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61.

Condussi a far la voglia del Marchese, Come che suoni la sconcia novella. E non pur io qui piango Bolognese; 58 Anzi n'è questo loco tanto pieno, Che tante lingue non son ora apprese A dicer sipa tra Savena e il Reno; E se di ciò vuoi fede o testimonio, Rècati a mente il nostro avaro seno.' Così parlando il percosse un demonio 64 Della sua scuriada, e disse: 'Via, Ruffian! Qui non son femmine da conio.' Io mi raggiunsi con la scorta mia; Poscia con pochi passi divenimmo La 've uno scoglio della ripa uscia. Assai leggeramente quel salimmo;

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Lo viso in te di quest'altri mal nati, 76
A' quali ancor non vedesti la faccia,
Però che son con noi insieme andati.'
Del vecchio ponte guardavam la traccia 79
Che venia verso noi dall'altra banda,
E che la ferza similmente scaccia.
Il buon maestro, sanza mia domanda, 82
Mi disse: Guarda quel grande che
[viene,

E, per dolor, non par lagrime spanda; Quanto aspetto reale ancor ritiene ! 85 Quelli è Giason, che per core e per senno Li Colchi del monton privati fene. Egli passò per l'isola di Lenno,

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Nell' altra bolgia, e che col muso scuffa, E se medesma con le palme picchia. Le ripe eran grommate d' una muffa, 106 Per l'alito di giù, che vi s'appasta, Che con gli occhi e col naso facea zuffa. Lo fondo è cupo sì, che non ci basta Luogo a veder sanza montare al dosso Dell'arco, ove lo scoglio più sovrasta. Quivi venimmo; e quindi giù nel fosso 112 Vidi gente attuffata in uno sterco, Che dagli uman privati parea mosso. E mentre ch'io laggiù con l'occhio [cerco, 115 Vidi un col capo sì di merda lordo, Che non parea s'era laico o cherco. Quei mi gridò: Perchè se' tu sì in[gordo 118

Di riguardar più me che gli altri brutti?' Ed io a lui: Perchè, se ben ricordo Già t'ho veduto coi capelli asciutti, 121 E sei Alessio Interminei da Lucca ; Però t'adocchio più che gli altri tutti.' Ed egli allor, battendosi la zucca: 124 'Quaggiù m' hanno sommerso le lusin

[ghe,

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Ond' io non ebbi mai la lingua stucca.' Appresso ciò lo duca 'Fa che pinghe,' 127 Mi disse, il viso un poco più avante, Si che la faccia ben con l'occhio attinghe Di quella sozza e scapigliata fante, Che là si graffia con l'unghie merdose, Ed or s'accoscia, ed ora è in piede stante. Taide è la puttana, che rispose 133 Al drudo suo, quando disse - Ho io [grazie Grandi appo te? -: 'Anzi maravi[gliose!' 136

E quinci sien le nostre viste sazie.'

Poi che le ardite femmine spietate Tutti li maschi loro a morte dienno.

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D'un largo tutti, e ciascun era tondo. Non mi parean meno ampi, nè maggiori 16 Che quei che son nel mio bel San Gio[vanni, Fatti per luogo de'battezzatori ; L'un delli quali, ancor non è molt'anni, 19 Rupp'io per un che dentro v'annegava : E questo sia suggel ch'ogni uomo sgan[ni! Fuor della bocca a ciascun soperchiava 22 D'un peccator li piedi, e delle gambe Infino al grosso; e l'altro dentro stava. Le piante erano a tutti accese intrambe ; 25 Per che si forte guizzavan le giunte, Che spezzate averian ritorte e strambe. Qual suole il fiammeggiar delle cose un[te 28

Muoversi pur su per la strema buccia, Tal era lì dai calcagni alle punte. 'Chi è colui, maestro, che si cruccia, 31 Guizzando più che gli altri suoi consorti,' Diss'io, 'e cui più rossa fiamma succia?' Ed ogli a me: 'Se tu vuoi ch'io ti porti 34 Laggiù per quella ripa che più giace, Da lui saprai di sè e de' suoi torti.' [ce: Ed io: Tanto m'è bel, quanto a te pia- 37 Tu so' signore, e sai ch' io non mi parto Dal tuo volere, e sai quel che si tace.' Allor venimmo in su l'argine quarto: 40 Volgemmo, e discendemmo a mano stanLaggiù nel fondo foracchiato ed arto. [ca Lo buon maestro ancor della sua anca 43 Non mi dipuose, sì mi giunse al rotto Di quel che si piangeva con la zanca. 'Oqual che se', che 'l di su tien di sotto, 40 Anima trista, come pal commessa,' Comincia' io a dir, se puoi, fa motto.'

