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zioni essere simili alla plebe „ (1). Dal ribattere ch' ei à a Guittone anche nel Purgatorio (2), ove dice che al fine l'ha vinto il ver con più persone,, si può argomentare che a lui dispiacesse segnatamente la scuola di transizione di che l'aretino fu il capo, che in vero era ben mediocre e fastidiosa, come ogni scuola si fatta, la quale suole esagerare i difetti delle antecedenti con misera ambizione di piccole e insipienti novità. E credo che v' alludesse, quando ancor giovane, dopo toccato de' colori poeci, aggiungeva: "E, a ciò che non ne pigli alcuna. baidanza persona grossa, dico che né li poeti parlano cosí senza ragione né que' che rimano deono cosí parlare, non avendo alcun ragionamento in loro di quello che dicono: però che grande vergogna sarebbe a colui che rimasse cosa sotto veste di figura o di color rettorico, e poi domandato non sapesse dinudare le sue parole da cotal vesta in guisa che avessero verace intendimento. E questo mio primo mico [il Cavalcanti] ed io ne sapemo bene di quelli che cosí rimano stoltamente, (3). A tutti i quali Loghi se aggiungasi la terzina del Purgatorio (4) e ristringe tutta la sua poetica allo spirar d'amore al significare a quel modo ch' ei detta dentro, remo che i difetti da Dante rimproverati a' suoi ntecessori e contemporanei erano, d'ispirazione e affetto, di ragion poetica, di stile. E i posteri, che on sempre accolgono per intero i giudizi de' soenni scrittori intorno ai men fortunati i quali apri

(1) V. E. I XIII. (2) XXVI 124. (3) V. N. xxv. (4) XXIV 52.

ron loro la via o tennero quella medesima a grande intervallo, han dato questa volta ragione intierissima a Dante. Il quale per altro non trovò da biasimar tuttavia, ed ebbe anch' egli i suoi amori. Lasciando di Bandino da Padova e de' due Bucciola faentini, lodati dell' essersi " partiti dal suo proprio volgare e "ridotti al cortigiano,, (1), l'Allighieri è benignissimo ai rimatori di Bologna, la città del senno e della scuola. "Dottori illustri e di piena intelligenza nelle cose volgari,, chiama Guido Ghisilieri, Fabrizio ed Onesto (2). "Nobile „ e massimo, è il Guinizzelli: e sin da giovane l'avea detto "il saggio, per anto nomasia (3):

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padre

Mio e degli altri miei miglior che mai

Rime d'amore usar dolci e leggiadre

lo saluta nel Purgatorio; ed afferma cagione d'averlo caro essergli i dolci detti

Che, quanto durerà l'uso moderno,

Faranno cari ancora i loro inchiostri (4).

Fra i toscani, ultimamente, soli "conobbero l'eccellenza del vulgare Guido [Cavalcanti] e Lapo [Gianni] e UN ALTRO, fiorentini, e Cino pistoiese (5). " Entriamo dunque in Toscana e in Firenze.

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cantava re Enzo figliuolo dell' imperatore e capitano di parte imperiale (1). E il trovatore Raimondo di Tors Amico Gaucelmo - scriveva se voi andate in Toscana, cercate ospitalità nella nobile città dei fiorentini che si chiama Firenze. Là è mantenuto tutto vero valore; là s'affinano e s'abbellano la gioia il canto e l'amore,, (2). Queste testimonianze d'un nemico e del seguitatore d' un'arte straniera, che doveva esser vinta dall' arte toscana " Come dal suo maggiore è vinto il meno non vi suonano elleno a bastanza eloquenti? non vi leggete il presentimento del destino italico della patria di Dante ? E già Firenze aveva della cavalleria accolto quei sentimenti che si possono anche affare a popolo libero: aveva i suoi cavalieri cittadini, i suoi tornei e le feste al dio d'amore, le danze delle sue inciulle al calen di maggio. Ma dimentichiamo la cità moderna, la città delle grazie e dei fiori, secondo la frase arcadica trita. Firenze nel secolo decimoterzo coronata di torri tiene ancora della gravità etrusca: qualche alito della grandezza romana spira in petto a quegli uomini che ordinando ad Arnolfo la rinnovazione di Santa Reparata affermavano non potersi intraprendere le cose del Comune, se il concetto non è di farle corrispondenti ad in cuore che vien fatto grandissimo perché composto dell' animo di piú cittadini uniti insieme in un

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(1) Appr. NANNUCCI, Man. della lett. del primo sec. [Firenze, Barbèra, 1856], I 67. (2) Appr. FAURIEL, Op. cit., I, leç. vII.

