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la libertà la felicità, l' eroe scomparve: dicono fosse assunto ai concilii degli Dii della patria. Ma ogni giorno, il sole, quando si leva su le Alpi tra le nebbie del mattino fumanti e cade tra i vapori del crepuscolo, disegna tra gli abeti e i larici una grande ombra, che ha rossa la veste e bionda la capelliera errante su i venti e sereno lo sguardo siccome il cielo. Il pastore straniero guarda ammirato, e dice ai figliuoli È l'eroe d'Italia che

veglia su le alpi della sua patria.

VI.

Cosí canterà l' epopea futura. Ma dimani o poco di poi le molecole che furono il corpo dell' eroe andranno disperse nell' aure, tendendo a ricongiun gersi con il Sole, di cui egli fu su questa terra italiana la più benefica e splendida emanazione. Oh i venti portino attorno gli atomi della trasformazione, e questi rifacciano i vivi!

Nei tempi omerici della Grecia, intorno a' roghi degli eroi si aggiravano i compagni d'arme e di patria, gettando alle fiamme quelle cose che ciascuno aveva più care; alcuni sacrificavano anche i cavalli, altri gli schiavi e fino sé stessi. Io non chieggo tanto agli italiani: io voglio che i partiti vivano, perché sono la ragione della libertà. Ma vorrei che i partiti, dal monarchico il quale vantasi alleato Giuseppe Garibaldi al socialista che da lui si crede iniziato o abilitato, intorno alla pira che fumerà su 'I

mare gittassero non le cose loro piú care ma tutto quello che hanno piú tristo.

Cosí noi potremmo sperare che nei giorni dei pericoli e delle prove (e sono per avventura prossimi e grandi) l'ombra del Generale torni cavalcando alla fronte dei nostri eserciti e ci guidi ancora alla vittoria e alla gloria.

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OME strillavano le cicale giù per la china meridiana del colle di San Miniato al Tedesco nel luglio del 1857!

Veramente per significare lo strepito delle cicale il Gherardini e il Fanfani scavarono dalla Fabbrica del mondo di Francesco Alunno il verbo frinire. E per una cicala sola, che canti amatrice solinga, sta. Ma, quando le son tante a cantar tutte insieme, altro che frinire, filologi cari!

Come, dunque, strillavano le cicale, etc. etc.! Intanto intorno, i verzieri fortemente distinti dal verde cupo delle ficaie; al piano, i campi nei quali il verde cedeva piú sempre al giallo biondo, al giallo cenerino, al polveroso della grande estate; di faccia, l' ondoleggiante leggiadria dei colli di Valdarno somi

glianti a una fila di ragazze che presesi per mano corrono cantando rispetti e volgendo le facce ridenti a destra e a sinistra, tutto cotesto viveva ardeva fremeva sotto il regno del sole nel cielo incandescente. Spiccava tra il piano e i colli non interrotta una fuga di pioppi, e tra il frondente colonnato degli agili tronchi scoprivano e con la folta canizie delle mobili cime ombreggiavano il greto del fiume, luccicante, sotto lo stellone del mezzogiorno, di ciottoli bianchi. Come strillavano le cicale in quella estate della dolce Toscana !

Io non ho mai capito perché i poeti di razza latina odiino e oltràggino tanto le cicale. Le han dette roche, ed aspro e discorde il loro canto. Fin Virgilio con loro non è piú gentile,

Et cantu querulae rumpunt arbusta cicadae:

e l' Ariosto perde, per un momento, della sua grandezza,

Sol la cicala col noioso metro

Le valli e i monti assorda e il mare e il cielo.

I greci le salutavano figlie della Terra, e le onora. vano emblema della nobiltà autòctona. Demos, il popolo, comparisce, se mal non ricordo, nelle commedie di Aristofane, coronato il capo di cicale d'oro. Gli ateniesi anche ne mangiavano: io mi contento di ammirarle.

Oh tra il grigio polveroso dei rami, e nei crepacci gialli delle colline cretacee, e nelle fenditure

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