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GABRIELE FIAMMA.

Non è si vaga alla stagion novella
L'ape di puri ed odorati fiori,
Allor che i novi preziosi umori
Industre porta ad arricchir la cella;

Nè cervetta giammai leggiadra e snella,
Dianzi seguita ne' riposti orrori
Di fieri veltri, da sospetto fuori
Si ratta corse all'acqua chiara e bella ;

Com' io son vago d'un ardente umore Che versan gli occhj, allor che tema, o zelo, Od altro affetto più m'accende in Dio:

Dice allor ebbro di dolcezza il core; Quanto è felice quei ch' alberga in cielo, S' egli ha gioja maggior del pianto mio!

LODOVICO PATERNO.

Quanto Amor possa in giovenil pensiero, Leggendo i miei sospiri in queste carte Saper potrete, e quanto studio ed arte Usi per trarre altrui dal cammin vero.

Dive, che 'n Elicona avete impero, E'l tutto m'insegnate a parte a parte, Io per voi sol, quand' uom quinci si parte, Tornar di novo in vita ancor ne spero.

Nè de' sprezzarsi un boschereccio suono Che sorge dalle selve infra pastori, Se ben quei più famosi non adegua;

Poichè agli Dei, che su nel ciel or sono, Piacquer boschi talvolta, ombre ed orrori; Ciascuno il genio suo conosca e segua.

Deh, non sprezzar tante preghiere omai,
Padre dell' ore più felici e liete,
Sonno benigno, universal quïete,
Ch' alle lagrime altrui rimedio dai;

Or tutto'l mondo tace, e tu che fai?
Spargimi tosto di licor di Lete,
Fa sotto l'ale tue l'alma s'acquete,
Abbian tregua i martir, tacciano i lai.

Se con le larve, d'ogni effetto vote, M'apporterai sta notte il mio bel Sole, L'antro, ov' or giaccio, a te sia dato in sorte,

Sovra' cui limitar di lunghe note Staran più d'un età queste parole;

Antro sacro al gran Dio, frate alla Morte!

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Ricche piante di fresche ombrose fronde,

Sotto cui mille ninfe il dì si stanno ;
Rio, che ristori ogni gravoso affanno
Col suon ch'a i pianti miei dolce risponde;

Monte, per le cui valli atre e profonde
Tante fere sicure in schiera vanno ;
Poggi, nelle cui grotte a mio sol danno
· L'aura uel maggior caldo egra s'asconde

Piagge felici, avventurosi sassi,
Ove ad ognor con la memoria torno,
E s v' invidio il Sol che tra voi stassi;

Dite, di questi più begli occhj intorno Mirasti mai ? dite se altrove fassi Più bella Aurora, o più sereno giorno?

Aure, O Aure! che 'l ciel nudo e sereno Cingete con le piume innamorate,

E fra le selve dolci mormorate,

Spargendo i sonni alle fresch'ombre in seno;

Queste ghirlande, e questo vaso pieno D'amomo e croco, e questi d' odorate Viòle ampi canestri a voi sacrate,

Ti sparge Icon, che al mezzo dì vien meno.

Voi l' arsura temprate omai che l'onde, E l'aria, e i campi d'ogni intorno accende, E mostra le sue forze ad ogni parte;

Ei mentre a ventilar le biade attende E rocamente al suon Eco risponde, Scacciate voi le paglie a parte a parte.

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