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Queste fiorite e dilettose sponde, Questi colli, quest'ombre, e queste rive, Queste fontane cristalline e vive, Ov' eran l'aure a' miei desir seconde,

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Ora che 'l mio bel Sol da noi s'asconde Son nude e secche e di vaghezze prive; E le Ninfe, d'Amor rubelle e schive, Lasciate han l'erbe, i fior, le selve, e l'onde.

Ponete dunque, o miei Pastor, da canto Le ghirlande, i piacer, i giochi, e'l riso L'usate rime, le sampogne, e'l canto :

E tu, dicea Amarilli, in ciel assiso Porgi l'orecchie al mio diròtto pianto Se ti fur care le mie chiome e'l viso.

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Donna, che viva già portavi i giorni Chiari negli occhj, ed or le notti apporti, Non sono spenti i tuoi splendori e morti, Ma nel grembo del ciel fatti più adorni.

Tu Lucifero in questi almi soggiorni Rotavi lieta; or che spariti e torti Sembrano i lumi tuoi, da' freddi e smorti Espero stella a folgorar ritorni.

Ma io m'acqueto meno ove più luci; Chè l'alma usa appagarsi in tutti i sensi, Non si arresta nel ben del veder solo:

Almeno un di quei cerchi alti ed immensi Foss' io vivo, o dopo l'ultimo volo Che ti portassi al cor per mille luci!

Tempestose sonanti e torbid' onde, Tranquille un tempo già, placide e quete, Voi foste al viver mio simile, e sete Simili alle mie pene ampie e profonde !

Spalmati legni, alme vezzose e liete Ninfe, ed ogn' altra gioja a voi s'asconde, A me ciò che facea care e gioconde Queste luci, quest' ore egre inquiete.

Lasso verrà ben tempo che ritorni Altra stagion che rallegrarvi suole, Onde diversa fia la nostra sorte:

A me serene notti, o chiari giorni, O che si appressi o si allontani il Sole, Non fia che 'l mio tiranno unqua m' apporto.

Vide vil pastorel pietosa e lieve Scender a' preghi suoi chi Delo onora, Un pudico garzon la bionda Aurora, Questa cinta di fior, quella di neve;

Altri, cui il Xanto, ma più il Tebro, deve, La Dea che'l terzo giro orna e colora; Altri, perchè di gran desio non mora, Un freddo marmo intenerirsi in breve.

Io voi quando vedrò, pregio del cielo, Ignuda folgorar sull'erba fresca, O sotto molle e prezioso velo?

Ahi, di misero amante van desiri ! Donna, s'esser non può, non vi rincresca Che da quest' ermo colle io vi sospiri.

די

Già corsi l'Alpi gelide e canute,
Mal fida siepe alle tue rive amate,
Or sento, Italia mia, l'aure odorate,
E l'aere pien di vita e di salute .

Quante mi ha dato Amor, lasso! ferute,
Membrando la fatal vostra beltate,
Chiuse valli, alti poggi, ed ombre grate,
Da' ciechi figli tuoi mal conosciute .

Oh felice colui, che un breve e colto Terren fra voi possiede, e gode un rivo, Un orto, un antro, e di fortuna un volto!

Ebbi i riposi e le mie paci a schivo, ( giovenil desio fallace e stolto!) Or vo piangendo che di lor son prive.

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