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principalmente di biade, delle quali la nostra città quasi ogni anno si serve.

Si trovano in quello circa venticinque lochi di fortezza, parte a' confini della Chiesa e parte alle marine, che tutti per l'ordinario non si guardano, ma in tempo solamente di sospetto. Nei castelli però e in alcuna terra si tiene guardia ordinaria, oltre la quale s' intertiene un terzo di spagnuoli (1) di circa 4000 fanti, per quella istessa causa che s'intertengono quelli, come ho detto, dello stato di Milano. Ma una gran parte di questi, e la migliore, montata sopra le galee che ultimamente passarono in Spagna, è perita nel naufragio all' Herradura (2).

Gli uomini d'arme sono 1100, divisi in sedici compagnie sotto la condotta del vicerè ed altri principali signori, tutti obbligati a tener due buoni cavalli; ma per esser mal pagati non stanno molto all'ordine. I leggeri che si intrattengono non sono più di 250, ma di loro in caso di bisogno se ne faria più di 2000, dove il numero degli uomini d'arme con difficoltà si potria accrescere di altri 500. Si trovano in Terra di Otranto, in Puglia e Abruzzo le ville intiere d'Albanesi e Schiavoni fuggiti dai Turchi, dove arano i terreni co' cavalli medesimi sopra i quali, quando sono chiamati, vanno alla guerra ; e di loro se ne potriano fare fin 200, i quali sogliono riuscir buoni e coraggiosi soldati. Oltra questi, sono i feudatari obbligati a servir a difesa del regno a loro spese, i quali possono fare fin 400 o 500 cavalli.

I fanti del regno, massimamente quelli di Calabria, riusciriano eccellentissimi se fossero esercitati, e si accostumassero a portar i corsaletti; e di loro se ne faria ogni quantità che si desiderasse, perchè quando il duca di Guisa andò per assalir il regno (3), senza molta difficoltà ne furon fatti fin 35,000.

(4) Intorno a questa denominazione del terzo veggasi la nola a p. 358 del T. 5o della Serie II.

(2) Herradura (ferro di cavallo) porto nella provincia di Granata, fra Motril e Velez Malaga, così chiamato forse dalla sua forma. Il naufragio qui ricordato accadde nel 1562 con perdita di venti delle trentadue galere che componevano la flotla comandata da Giovanni di Mendoza, il quale pure vi perì.

(3 Nel 1557, in occasione della guerra tra Paolo IV e Filippo II.

Le galee per la sua guardia devono esser 17, cioè sette del proprio regno, alle quali si fanno le spese delle cose necessarie, onde vengono finalmente a costare più delle altre che si pagano a' particolari, sei del sig. Antonio Doria, due di Bandinelli Sauli, e due di Stefano de' Mari; e quest'anno ne sono state sedici in mare, le quali tutte si sono rotte nel naufragio seguito sopra l'Herradura.

Le entrate del regno, come si ritrovano poco fa affittate, rispondono come appresso:

Carlini 10 per fuoco, secondo l'antico ordinario.

Carlini 5 e un grano per fuoco per il sale . .
Grani 48 per fuoco per il pagamento della fanteria spagnuola »
Dogana di pecore ed altri bestiami di Puglia .
Dogane, fondachi, dazj e fiere di tutto il Regno.
Tratte di grani.

Duc.

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424,000

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215,000

200,000

450,000

>> 224,000

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50,000

)) 50,000

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45,000 400,000

Terre pervenute nel re, come Bari (1) ed altre
Razze de' cavalli, contumacie, composizioni, e investiture di

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Decime del clero, che importano 100,000 ducati, de' quali la metà è del papa; ma si mettono un anno per l'altro soli »> Donativo che si dà al re, almeno, per anno

L'uscita poi consiste :

Che in tutto importano Duc. 1,770,000

Prima, in diverse esenzioni, donazioni, vendite a 10 e 12 per cento, e obbligazioni a diversi per circa . . . Duc. Guardie ordinarie del castello di Gaeta e qualche altro loco del regno, dei tre lochi di Toscana, e della Goletta Fanteria spagnuola .