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sol volere,, (1); a quegli uomini che tra pochi anni manderan rispondendo all' imperatore (non importa se per bocca d'uno di parte nera) " mai per niun signore i fiorentini inchinarono le corna „ (2). Non ancora le molli fogge di Francia han trasformato affatto le sembianze della città sobria e pudica: rimane più d'un vestigio del buon popolo vecchio. Fermiamoci un poco ad ammirare cotesti popolani che seduti assieme in San Giovanni fermano la costituzione democratica del 1282: vediamoli, posando dai pubblici negozi, trattare non solamente il braccio e lo staio, ma il pennello e lo scalpello, la penna e la squadra: seguitiamone i figliuoli alla scuola di Brunetto Latini, ove apprendono a ben parlare e a ben guidare il Comune su le opere di Sallustio e di Cicerone, ove accolgono il tesoro dell' enciclopedia contemporanea. Guardiamo bene, e scorgeremo non pur Giovanni Villani e Dino Compagni, l' Erodoto e il Tucidide della piccola repubblica, ma e lo sdegnoso figliuolo del cavalier Cavalcanti ed un giovinetto a cui nella quiete serena del profilo etrusco spira il raccoglimento della contemplazione pensosa. Egli ha sotto il braccio un volume e un fior nella mano: amore e sapienza si partono soli il regno di quell' anima che non sa ancora dolore e rabbia che sieno. Povero Dante! se, ora che passa la Beatrice Portinari vestita di colore bianchissimo e volge gli

(1) È il decreto che il Migliore dice di aver veduto, Firenze illustr. pag. 6, e che il Lastri porta nell' Osservator fiorentino [Firenze, Ricci, 1821 1 2]. Deve però essere raffazzonato di su l'originale latino. (2) D. COMPAGNI, Cronaca .

occhi verso quella parte ove egli è molto pauroso : per la sua ineffabile cortesia lo saluta virtuosamente (1), se ora alcuno gli proponesse: O giovinetto, tu d'ingegno e di gloria sarai grande come nessuno in terra latina: ma innanzi ti vedrai morta nell' età più fiorita la donna tua; e bandito dalla ua terra per barattiere ti sentirai condannato, ove a venga in forza de' tuoi nemici, ciò sono i tuoi ttadini e parenti, ad esser arso fin che tu muoia: e non basta, che dovrai vergognarti de' tuoi compagni d'esilio, dovrà rincrescerti la tua parte, e molti odieranno te e tu odierai molti; e mendicando la vita salirai e scenderai per l'altrui scale a chiedere un pane che tal volta ti negheranno e sempre ti sarà amaro; e apparrai vile agli occhi dei tortigiani e dei savi superbi, e príncipi e buffoni ti notteggeranno, te sangue romano e degli onorevoli cittadini del primo cerchio; fin che raccolto a gran pietà da un signor romagnolo morrai, tu che pure speravi riposare l'animo stanco e la tua gloria in Firenze, tu che pensavi agli onorati sepolcri che biantheggiano intorno al bel San Giovanni, morrai senza che ti suoni presso al letto il dolce eloquio onde. i parlavano madonna Bella e Beatrice, e vedendo dispersa la tua famiglia, e sentendo irreparabilmente svanir con te tutti i tuoi desiderii tutti i tuoi voti -: se alcuno, dico, in questo punto gli proponesse ciò, accetterebbe egli il partito? E pure bisogna che i ati si compiano. Questa bella poesia, sbocciata a

(1) V. N. III.

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