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Lo perfido assessin che, poi ch'è fitto, Richiama lui, per che la morte cessa; Ed ei gridò: Se' tu già costì ritto,

Se' tu già costì ritto, Bonifazio? Di parecchi anni mi mentì lo scritto. Se' tu si tosto di quell'aver sazio,

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Per lo qual non temesti tôrre a inganno La bella Donna, e poi di farne strazio? Tal mi fec'io, quai son color che stanno, 58 Per non intender ciò ch'è lor risposto, Quasi scornati, e risponder non sanno. Allor Virgilio disse: Digli tosto: 61 - Non son colui, non son colui che cre[di! Ed io rispuosi, come a me fu imposto. Per che lo spirto tutti storse i piedi; 64 Poi, sospirando e con voce di pianto, Mi disse: 'Dunque che a me richiedi ? Se di saper ch'io sia ti cal cotanto, Che tu abbi però la ripa corsa, Sappie ch'io fui vestito del gran manto; E veramente fui figliuol dell'orsa, Cupido sì per avanzar gli orsatti, Che su l'avere, e qui me misi in borsa. Di sotto al capo mio son gli altri trat[ti, 73

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Ne' Maccabei; e come a quel fu mollo Suo re, così fia lui chi Francia regge.' Io non so s'io mi fui qui troppo folle, 88 Ch'io pur rispuosi lui a questo metro: 'Deh, or mi di': quanto tesoro volle Nostro Signore in pria da santo Pietro, 91 Ch'ei ponesse le chiavi in sua balìa? Certo non chiese se non :- Viemmi re[tro. Nè Pier nè gli altri tolsero a Mattia 94 Oro od argento, quando fu sortito Al luogo che perdè l'anima ria. Però ti sta, chè tu se' ben punito; E guarda ben la mal tolta moneta, Ch'esser ti fece contra Carlo ardito.

-

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Chè la vostra avarizia il mondo attrista,
Calcando i buoni e su levando i pravi.
Di voi, pastor, s'accorse il vangelista, 106
Quando colei, che siede sovra l' acque,
Puttaneggiar coi regi a lui fu vista;
Quella che con le sette teste nacque, 109
E dalle diece corna ebbe argomento,
Fin che virtute al suo marito piacque.
Fatto v'avete Iddio d'oro e d'argento : 112
E che altro è da voi all' idolatre,
Se non ch'egli uno, e voi n'orate cento?
Ahi, Costantin, di quanto mal fu ma-
[tre, 115
Non la tua conversion, ma quella dote
Che da te prese il primo ricco patre!'
E mentre io gli cantava cotai note, 118
O ira o coscienza che il mordesse,
Forte spingava con ambo le piote.
Io credo ben ch'al mio duca piacesse, 121
Con si contenta labbia sempre attese
Lo suon delle parole vere espresse
Però con ambo le braccia mi prese, 124
E poi che tutto su mi s'ebbe al petto,
Rimontò per la via onde discese;
Nè si stancò d'avermi a sè distretto, 127
Si men portò sovra il colmo dell'arco,
Che dal quarto al quinto argine è tra-
[getto,

Quivi soavemente spuose il carco, 130
Soave per lo scoglio sconcio ed erto,
Che sarebbe alle capre duro varco;
Indi un altro vallon mi fu scoperto. 133

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Si travolse così alcun del tutto; Ma io nol vidi, nè credo che sia. Se Dio ti lasci, lettor, prender frutto 19 Di tua lezione, or pensa per te stesso, Com' io potea tener lo viso asciutto, Quando la nostra imagine da presso 22 Vidi sì torta, che il pianto degli occhi Le natiche bagnava per lo fesso. Certo i' piangea, poggiato ad un de' roc[chi 25 Del duro scoglio, sì che la mia scorta Mi disse: Ancor se' tu degli altri [sciocchi? Qui vive la pietà, quando è ben morta. 28 Chi è più scellerato che colui Che al giudicio divin passion porta? Drizza la testa, drizza, e vedi a cui 31 S'aperse agli occhi de' Teban la terra! Per ch'ei gridavan tutti: Dove rui, Anfiarao? Perchè lasci la guerra?

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Che nei monti di Luni, dove ronca Lo Carrarese che di sotto alberga, Ebbe tra i bianchi marmi la spelonca 49 Per sua dimora; onde a guardar le stelle E il mar non gli era la veduta tronca. E quella che ricuopre le mammelle, Che tu non vedi, con le trecce sciolte, E ha di là ogni pilosa pelle, Manto fu, che cercò per terre molte; 55 Poscia si puose là dove nacqu' io; Onde un poco mi piace che m'ascolte. Poscia che il padre suo di vita uscìo, 58 E venne serva la città di Baco, Questa gran tempo per lo mondo gìo. Suso in Italia bella giace un laco

A piè dell'Alpe, che serra Lamagna Sovra Tiralli, c'ha nome Benaco.