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Gente d'arme, cavalli leggeri, e galee (che se ben sono tutte
perite non si ristarà di sborsar il danaro per rifarle)
Provvisione del viceré ed altri officiali del regno, e del duca
Idi Urbino ed altri. .

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Fabbriche, munizioni, compre di sali, pensione del pontefice, ambasciatori, agenti, corrieri, ed altre spese estraordinarie..

140,000

>> 450,000

Che in somma fanno Duc. 1,670,000

Sicchè appena avanzano ducati 160,000, i quali con altri ap

1) Già di Bona Sforza moglie di Sigismondo I di Polonia.

presso si spendono ogni anno per assicurare il regno dall' armata turchesca, usandosi di far per questo effetto fin 10 o 12 mila fanti e 1000 cavalli leggeri. È vero che avendosi ultimamente fatta nuova descrizione de' fuochi di questo regno, perchè ne sono stati trovati in maggior numero, l'entrata è alquanto accresciuta.

Si sono ancora spesse volte mandati fuori danari a Milano, in Fiandra, alla guerra d'Algeri, di Germania, di Metz e di Siena; e la guerra ancora col papa e co' francesi costò grandissima somma di denari; onde per far provvisione per queste estraordinarie occorrenze, ha bisognato al regno moltiplicare talmente i donativi, che si dice che nello spazio di ventun' anni, che governò don Pedro di Toledo (1), furono tratti di donativi diciotto milioni d'oro. I quali in gran parte distribuiti a tanto per foco, senza distinzione della comodità che ciascun potesse avere di pagare, han fatto il carico dei poveri insopportabile. Onde, e perchè nell' esazione si usa estremo rigore, e per le tirannidi, insolenze ed avarizie così dei ministri (che quasi tutti ovvero hanno comprato gli uffici, o per favore e non per merito li hanno ottenuti) come dei particolari signori, molti, disperati, abbandonando le proprie case, si mettono alla strada, e sono dai baroni nelle loro giurisdizioni favoriti, per ritrovarsi ancor essi niente meglio contenti o satisfatti, parte per la poca stima che vien fatta di loro in tutte le cose, e parte perchè i carichi d'onore e di utilità si danno quasi tutti a'spagnuoli o a' giannizzari (che così chiamano quei che son nati di spagnuoli e regnicoli); offese, che a loro finalmente toccano non solo nella roba, ma ancora nell' onore e nella vita. Interpetrano ancora a poca fede che il principe abbia in loro, il vedere ch' egli continua a tenere quasi per freno di quel regno la gnardia di spagnoli; nè alcuna cosa per avventura può più alienar l'animo dei sudditi che la diffidenza conosciuta del principe verso di loro.

Restano appresso in molti le affezioni e passioni anti

4. Dal 1532 al 1553.

che, tanto maggiori quanto più sono mosse da alcun interesse loro particolare, o di qualche congiunto, principalmente per privazione della patria e dei beni; le quali cose tutte congiunte al natural costume de' regnicoli, soliti a saziarsi di qualunque signoria ed inclinati alla mutazione di stato, sempre con speranza di migliorar fortuna, fanno che molti tengono per fermo che se monsignor di Guisa, quando andò ad assalire il regno, avesse condotte tante forze che fossero bastate a penetrar pur un poco a dentro (1), si sarebbe veduta mirabile mutazione, e che in qualche occasion tale, o altra disavventura che avesse il re, questo regno difficilmente sia per mantenergli la fede e l'obbedienza.

