilio generale. L'organismo stesso della Chiesa dovrà creare nelle sue diverse parti le forme le più capaci a vincere il male, ed a lasciare il loro li

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bero sviluppo all'azione delle forze salutari. E perciò prima ed innanzi tutto una cosa noi accetteremmo con sicura guarentigia assicurata da uno sviluppo ricolmo di benedizioni: cioè che il Concilio donasse nuova vita al grande organismo della Chiesa ristabilendo in un modo generale i Sinodi nazionali, provinciali e diocesani, di cui si son potuti provare gli effetti durante alcuni secoli.

Siffatti Sinodi, tutte volte che le loro decisioni erano prese in Consigli veracemente liberi e dotti e si riferivano alle esigenze della vita reale, sono stati una sorgente di bene per la Chiesa.

Al contrario, la loro mancanza è stata quasi ovunque un principio od un sintomo d' inaridimento e deperimento. Per tal motivo, la loro istituzione non solo nella forma, ma ancora nello spirito e nella realtà, ci permetterebbe di sperare il compimento de' nostri voli concernenti gli interessi della Chiesa nella nostra patria. Questi voti, malgrado i fenomeni tristi e gravi della nostra epoca, noi oseremmo raccomandarli istantemente e con fiducia a Vostra Eccellenza. Ed ora, se la nostra attenzione si rivolge sui rapporti generali della Chiesa e dello Stato, e della società moderna, ci sembra di un urgente interesse per la libertà e l'indipendenza della Chiesa che il Concilio futuro non lasci avvalorarsi alcun dubbio su questo punto:

Che la Chiesa rinunziasse interamente al desiderio di ristabilire le forme teocratiche del Medio Evo. Infatti è ciò che oggidi contribuisce maggiormente ad alienare gli spiriti dalla Chiesa; si teme che non ritornino que' tempi, in cui il potere secolare interveniva con mezzi di forza materiale in favore del dogma e delle leggi di tale o tal' altra confessione religiosa, appoggiandosi sulla rivelazione soprannaturale. In que' tempi la coscienza non era libera, e la dignità della religione stessa si trovava offesa; perchè essa non saprebbe mantenersi senza la libera credenza de' fedeli in nessun modo violentati dal potere dello Stato. Noi non disconosciamo che la vita dello Stato, essa pure, ha una base religiosa per la ragione che l'ordine che esiste nello Stato, e l'esercizio de' poteri pubblici riposano sulla riconoscenza d'un Dio vivo e personale e d'una legge morale da lui insita nell'anima umana. Ma noi siamo pienamente convinti che la sfera dello Stato, tanto indipendente sul suo proprio terreno quanto la Chiesa nel suo, è rinchiusa nel cerchio di nozioni intellettuali e di leggi morali, che l'uomo concepisce coll'aiuto di soli lumi naturali. Perciò, ai nostri occhi, lo Stato, il più veracemente cristiano, sarebbe precisamente quello che rispettasse il più scrupolosamente questi limiti; che assicurasse alla religione soprannaturale, alla Chiesa ed alle confessioni (le quali, d'altra parte, riconoscerebbero la sua propria base religiosa e morale) il movimento il piu libero ed il più indipendente nel loro proprio dominio, come anche la protezione dei loro diritti; ma che avrebbe nondimeno, dal suo lato, e per

quanto potrebbe senza violare l'uguaglianza dinanzi alla legge, riguardi particolari per le tradizioni religiose del suo popolo, e che si servirebbe volontieri dell' intelligenza superiore de' cittadini educati dal Cristianesimo per adempiere sempre meglio la legge naturale, e per darle un' espressione sempre più pura nelle sue istituzioni. In tal via si giungerà all' armonia la più completa, all'azione la più feconda, allo sviluppo il più ideale della Chiesa che la storia abbia veduto sin qui. E se nondimeno, nella vita degli uomini, fossero ancora insqrti dissensi fra le due istituzioni, non sarebbero che conflitti risultanti, con maggiore o minore necessità, dalla differenza che passa fra la Chiesa e lo Stato, differenza che il Cristianesimo ha il primo chiaramente formolata, oppure risultanti dalla debolezza e dall' imperfezione umana.

Venerabilissimo Signore,

Ciò che ci cagionerebbe un'impressione più penosa e più triste ancora che quell'alterazione d'armonia fra la Chiesa e lo Stato, sarebbe veder rallentare i legami che devono unire il clero ed il laico, il pastore e la greggia, sarebbe il veder nascere in mezzo ad essi un profondo dissenso.

Egli è dunque con dolore che noi vedemmo fare tentativi per distruggere la base comune dell' educazione, che sinora riuniva ancora, assai generalmente, in Germania il Clero e gli uomini chiamati a vivere nel mondo e preparati cogli studii accademici delle Università.

Se è già contrario agli interessi della Chiesa, in quanto è prima autorità civilizzatrice, il non essere rappresentata nei grandi centri d'educazione della nostra nazione, à quelle scuole che tutti i nostri vicini c'invidiano, basta un colpo d'occhio sui rapporti che esistono, in molti paesi latini, fra il clero ed i laici colti, per ispirarci serii timori sulle conseguenze d'un'educazione e d'un'istruzione esclusive de' nostri pastori futuri. Ma se si limitasse l'istruzione teologica de'giovani ecclesiastici; se, come si dice ne fogli pubblici, si volessero escludere gli studenti in teologia dalle parti dell'insegnamento che guidano alle fonti immediate della fede, e dello sviluppo della Chiesa; noi non potremmo vedervi che un danno irremediabile portato alla scienza, nonché alla vita ecclesiastica. Esprimiamo dunque il voto che il futuro Concilio Ecumenico, se dovesse deliberare sull'educazione del clero, tenga conto esattamente della situazione particolare della nostra patria, o che abbandoni a'Sinodi nazionali il regolamento definitivo di questo soggello.

Venerabilissimo Signore,

I pericoli che minacciano a'nostri giorni la Chiesa, coll'incredulità che ci combatte da ogni parte, le grandi esigenze che i mali sociali del nostro tempo impongono alla carità cristiana, mostrano quanto sia più che mai necessario che tutti i fedeli,

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