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LEZIONE TERZA.

SOMMARIO.

Necessità di studiare la storia civile de' tempi di Dante, a ben ponderare il suo ingegno, e ad intendere il suo poema. Quanto in quelli potesse la religione. -Effetti delle discordie sorte tra le città italiane. - Politica degl' imperatori e de' papi. - Parti e tumulti in Toscana. Venuta di Carlo di Valois in Firenze. - Contese tra Bonifazio VIII e Filippo il Bello. Come la sede pontificale fosse trasportata in Avignone. — Arrigo di Lussemburgo, e speranze in lui poste dai Ghibellini. - Avvenimenti più notevoli, dei quali Dante fu spettatore.

Chi non sa quale si fosse la condizione della terra in antico, molto si meraviglia in vedere corpi d' alberi smisurati, grandi ossa di sconosciuti animali; arbusti e fiori diversi in tutto da quelli che ora rallegrano i nostri campi, per la curiosa investigazione dell'uomo e per la sua industria tratti alla luce dal più riposto seno di lei. Onde fra sè dice pensoso, guardando questi fossili avanzi d'un tempo tanto da noi remoto: la forza generatrice della natura è dunque mutata? Ella ha dunque così variato i modelli alle opere sue, che la vita sotto altre forme e con misura diversa dalla passata ora nel mondo si manifesta? Perchè gli elefanti ed altri animali, che solevano un giorno errare non solo pe' nostri boschi, ma si nelle melanconiche lande della Siberia, ora vivono solamente nelle contrade, in cui è più forte il calore del sole?

Ma l'uomo, cui sono cognite le ragioni, onde si raffreddò a poco a poco la superficie terrestre, e sa, che pel violento irrompere delle acque si distesero i mari dove giacevano prima vaste pianure, e come il suolo agitato da racchiuso vapore o da ignea forza ivi si sollevasse in ardue montagne, qua si abbassasse in profonde valli, e dèsse al sotterraneo fuoco passaggio dai fianchi aperti o dalle spaccate cime dei monti, non partecipa nelle cose sopra toccate alla maraviglia degl' ignoranti: anzi gli sembra che sia non pure secondo ragione, ma di necessità naturale, che il clima in molti paesi, per gl'improvvisi sconvolgimenti del suolo essendo variato, anche la forma e la gagliardia della vita vi sia mutata. E ponendo mente a quel tanto che ci rimane del primitivo stato del nostro mondo ne conchiude dirittamente, allora, siccome sempre, essere stati gli effetti conformi alle cause loro. Perchè nella terra bollente ancora, per così dire, del primordiale calore, erano forze assai maggiori di quelle che ora vi sono: onde gli alberi gli animali vi nascevano più vigorosi, più grandi e con altre forme: ed erano boscosi e fertili que' terreni, che poi indurati dal gelo appena possono alimentare pallido musco e grigio lichene.

Al modo stesso leggendo la vita, o studiando nelle opere di alcun uomo, che per altezza d'ingegno e per vastità di sapere non ebbe l' uguale nell' età sua, ed è alle seguenti rarissimo esempio della potenza di creativo intelletto, con tacita maraviglia noi contempliamo la sua grandezza, questa recando a straordinarie cagioni.

Però se ci volgiamo a considerare la condizione dei tempi suoi, la qualità delle dottrine seguite dai filosofi in quelli e la forza delle passioni, onde erano allora commossi e turbati i cuori, noi ci avvediamo, avere queste ed altre simili cose di sè lasciato nell'animo suo l'impronta come di figurato suggello in cera. Dal che è manifesto, venendo dai generali ai particolari, che a volere bene intendere e bene studiare cosi la mente, come la vita di Dante, è necessario di pigliare in esame lo stato dell' Italia a' suoi tempi. Da questo vedremo, ch'egli fu grande, non solo perchè le facoltà intellettive erano in esso di sovrumana potenza, ma perchè seguitò scrivendo l' inspirazione del cuore, visse la vita dell' età sua, trattò i negozii della sua patria prima di ristringersi in sè medesimo a conversar solitario co' suoi pensieri, e forte nella speranza, nell'ira, nella carità, nella fede, fu veramente per ogni parte un uomo compiuto, cioè di uguale eccellenza nel pensare, nello scrivere, nel volere, nell'operare. All' esempio di lui imparino i giovani a porre tra la ragione e gli affetti loro strettissima colleganza, e ad aver cari nel modo stesso il vero, il buono ed il bello, per farsi atti alle opere virtuose, al trovare ed al ritrar degnamente concetti nobili, rispondenti alla qualità del soggetto, di cui hanno preso la trattazione. Imperocchè l'immaginare e il comporre son cosa viva: sicchè inutilmente si confida di averne fama chi nello scrivere non si consiglia dal cuore, e prende norma soltanto dalla ragione: la quale da sè non basta alla perfezione dell' arte; questa volendo la luce graziosa dell'ideale bellezza, siccome vuole