Nel regno di Sicilia si ritrova il re in possesso di una superiorità, che non tiene alcun altro principe cristiano cattolico, la quale chiamano Monarchia, che è un supremo potere nelle cose ecclesiastiche, per il quale non solamente conferisce gli arcivescovati, vescovati e abbazie, ma ancora eredita le spoglie, mette qual gravezza vuole a' preti, e giudica e decide ogni causa a loro spettante, e fa molte altre cose ancora non permesse dalle leggi canoniche a persona che non sia ecclesiastica.

L'isola è di circa 700 miglia di circuito, assai bene abitata; produce zuccheri e vini, dei quali ne esce una buona quantità, ma specialmente tanto grano, che ne manda fuori per l'ordinario ogni anno circa 200,000 salme, che possono essere di nostre stara veneziane 640,000.

Ha per sue fortezze le terre principali e alcuni altri luoghi, ma non del tutto perfetti. Vi tiene il re per guardia ordinaria circa 2000 fanti spagnuoli, e cavalli leggeri 250, oltre che vi si possono far cernede di circa 12,000 fanti e 1500 cavalli, e i baroni sono obbligati a servire a proprie spese tre mesi dell' anno; i quali volendo satisfare al debito loro, fariano intorno a 1700 cavalli ; e si giudica che sopra quest' isola si potriano fare fin 25 o 30 mila fanti e 6000 cavalli, usandosi uno sforzo; ma in caso di sospetto d'armate d'infedeli,

(1) Fu contenuto dal forte di Civitella del Tronto, intorno al quale si affaticò invano per ventidue giorni.

si è piuttosto accostumato pigliar fin tre o quattro mila fanti di Calabria, forse perchè si trovano migliori, con tutto che i siciliani sieno assai ben usi alle inimicizie, vendette e crudeltà. Restoò, dopo la perdita delle Gerbe (1), l'isola quasi del tutto spogliata di artiglierie, onde il re, già un anno, fece partito in Spagna con un mercante, che si obbligò in termine di un anno darne di fatte per 150,000 ducati.

Il numero delle galee di quest' isola deve essere di 16; cioè quattro antiche del regno, e sei che l'anno passato si obbligò d'avvantaggio armare e mantenere a sue spese; due del duca di Terranuova, due del Cicala e due del signor di Monaco. Ma per la rotta dell'armata alle Gerbe, e perdita del Cicala (2) e del commendatore Grimaldi, restò quell' isola del tutto priva di galee; onde quest'anno non ne ha potuto rifar più di tre o quattro; ma tuttavia si procura di adempiere il numero determinato.

L'entrata consiste come appresso: Gabelle, composizioni di decime ed altro. Tratta di vini e grani

Duc. 460,000

D 290,000

Servizio che di tempo in tempo si fa al re un anno per

l'altro...

Altre imposizioni, un anno per l'altro

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Per il mantenimento delle sei galee ultimamente dal regno offerte .

75,000

>> 75,000

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In tutto Duc.

36,000 636,000

E l'uscita è questa:

Alienazione di gabelle e d'altro e della tratta de' grani e vini

Duc.

360,000

per circa .. Mantenimento dei fanti spagnuoli, cavalli leggeri, e galee. » 220,000 Provvisioni del viceré, governatori ed altri, fortificazioni, corrieri ed altre spese straordinarie.

>> 80,000

In tutto Duc. 660,000

(4) L'isola delle Gerbe sulla costa di Barberia era da pochi anni stata occupata dai Turchi, quando, nel 1560, volle il duca di Medinaceli, vicerè di Sicilia, con grande sforzo marittimo ricuperarla. E la prese. Ma indi a poco, sopraffatto da una potente armata turchesca, la riperdette con spaventevole eccidio.

(2) II Cicala, valentissimo uomo di mare, fatto prigioniero dai turchi in quella rolta, apostatò, e venuto in gran favore alla Porta, ebbe carichi supremi di terra e di mare. Di lui parlano lungamente le relazioni di Costantinopoli, come può vedersi, fra gli altri luoghi, nel T. 3o della Serie III a pag. 292, 374, 424 e 425.

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