Sayfadaki görseller
PDF
ePub

politica. Fin allora Firenze non avea avuto se non il Ponte vecchio sull' Arno, a destra del quale era compresa tutta in un semicerchio poco estendentesi oltre il battistero di s. Giovanni e il duomo. Ma dal 1218 al 1220 fu fatto a valle il nuovo ponte alla Carraja, ad uso principalmente del borgo Ognissanti, dove intorno agli Umiliati, monaci lavoratori di lanifizi e setifizi, s'eran venute estendendo queste due industrie. Nel 1236 fu fatto a monte il ponte Rubaconte (or delle Grazie), e fu lastricata la città, fin allora mattonata. Nel 1250, aggiunto nel governo o signoria al Podestà il primo capitano del popolo con XII anziani, fu fatto il palazzo del podestà ; «che prima non havea palagio di Comune in Firenze; anzi stava la signoria hora in una parte della città ed hora in altra. » 5 Del medesimo anno, abbassate le torri private a cinquanta braccia, fu deʼruderi incominciata la cinta di Oltrearno. Del 1252 fu fatto l'ultimo ponte intermedio di s. Trinita; e furono battuti i primi fiorini d'oro, bella e buona moneta, che al dir del Villani, aprì la Barbe

(5) Villani, p. 182.

Vol. I

3

ria al commercio fiorentino. Intanto s'era quasi sempre guerreggiato, e non più coi Cattani o colle terre all' intorno, ma con Pisa, Siena, Pistoja, ed altre potenti vicine secondo il variar delle parti; e parteggiandosi in città, erano stati cacciati, primi nel 1248 i Guelfi; poi nel 1251 alcuni capi e nel 1258 tutti i Ghibellini ; i quali ajutati dal re Manfredi diedero in ultimo a'loro compatrioti la famosa rotta di Monteaperti o dell' Arbia addì 4 settembre 1260, e rientrarono quindi cacciando i Guelfi. E, così Guelfa così tenuta per irremediabilmente tale Firenze, che trattossi fra' Ghibellini vittoriosi di distruggerla; ma fu impedito dall'eloquenza e dal credito di Farinata degli Uberti, che fu solo

era,

94

colà dove sofferto

Fu per ciascun di torre via Fiorenza

Colui che la difese a viso aperto
INF. X.

fra' Guelfi cacciati dopo la rotta di Monteaperti erano o l'avo, o il padre di Dante. La famiglia di lui vantavasi di discendenza romana antica; e dicevasi o dissesi poi staccata da quella dei Frangipani sopravvivuti in Roma.

6

Dante sembra si in più luoghi vantarsi di sangue romano. Ma dove ei parla espressamente della propria famiglia, non la fa risalir se non a tre fratelli chiamati Moronto, Eliseo e Cacciaguida, viventi al principio del secolo XII; ed all'ultimo dei tre tritavo suo fa dire, non so se con isprezzatura o modestia:

40

43

Gli antichi miei ed io nacqui nel loco
Dove si trova pria l'ultimo sesto

Da quel che corre il vostro annual gioco. 7
Basti de' miei maggiori udirne questo;

Chi ei si furo, ed onde venner quivi
Più è il tacer che'l ragionare onesto.
PARAD. XVI.

Ad ogni modo dal secondo de'tre fratelli vennero gli Elisei tenuti poi sempre per consorti e consanguinei della famiglia di Dante. E venne questa dal terzo di essi Cacciaguida, e della moglie di lui Aldigeria, una Lombarda, secondo alcuni di Parma, ma più probabilmente degli Aldigeri, potenti allora e poi in Ferrara. E quindi i discendenti loro dissersi pure degli

(6) Principalmente nell' Inf. xv, 73-78.

(7) Cioè là dove i corritori del pallio entravano nel sesto di porta s. Piero.

Aldigeri, od Alaghieri, Aligeri, Allighieri, ed Alighieri, di che si disputa con poco pro. Cac ciaguida, passato in età virile alla crociata di Corrado Imperatore, e fattovi Cavaliero, morì in Soria verso l'anno 1147. E così è che il Poeta pronepote di lui, lo pone in Paradiso nel cielo di Marte, tra i guerrieri morti per la fede; e da lui, dopo lo squarcio riferito sui costumi antichi di Firenze, fa narrare in pochi ed ele ganti versi la propria vita così:

130 A cosi riposato, a così bello Viver di cittadini, a così fida

Cittadinanza, a così dolce ostello

153 Maria mi diè chiamato in alte grida: 8 E nell' antico vostro batisteo

Insieme fui Cristiano e Cacciaguida.

136 Moronto fu mio frate, ed Eliseo;

Mia donna venne a me di val di Pado',

E quindi il soprannome tuo si feo.

(8) Era, dice il Venturi, pio costume di que'tempi (non dismesso da alcune pie de'nostri) chiamare il nome di Maria Vergine traʼ dolori del parto. E Dante fino osservatore d'ogni espressione d'affetto vero, e massime deʼreligiosi, pur si riferisce a questa nel Purgato rio xx, 19: E per ventura udii: dolce Maria

Dinanzi a noi chiamar così nel pianto,
Come fa donna che 'n partorir sia.

159 Poi seguitai lo Imperador Corrado Ed ei mi cinse della sua, milizia;

Tanto per bene oprar gli venni a grado!
142 Dietro gli andai incontro alla nequizia
Di quella legge, il cui popolo usurpa
Per colpa del pastor, vostra giustizia. 9
145 Quivi fu' io da quella gente turpa
Disviluppato del mondo fallace,

Il cui amor molt' anime deturpa
E venni dal martirio a questa pace.
PARAD. XV.

Figlio di questo Cacciaguida cavaliere, fu tra gli altri Alighieri bisavo di Dante; del quale null' altro si sa, se non che viveva nel 1189 e probabilmente pure nel 1201, 10 e che Dante lo

pone

in Purgatorio nella cerchia dei superbi. " Figlio di questo primo Alighiero fu Bellincione avo di Dante; del quale pure non sappiamo altro, se non che ebbe sette figliuoli, tra i quali Alighieri secondo, padre di Dante. Fu questi giureconsulto, o come allor si diceva, giudice di professione; e, sposata in prime nozze Lapa

(9) Cioè il popolo Maomettano che tiene il governo (detto giustizia nel medio evo) di Terra Santa.

(10) Pelli p. 30 e seg. (11) Parad. xv, 91-96.

« ÖncekiDevam »