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INGRAZIO dell' onorifico invito la cortesia lombarda, tanto buona e graziosa nel bel paese dei Promessi Sposi.

Mi rallegro con l'arte lombarda di questa imagine del poeta della verità, tanto bene effigiata dallo scultore Confalonieri.

Sento ancora profondo l'insegnamento e il piacere della vera sana ed alta cultura lombarda nelle eloquenti parole onde il senatore Negri ha illuminato in tutti i suoi aspetti il genio e l'opera di Alessandro Manzoni.

E a questa festa del Manzoni in Lecco, festa non pur nobilmente provinciale ma gloriosamente italiana, io sono onorato di rappresentare la Università di Bologna; ma, anche senza rappresentanza, sarei accorso di gran cuore, come scrittore e come uomo.

Corre una leggenda di avversione mia al Man

zoni. Avversario al Manzoni io che prima d'ogni altra poesia seppi a mente il coro del Carmagnola, e ho ancora a mente tutti gli inni sacri e le altre liriche, che a quindici anni avevo letto già, cinque volte, i Promessi Sposi?

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Nel triste decennio avanti il sessanta, quando certi malvagi uccelli garrivano con sparnazzamenti delle lor brulle penne sotto il volo dell'aquila lombarda, io ebbi il torto di pigliarmela con l'opera religiosa del Manzoni. Ma ben tosto mi ravvidi, e credei e credo che pur negli inni sacri, cosí schiv della dogmatica e della formalità cattolica, risplen dano quasi i princípi stessi della rivoluzione, la fraternità anzi tutto e l'egualità umana, e poi anche la libertà intellettuale e civile, altamente sentiti da uno spirito cristiano con la temperenza della filesofia e dell' arte.

E mi dolsi e mi dolgo con rammarico, io che amo sopra tutto la gran poesia in versi, che il Manzoni. giunto alla maggior potenza della sua facoltà poetica con l'Adelchi e con la Pentecoste, quando me strava piú simpatica caldezza di rappresentazione che non il Goethe, più armonica saviezza d'invenzione che non l'Hugo, mi dolsi e mi dolgo che ristess

Colpa le condizioni politiche pur troppo. M poiché dalla poesia voltosi alla prosa e nella pros intesa meglio la propria virtú geniale fece del r manzo la gran vendetta su 'I dispotismo straniero su 'l sacerdozio servile ed ateo, io mi costringe sentire meno acerbo il rammarico delle grandi opere di poesia ch'egli poteva ancor fare.

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Il sacerdozio comprese, e smorzò ben presto l'accensione per gl' inni sacri. Don Abbondio era una comica ammonizione al basso clero, padre Cristoforo e il cardinal Federico erano un tragico rim. provero al clero alto. Certi ammonimenti e certi rimproveri la Curia romana non li vuole; e forzò il cattolicismo a respingere la mano che verso la metà del secolo l'ingegno e la dottrina laica gli porgevano.

La Curia romana respinse l'arte sovrana del Manzoni, l' eloquente dialettica del Gioberti, l'alta filosofia e la virtú incontaminata del Rosmini. Meglio cosí. Io applaudo ad Alessandro Manzoni.

E applaudo a quella grande arte lombarda, che in tre tappe (perdonatemi il barbaro termine) rinnovò la conscienza letteraria e civile di nostra gente: la moralità co 'l Parini, la realtà co 'l Porta, la verità co'l Manzoni. E come la verità intuita in tutti i suoi aspetti da un grande e sereno intelletto, da un animo. alto e puro, diviene per sé stessa idealità, io applaudo all' interezza dell' arte in Alessandro Manzoni. Viva l'Italia!

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ELLE calde affettuose lodi che ho pur ora sentito a me, io pur ringra ziando intimamente e condonando all' ardore della giovinezza quello che v'è di eccessivo, non posso occuparmi. Altro e più grande argomento è quello d'oggi.

Io bevo anzitutto alla cittadinanza di Fucecchio, alla quale si deve questa nobile festa. Troppe feste fa l'Italia, ma per il patriottismo oggimai non troppe: bisogna alla generazione che con me invecchia riconfortare i sentimenti antichi, bisogna nella generazione che succede giovane istillare gli antichi documenti. E questo fanno le feste cittadinesche, le quali non saranno mai troppe, quando condotte questa cordialità, con questa effusione, con questa civiltà toscana, da voi dimostrata, o signori, nella inaugurazione della statua del vostro maggior cittadino.

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