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forme pur tornanti armonicamente ad unità nell'ideale dello stile che fu allora ben chiaro. Si risuscitano del secolo quattordicesimo, con le parole stantie e le frasi agghindate, la fievolezza del pensiero e la puerilità di certe imaginazioni proprie degli scrittori volgari: del sedicesimo arraffano con piene mani le gale accademiche e anche più d'un cencio di servilità. Le note caratteristiche a cui si possono riconoscere sono: il cercare ch'essi fanno la parola innanzi a tutto; l' aborrire da ogni maschio ed alto pensare nelle discipline di filologia di critica di filosofia e di politica, sebbene di queste ultime non s'impacciano, anzi i più ne rifuggono inorriditi o per sospetto di barbarie o per paura di razionalismo; lo sfatare ogni erudizione men che mezzana, essi che al di là de' repertòri di frasi non veggono letteratura. E fanno lor giuochetti di parolette e frasucce, e si dimenano strascicandosi dietro. i caudati periodi, e caracollano con le loro capestreriuole di lingua, e a guisa di scimmie morseggiano co' bei motti.

Di fronte a questi tiene la opposta estremità della opinion letteraria una seconda fazione, che s'intitola da sé dei novatori ed ha la sua ragione d' esistere nell' esagerazione di certe forme della scuola romantica: nacque in fatti dal fornicare delle fantasie rivoluzionarie co 'l romanticismo. I partigiani di essa ogni bellezza antica rigettano, come. non confacentesi a' tempi; sfatano ogni tradizione ragionata come pressura e vincolo degl' ingegni ; tengono per retorica e accademica tutta la prosa,

per convenzionale e aristocratica tutta la poesia, per incivile e impopolare l'universale letteratura d'Italia. Con tali concetti nel capo, ne' quali tanto piú divengono tenaci quanto meno si curano d'appurarne il vero, non si sgomentano questi possenti a rifondare di pianta una nuova letteratura. E piú volte l'hanno detto; sebbene gli uomini che dell'audace detto non risero ebbero a ridere poi della polifemica o tisica prova. E per ciò fare affastellano tutto che v'è d'indefinito d'eteroclito d'anarchico in un' età di transizione, accolgono tutto che v'è di fievole di languido di stupido in un volgo schiacciato da una miseria di più che trecento anni, accattano e maneggiano tutto che v'è d'inverecondo d'efferato d'osceno nel fango sanguinoso dei trivi, e se ne compiacciono come di nuovi elementi del 'arte. Le note caratteristiche di questa seconda fazione sono: nel detto e nel fatto, il dispregio di quella che modernamente dicesi forma, cioè della facoltà imaginativa nell' esecuzione, della logica nella disposizione, della buona creanza nell' espressione; un gergo barbaro e indeterminato, basso e grossolano, tra il mistico e lo scolastico, tra il geroglifico e il ionadattico, gran meraviglia dei semplici; l' affettazione della popolarità, e il riuscire poi non solamente impopolare ma anche inintelligibile, che at dir vero non è gran danno.

V.

Ma intanto tutti questi mutamenti di scuole e di maniere, questo succedersi d'innovazioni e di

restaurazioni e poi d'altre innovazioni e di conservazioni, accennano pur troppo a un bisogno di rinnovata cultura nell' arte; la quale, come ramo staccato dal suo tronco e tenuto a calore artificiale, intristisce appassita in precoce vecchiezza. Pur tutta via, tenendosi lontani dalle fazioni letterarie, e restaurare si può con riacquisto d'idee e di forme; e conservare, con decoro di ricchezza; e innovare, con vantaggio d'aumento. Ma si restauri quello solo ch'è acconcio di ciò, e temperando: ma si conservi quello che è degnamente utile, e riformando: ma s' innovi dov'è necessario, e ben meditando il presente e riguardando al passato, adeguatamente all' indole della nazione. E queste operazioni non sieno ciascuna principio e fine a sé stesse, non proce dano separate l'una dall' altra. Questo fu gran danno all' Italia presente: che i suoi scrittori e letterati considerarono le tre operazioni non come elementi di un principio e di un atto solo, sí come principii ed atti elleno stesse per sé; e se le divisero, e scambiarono i mezzi co 'l fine, e nella grande unità della letteratura alla sintesi surrogarono l'analisi. Cosí in vece d' un' opinione letteraria avemmo altrettante eresie, in vece d' una letteratura nazionale e moderna avemmo le scuole. Ma conservazione insieme ed innovazione sono i due fattori del progresso; ed ambidue insieme e ciascuno per sé inchiudono l'idea di restaurazione e riforma; e ad ambidue è misura equilibrio e criterio infal libile l'armonia. Conserviamo adunque, ché nella gran varietà delle idee e delle forme è permanente

da natura la identità: innoviamo ancora, perché quella varietà è inesauribile, perché lo spirito umano benché essenzialmente identico è pur modificabile e trasmutabile per mille e diverse guise. Ma le idee e le forme de' tempi passati conserviamo, riformandole in armonia a' tempi che corrono: ma, quando innovare bisogni, innoviamo in armonia all'indole della nostra nazione; che viene a dire in armonia con le tempere del sentire e dell' intendere, con gli abiti e le assuefazioni che il popolo nostro hassi formato e ha contratto fino da tempi antichis simi; cioè, innoviamo rinnovando. Che se quello che conserviamo non ci fosse più acconcio, se non rispondesse affatto al nostro senso e a' razionali affetti nostri, se non aiutasse il movimento delle antasie e de' pensieri verso il buono ed il bello, iò escluderebbe e interdirebbe l'andare avanti: se per converso le novità non avessero un addentelato nell' antico, se ripugnassero e quasi stonassero al senso e al pensiero collettivo della nazione, se altrimenti non entrassero negli animi che per violenza e di forza, non progresso sarebbe ma distacco repente ed acerbo. Nella profondità delle idee e delle forme, de' principii e dei fatti d' una letteratura, atto è unità, tutto è concordia mirabile; onde la necessità ragionevole di quest' armonia tra i diversi elementi del suo progresso: senza la quale, ripetia. molo, progresso certamente non è, anzi è deviamento e del senso e del pensiero e del gusto, che vengono a forza distratti dal loro usuale cammino; e chi Foglia tornare su la vera via, conviene poi fare da

capo il sentiero errato; e molto si pena, e molto perdesi di vigore e di tempo, prima di ritrovare il punto da cui si incominciò ad errare. Ma, quando cotesta armonia esista, allora la letteratura procede sicura e franca al suo fine. E come il suo fine è di rappresentare la nazione presso gli altri popoli nel suo ideale, e quella informare sensibilmente della universal civiltà; cosí ella guarda a tutti i tempi, e s'ispira al passato, e parla al presente, e crea l'avvenire, e collega i popoli in fratellanza d'idee, perché procedano uniti e forti ai loro destini; amfizioniade e feciale delle età moderne, veneranda, inviolabile, sacra.

Gennaio 1859 (1876)

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