l'aiuto del buon giudicio, il calor dell' affetto e i consigli della virtù.

Allorchè i Barbari inondarono l'Occidente, e occupate le varie parti di quello arrogarono alla spada i diritti della giustizia, i popoli vinti non avrebbero avuto contro di essi difesa alcuna, se non era la religione. Ella mitigò, siccome abbiamo già detto altrove, la fierezza dei vincitori: e con la sua dignità mansueta al loro cieco impeto resistendo, gradatamente li condusse al viver civile. Nel medesimo tempo con la speranza di ricompense immortali impedi che gli uomini, in mezzo a tante sciagure, non disperassero di sè stessi e dell'avvenire. Quindi la sua autorità rispettata dai forti, cara ai deboli, a tutti sacra, in breve assai crebbe; e quando la forza e la libertà, quella dagli Ordini feudali, questa dai Comuni rappresentata, furono in guerra tra loro, la religione dominò gli opposti principii, ora conciliatrice di pace, ora propugnatrice della giustizia.

Parlandosi della religione conviene distinguere in lei due parti: quella che nell' autorità de' pontefici, in ciò che al dogma non appartiene, si manifesta; l'altra che avendo nelle verità rivelate il principio suo ha sede nella coscienza, prescrive a lei fisse norme, doma gli affetti malvagi ed eccita i buoni. Queste furono grandi e perfette in ugual maniera dai tempi di Gregorio VII fino a quelli di Alessandro III, essendo ambedue rivolte allo stesso fine, cioè, a contenere l' ambizione imperiale, a consolare, a ingentilire, a far costumati gli uomini oppressi da tirannesco dominio, e pressochè imbestialiti dalla ignoranza. Poi quando

la parte che nella religione tien dell'umano, quella, cioè, che si riferisce alle cose civili e al loro maneggio, cominciò a corrompersi e ad alterarsi, l' altra rimase qual' era, e sempre sarà, non potendo mutarsi ciò ch'è divino. Anzi tanto pigliò di augumento la sua potenza, quanto l'autorità delle leggi in mezzo agli odii di parte diminuiva. Però può dirsi essere stata la virtù della religione così grande nel Medio Evo, che nessuna altra idea, nessun altro affetto al pari di lei signoreggiò gl' intelletti è commosse i cuori. E se i costumi non presero allora, siccome nei primi secoli del Cristianesimo, forma da essa; se, mentre ella insegnava il perdono e la carità, le azioni degli uomini erano quasi tutte crudeli e vendicative; di ciò si deve incolpare la barbarie dei tempi e la imperfezione della natura umana, in cui spesso è lagrimevole discordanza tra la ragione e la volontà: sicchè, avendo l' una la cognizione del bene, l' altra, vinta da ree passioni, non ha vigore bastante a recarlo in atto.

I risorti studii ebbero pure grande efficacia per fare gli uomini religiosi; poichè furono quelli principalmente rivolti alle scienze sacre, non essendo ancora disgiunta la filosofia dalla teologia. E che veramente lo spirito religioso allora circolasse per ogni parte del consorzio civile, non altrimenti che faccia il sangue nel nostro corpo, si vede considerando le usanze pubbliche e le private di quell' età. Nelle chiese si ristringevano i cittadini a deliberare su ciò, che alla salute o alla gloria della loro patria più conferisse: mentre nelle loro case vivevano tutti poveramente, erano i tempii adornati di rari marmi, e in farli splendidi e

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