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ognuno si prende per lei d'amore, e vuole poscia ritrarla ne' suoi pensieri e nella sua vita. Or quale più largo o più ricco premio vi è permesso aspettare dai vostri studii, di quello che dalla vostra coscienza vi sarà dato, se voi potrete affermare non essere entrato pe' vostri scritti in mente di alcuno un solo pensiero, che non fosse nobile e buono, ed aver voi inteso con ogni industria a condurre gli altri all' amore della virtù?

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LEZIONE QUINTA.

SOMMARIO.

Come Dante sapesse dare veste poetica alle idee filosofiche. -In che seguisse Aristotile. Conformità delle sue dottrine con quelle di Platone intorno alla creazione, al bene ed al male, alle idee innate ed alla tendenza delle creature verso il creatore. - Dottrina della legge morale, della prescienza divina, del libero arbitrio. -In che Dante seguisse le opinioni di san Bonaventura e di san Tommaso. -Parte ch' egli assegna alla Provvidenza nell' ordine delle cose mondiali. Come fosse in tutte le sue dottrine sempre cattolico.Come presentisse alcune fisiche verità, ch'erano ai tempi suoi sconosciute.

Noi abbiamo veduto quale fosse la vita dell' Alighieri. In lui però, siccome in tutti gli uomini grandi per la virtù straordinaria dell' intelletto, è da studiare anche un' altra vita, quella cioè del pensiero. La quale mentre vince la prima di dignità, la vince nella durata, non essendo ristretta nel breve giro di pochi lustri, ma continuando il suo corso ne' secoli più lontani, diffonde eziandío su quelli i suoi benefizii: simile in ciò a quei gran fiumi, che attraversando larghi paesi mantengono la fertilità e la freschezza non pur nelle terre, che alla montana loro sorgente sono vicine, ma sì nelle altre, che si distendono assai discosto da quella vicino al mare.

Dante oltre all' essere stato sommo poeta fu gran filosofo, ed anzi per questo principalmente la sua poesía è così nuova da non avere la somigliante nè tra gli

antichi, nè tra i moderni. Perchè vi si vedono insieme ritratti il mondo sensibile e l' ideale, con arte di si mirabile perfezione, che bene si può dire di lei ciò che disse il nostro poeta dell' arte umana, essere ella « quasi nipote a Dio. Nè questa lode parrà soverchia a qualunque pensi, come sia difficile di rappresentare con vive forme quanto alla nostra mente si manifesta nella invisibile essenza di pura idea.

D

Noi cercheremo, il più chiaramente che ci sia dato, di fare il sunto delle dottrine filosofiche espresse dall' Alighieri nel suo poema, mostrando a quale scuola appartengano, e come abbraccino tutte quante le verità conosciute allora, ed altre poi ne contengano, soltanto ne'secoli posteriori recate all' intelligenza comune. Perocchè in Dante fu la virtù, ch'è propria di quegl'ingegni, ne' quali è tanta acutezza a indagare il vero, quanta in niun altro de' tempi loro: sicchè dal noto facendosi arditamente scala all' ignoto, dai fatti argomentando il possibile, con deduzioni saviamente condotte arrivano a discoprire molte leggi ignorate della natura, e gittano i semi di verità, delle quali i posteri loro godranno il frutto.

A dare giusto concetto a chi legge delle dottrine di Dante riferirò le sue stesse parole, affinchè i giovani non pure abbiano facoltà di vedere in esse quasi il quadro della sapienza di lui, ma vi notino la maniera, con cui le idee morali e le astratte dalla poetica luce siano illustrate, divenendo intelligibili eziandio a coloro, che non hanno a dentro studiato in filosofia. Certo Dante ha saputo meglio di ogni altro ritrarre la Inferno, canto xi, v. 105.

forza delle passioni, creare immagini fiere, caste, soavi, terribili, maestose, e loro dar vita con uno stile, che supera l'efficacia della pittura; ma fa mostra d'ingegno quasi divino, allorchè adorna di nobilissime fantasie concetti speculativi, e spiega poetizzando l'arcano operare dell' intelletto.

Egli è noto dividersi la filosofia in tre parti: cioè nella metafisica, nell'etica e nella fisica, le quali poi in altre si suddividono. Le due prime erano accuratamente studiate ai tempi di Dante; dell'altra poco si conosceva, e quel poco era pieno di molti errori, usando i dotti di spiegare le leggi della natura con le ipotesi, e non con la prova della esperienza. Anche nella filosofia, che del soprannaturale è investigatrice, o che cercando le ragioni del bene pone con esse norme ai costumi, la verità non risplendeva lucida e intera, annebbiata dai metodi oscuri degli scolastici, i quali con avviluppati argomenti, con sottilissime distinzioni e con gli artificii della dialettica confondevano (e forse non a malizia) il falso col vero, e consumavano il tempo nel dichiarare quistioni o inutili per sè stesse, o d'impossibile trattazione alla mente umana, per non essere fondate nè sopra i fatti, nè sopra probabili deduzioni. L' Alighieri di ciò si avvide, e però biasima duramente nel Paradiso i vani filosofanti de' tempi suoi, ponendo in bocca di san Tommaso, che gli dichiara l'altezza e l'utilità della sapienza di Salomone, queste parole:

Non ho parlato sì, che tu non posse

Ben veder ch' ei fu re che chiese senno,
Acciocchè re sufficiente fosse:

Non per saper lo numero in che enno
Li motor di quassù, o se necesse
Con contingente mai necesse fenno;
Non, si est dare primum motum esse,
O se del mezzo cerchio far si puote
Triangol sì, ch' un retto non avesse.

(Paradiso, canto XIII.)

Non solo le ambagi della scolastica facevano smarrire agl' ingegni la buona via, ma l'amore de' sistemi vinceva in essi l'amore del vero: onde recavano offesa a questo per sostener le dottrine ch'erano nella loro scuola insegnate. Quindi le acerbe contese fra i realisti ed i nominali, e le dispute oziose e i tanti sofismi di chi preferiva al vero la sua opinione. Il che non poteva essere tollerato da Dante, uomo di mente liberissima, non addetto in modo servile ad alcuna scuola, desideroso di avere la luce, senza guardare da qual parte e in qual modo venisse a lui. Però in altro. luogo dice, parlando dei filosofi del suo tempo:

. . laggiù non dormendo si sogna,
Credendo e non credendo dicer vero:
Ma nell' uno è più colpa e più vergogna.
Voi non andate giù per un sentiero

Filosofando; tanto vi trasporta

L'amor dell' apparenza e il suo pensiero.

(Paradiso, canto XXIX.)

I soli due passi sopra citati basterebbero a provare, senz'altra dimostrazione, quanto filosofico e grande fosse l'intelletto dell' Alighieri. Ricordiamoci ch'egli viveva in un tempo, in cui l' ardore delle civili discordie nelle quistioni scientifiche trapassava. Uomini battaglieri erano quelli del Medio Evo. Chi non poteva FERRUCCI, Lezioni. — I.

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