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E per colei che il luogo prima elesse, Mantua l'appellar sanz' altra sorte. Già fur le genti sue dentro più spesse, 94 Prima che la mattia di Casalodi Da Pinamonte inganno ricevesse. Però t'assenno, che, se tu mai odi Originar la mia terra altrimenti, La verità nulla menzogna frodi.' Ed io Maestro, i tuoi ragionamenti 100 Mi son sì certi, e prendon sì mia fede, Che gli altri mi sarian carboni spenti. Ma dimmi, della gente che procede, 103 Se tu ne vedi alcun degno di nota; Chè solo a ciò la mia mente rifiede.' Allor mi disse: Quel che dalla gota 106 Porge la barba in su le spalle brune, Fu, quando Grecia fu de' maschi vota Si che a pena rimaser per le cune,

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Augure; e diede il punto con Calcanta In Aulide a tagliar la prima fune. Euripilo ebbe nome; e così 'l canta 112 L'alta mia tragedia in alcun loco: Ben lo sai tu che la sai tutta quanta.

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Di Malebolge e gli altri pianti vani; E vidila mirabilmente oscura. Quale nell'arzanà de' Viniziani Bolle l'inverno la tenace pece A rimpalmar i lor legni non sani, Chè navicar non ponno, e in quella vece 10 Chi fa suo legno nuovo, e chi ristoppa Le coste a quel che più viaggi fece; Chi ribatte da proda, e chi da poppa; 13 Altri fa remi, ed altri volge sarte; Chi terzeruolo ed artimon rintoppa; Tal, non per foco, ma per divina arte, 16 Bollia laggiuso una pegola spessa Che inviscava la ripa da ogni parte. Io vedea lei, ma non vedea in essa Ma' che le bolle che il bollor levava, E gonfiar tutta, e riseder compressa. Mentr' io laggiù fisamente mirava, 22 Lo duca mio, dicendo: Guarda! guar[da!',

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Mi trasse a sè del loco dov' io stava. Allor mi volsi come l'uom, cui tarda 25 Di veder quel che gli convien fuggire, E cui paura subita sgagliarda, Che, per veder, non indugia il partire; 28 E vidi dietro a noi un diavol nero Correndo su per lo scoglio venire.

Ahi, quanto egli era nell'aspetto fiero! 31
E quanto mi parea nell'atto acerbo,
Con l'ali aperte, e sopra i piè leggiero !
L'omero suo, ch'era aguto e superbo, 34
Carcava un peccator con ambo l'anche,
E quei tenea de' piè ghermito il nerbo.
Del nostro ponte disse: 'O Malebranche, 37
Ecco un degli anzian di santa Zita !
Mettetel sotto, ch' io torno per anche
A quella terra ch'i' n'ho ben fornita: 40
Ogn'uom v'è barattier, fuor che Bonturo;
Del no per li denar vi si fa ita.'
Laggiù il buttò, e per lo scoglio duro 43
Si volse; e mai non fu mastino sciolto,
Con tanta fretta a seguitar lo furo.
Quel s'attuffò, e tornò su convolto; 46
Mai dimon che del ponte avean coperchio,
Gridar: Qui non ha luogo il Santo
[Volto!
Qui si nuota altrimenti che nel Serchio! 49
Però, se tu non vuoi de' nostri graffi,
Non far sovra la pegola soperchio.'
Poi l'addentar con più di cento raffi, 52
Disser: Coperto convien che qui balli,
Si che, se puoi, nascosamente accaffi.'
Non altrimenti i cuochi a' lor vassalli 55
Fanno attuffare in mezzo la caldaia
La carne cogli uncin, perchè non galli.
Lo buon maestro 'Acciò che non si paia 58
Che tu ci sie,' mi disse, giù t'acquatta
Dopo uno scheggio, che alcun schermo
[t'àia;

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Ch'uscivan patteggiati di Caprona, Veggendo sè tra nimici cotanti. Io m'accostai con tutta la persona 97 Lungo il mio duca, e non torceva gli

[occhi Dalla sembianza lor ch'era non buona. Ei chinavan li raffi, e Vuoi ch'io 'l toc[chi,’ 100

Diceva l'un con l'altro, 'in sul groppone?' E rispondean: 'Sì, fa che gliele accocchi!' Ma quel demonio, che tenea sermone 103 Col duca mio, si volse tutto presto, E disse: Posa, posa, Scarmiglione !' Poi disse a noi: Più oltre andar per que[sto 106

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Iscoglio non si può, però che giace Tutto spezzato al fondo l'arco sesto. E se l'andare avanti pur vi piace, Andatevene su per questa grotta; Presso è un altro scoglio che via face. Ier, più oltre cinqu'ore che quest'otta, 112 Mille dugento con sessanta sei Anni compiè, che qui la via fu rotta. Io mando verso là di questi miei, 115

A riguardar s'alcun se ne sciorina : Gite con lor, ch'e' non saranno rei.' 'Traiti avanti, Alichino, e Calcabrina,' 118 Cominciò egli a dire, e tu, Cagnazzo; E Barbariccia guidi la decina. Libicocco vegna oltre, e Draghignazzo, 121 Ciriatto sannuto, e Graffiacane E Farfarello, e Rubicante pazzo. Cercate intorno le boglienti pane; Costor sien salvi insino all'altro scheggio, Che tutto intero va sopra le tane.' Omè, maestro, che è quel ch' io veg. [gio?' 127 Diss'io: 'Deh, sanza scorta andiamci soli. Se tu sai ir! Ch'io per me non la cheg [gio.

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