Sayfadaki görseller
PDF
ePub

ranza, e la segue; scambia la materia per l'arte, o le mette in urto tra loro; si balocca facendo su 'l serio; gitta un grido, e ha paura della sua voce che si perde nel vuoto. Rileggendomi, mi giudico come un morto; e anche di questo volumetto che do a ristampare veggo e sento la livida screziatura e il freddo, come d'un pezzo di marmo che aggiungo a murare il sepolcro de' miei sogni di gioventú. Sparite via presto, o morticini: io non ho né il tempo, né la voglia di farvi né meno il compianto.

Una volta certo diario moderato di prima bussola distingueva, a proposito del due dicembre, tra delitti utili e delitti inutili. A tale stregua l'inno a Satana fu una birbonata utile: birbonata, non nel concetto, che per me è ancor vero tutto o quasi, ma per l'esecuzione. Non mai chitarronata (salvo cinque o sei strofe) mi uscí dalle mani tanto volgare. L'Italia co 'l tempo dovrebbe innalzarmi una statua, pe 'l merito civile dell' aver sacrificato la mia conscienza d'artista al desiderio di risvegliare qualcuno e rinnovare qualche cosa. Mi raccomando che la statua sia brutta bene, proprio come una di quelle che accennai piú a dietro e come a' nostri scultori non sarà difficile farla. Sia brutta, o madre Italia, sia brutta; perché allora io fui un gran vigliacco nell' arte.

E ne porto meritamente le pene da tutti questi ragazzi sgrammaticanti che non cessano invocarmi poeta di Satana. E ne porto giustamente le pene nel veder messo il mio nome a canto a qualche

altro nome che raffigura e risuona quanto di piú vano, di piú falso, di piú istrionico, di più basso e di più buffo repeva nei fondacci della vecchia grafomania italiana; che rappresenta quanto nella nuova si denuda più vizzamente sfacciato, piú bolsamente ciarlatano; che raccoglie tutte le infermità le viltà le bugie di una transizione che finisce e d'una che incomincia. I nostri vecchi credevano, e crede il popolo ancora, che i girini, i quali saltellano bulicando dal polve rone d'estate non a pena le prime gocce grosse, fitte, frementi e frescamente odoranti, di un acquaz. zone d'agosto l' abbiano immolato, fossero e sieno metà fango e metà materia organica che diventerà ranocchio. Tale qualche nome: fango è di certo; ranocchio, vedremo.

[merged small][graphic]
[graphic][ocr errors][merged small][merged small]
[graphic]

RA un venerdí sera; e per il deserto scenario dei portici di Strada Maggiore frizzava acuto il presentimento della neve che le nuvole con immensa malinconia andavano meditando nel cielo.

Tornavo a casa in compagnia di Luigi Lodi, e si discorreva dell' entusiasmo lasciato nella popolazione di Bologna dalla visita del Re e della Regina. Questa popolazione che fece cosí fiera solitudine. per la città e in Italia con lo sciopero del marzo 1868, che fu cosí ostentatamente fredda al passaggio, pochi mesi dopo, de' due novelli sposi di casa Savoia, con quanta espansione cordiale e con quale rumorosa famigliarità non si era ella accalcata intorno al passo dei novelli Reali! Inutile negare il fatto o girarvi intorno con arzigogoli miseri e con

CARDUCCI.

55

isbocconcellamenti pietosi: cosí fu. Né le ragioni mancavano: splendida tra le prime l'eterno femmi nino, la maestà della Regina: tra le seconde la ministerialità di Benedetto Cairoli.

E passammo a discorrere della risposta che il Fanfulla del giorno (15 novembre 1878) aveva fatto a una mia lettera.

Questa la lettera:

Bologna, 10 novembre.

Onorevole signor direttore

della Patria.

Il Fanfulla d'oggi, riportando, dal giornale che V. S. dirige, alcuni particolari del mio incontro con la Maestà del Re e della Regina, aggiunge commenti che può parere opportuno rettificare.

Il Fanfulla scrive: "Il professore Carducci avrà veduto che il soldato di Villafranca può essere giu. dicato in un modo un po' piú benevolo di quello che ha usato qualche volta una musa imbizzita. „

[ocr errors]

Se la " musa imbizzita volesse retoricamente significar me, io pregherei il Fanfulla a ricercare, non pur ne' miei versi, ma nelle prose, un periodo qualunque, nel quale sia espresso un giudizio qualunque su Umberto principe o su Umberto re.

Ancora: il Fanfulla accenna all' " onore della patria e a quello della croce di Savoia, che brilla sul petto di qualche grande poeta lealmente accolto „. Ecco: se quel grande poeta fossi io (me ne sa prebbe male per il qualificativo di " grande „),

nessuno ha veduto mai brillare su 'l mio petto nessuna cosa. Io non potei, con mio dispiacere, accettare l'insigne onorificenza della croce del merito civile, per ragioni che possono essere valutate da chi mi conosce. La mia rispettosa rinunzia fu mandata all' onorevole Ministro dell' interno nel luglio passato.

Sono dolente di intrattenere il pubblico con queste che possono anche parere dichiarazioni o vanterie volgari. Ma la colpa non è mia. E se Vostra Signoria vorrà pubblicarle come rettificazioni, le ne sarò molto grato; come le sono, con vera stima, ecc. ecc.

Il Fanfulla aveva risposto: "Confesso la mia ignoranza: non sapevo che il prof. Giosue Carducci avesse ricusato la onorificenza della croce di Savoia al merito civile, perché non s'è letto su nessun giornale: sapevo che la croce di Savoia egli l'ha cantata; e non mi pareva che l'averla cantata fosse una ragione per rifiutarla. È vero che al mondo si può perdonare tutto, meno il proprio torto E alludendo a una mia frase un po' brusca, Né aspetto né vorrei cortesie dai nemici, conchiudeva: "Io amo di essere diverso da lui, e di fargli ciò che in linguaggio giornalistico si chiama appunto la cortesia di accogliere e di pubblicare la sua rettificazione. Sono realista, non sono repubblicano, e imito, dove si può, il mio re che è stato cortese di una croce a un nemico che non la vuole. "

[ocr errors]

Ora di tutto ciò che di me può parere mi addo

« ÖncekiDevam »