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MICHEL ANGELO BUONAROTTI.

Griunto è già il corso della vita mia
Per tempestoso mar con fragil barca
Al comun porto, ove a render si varca
Conto e ragion d'ogni opra trista e pia;

Ma l'alta affettuosa fantasia,

Che l'arte mi fece idolo e monarca,
Conosco or ben quanto sia d' error carca,
E quel che mal suo grado ognun desia.

Gli amorosi pensier, già vani e lieti,
Che fien or,
s' a due morti m'avvicino ?
D'una so certa, e l'altra mi minaccia.

Nè pinger, nè scolpir fia più che queti L'anima volta a quell'Amor divino

Che aperse in croce, a prender noi, le braccia.

CLAUDIO TOLOMEL.

S'io 'I dissi mai che l' onorata fronde, Sacro d'Apollo e glorioso pegno,

Sia

per me secca, e n'abbia il mondo a sdegno, Nè Grazie unqua dal ciel mi sien seconde :

S'io 'l dissi mai che, in queste torbid' onde Ch' io vo d'Amor solcando, il fido segno Del mio corso non veggia, e in fragil legno Senza governo orribilmente affonde:

Ma s'io nol dissi, la man bianca e bella, Che dolcemente il cor mi sana e punge, Cinga le tempie mie di verde alloro

E quanto di felice ave ogni stella Sovra me versi; e que lumi ch' adoro Guidiami a dolce porto ond' io son lunge.

Espero, sacra ed amorosa Stella,
Nel notturno silenzio scorta e duce,
Viva fiamma d'amor, amica luce
Di Venere gentil raggio e facella!

Mentre vo queto alla mia donna bella Che spegne'l Sol quando il dì novo adduce, Or che la luna è sotto e a noi non luce Mostrami in vece sua tua lampa bella.

Non vo così lontan di notte oscura

Per far a' lassi viandanti oltraggio,

Nè per trar di sepolcri ombre di canto:

Io amo, ed altri a me l'anima fura; Deh, perch' io la riabbia, O lume santo, Tu, che pur ami, alluma il mio viaggio!

Comp. Lir. TV

16

Vien tosto, O cara Donna! eccóti i fiori Ch' allo spuntar del Sol con mia man colsi, Questi vermigli e questi bianchi tolsi; Mira le belle foglie e i bei colori :

Senti come eglin' han soavi odori, Che ad uno ad un nel prato sceglier volsi, E in ghirlandetta i più leggiadri avvolsi, Sacro onor delle ninfe e de' pastori.

Che ne farai? Dov'è il tuo caro Tirsi, Di cui solei già con fiorito nembo Nell' apparir del Sol sparger la porta ?

Empiene, O cara! il tuo vezzoso grembo; Quivi gli spargi, e fa possa sentirsi

Chè nè il tuo amor nè sua bellezza è morta.

LUIGI ALAMANNI.

Valle chiusa, alti colli, e piagge apriche Che del Tosco maggior fido ricetto Fuste gran tempo, quando viva il petto Gli scaldò. Laura in queste rive amiche ;

Erbette e fior, cui l'alte sue fatiche Contò più volte in si pietoso affetto; Antri, ombre, e sassi, ch' ogni chiaro detto Serbate ancor delle sue fiamme antiche;

Fonte, che fuor con sì mirabil tempre Dai l'onde a Sorga, e con sì larga vena Che men belle parer fai quelle d' Arno;

Quanto 'onoro! E sì farò mai sempre Per memoria di Lui ch' alto mi mena Al bello stil ch' io seguo, e forse indarno.

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