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RELAZIONE

DI

SIGISMONDO CAVALLI

1570.

(Dall' originale esistente nell' Archivio Generale di Venezia.)

RELAZIONI VENETE.

21

AVVERTIMENTO

Sigismondo Cavalli fu nominato successore ordinario ad Antonio Tiepolo con decreto del 24 novembre 1566, e ritornò da quella ambasceria sulla fine del 1570 Lesse la sua relazione non più tardi del 28 febbraio 1574, come ne fa fede la data del 4570 (more veneto), che troviamo nell' originale. Ad ogni modo, siccome il Cavalli tornò veramente di Spagna nel 1570 (anno comune), noi conserviamo questa data alla relazione, anzichè quella del 1574 che vediamo adottata dal sig. conte Giuseppe Greppi nell'analisi ch'egli ne ha dato, da una copia non sempre fedele, nel Tomo VIII, n. 2, seconda serie dei Bulletins de la Commission royale d'histoire (di Bruselles ).

Per le ragioni allegate in proposito della precedente relazione del Soranzo, verremo pretermettendo, nella descrizione degli stati di Filippo II, alcune parti che sono pretta e inutile ripetizione di quanto abbiamo da altri, mantenendo in tutto il rimanente la integrità di questa scrittura.

L'ambasciatore tace di Don Carlos, malgrado che la morte di questo principe accadesse a tempo suo (e ciò forse per l'ingrata natura dell'argomento, del quale però non tacque ne' suoi dispacci, come abbiamo avvertito nella precedente relazione); e tocca appena dei torbidi di Fiandra, forse perché li reputava sedati per l'editto di generale perdono conceduto pur allora dal re Filippo a quelle provincie; mentre invece, tra la insufficienza del rimedio, e le nuove esorbitanze del duca d'Alba, può dirsi appunto nel 1570 l'insurrezione di quei paesi avere assunto il carattere implacabile, che li fece definitivamente perdere alla Spagna.

Nel tempo di questa legazione ebbero luogo:

La morte di Sampiero Corso (gennaio 1567), e la conseguente restaurazione del dominio genovese nell' isola (aprile 1568); La fuga di Maria Stuarda dalla Scozia in Inghilterra, dove rimase prigioniera di Elisabetta (maggio 1568);

La decapitazione dei conti di Egmont e di Horne a Bruselles (5
giugno 1568);

La morte del principe di Spagna Don Carlos (24 luglio 1568;;
La morte della regina Isabella di Spagna (ottobre 1568);

Il titolo di granduca conferito da Pio V a Cosimo I (27 agosto 1569);
La ribellione dei mori di Granata (1569-70);

Il proseguimento delle guerre di religione in Francia sino alla pace
di S. Germano (15 agosto 1570);

La guerra di Cipro (1570), e l'origine della lega tra la Spagna,
Roma e Venezia contro il Turco;

Il quarto sposalizio di Filippo II con Anna d' Austria (otto-
bre 1570).

Comincia l'ambasciatore dall' enumerazione degli stati di Filippo II, e dalla descrizione della Spagna, dove, circa la natura di quei popoli, cosi si esprime:

Sono questi popoli per natura e per la loro superbia facili ad ogni sollevazione. Hanno tutti naturalmente ingegno ma non l'adoperano gran fatto nè in scienze, nè in agricoltura, nè in arte meccanica, ma solamente, quando escono di casa, in quella della guerra, nella quale per esser essi di corpo asciutto e molto soliti al patire, con un poco d'esperienza che v'aggiungano, riescono molto bene; ma senza di essa, con la lunga pace di quei regni, si trovano talmente timidi e grezzi, che non sanno adoperar arme, e molti sono che non ardiscono tirar un archibuso, siccome fu provato e visto nella guerra di Granata (1) con molto danno di S. M. Con tutto ciò il re poco pensa di provvedere a non averli così imbelli in altra occasione, per il dubbio che avria di sollevazione quando fossero bellicosi ed armati, essendo di lor natura inclinati a questo, e il paese pieno di Giudei, Marrani e Mori da non potersene fidare. Ma Vostra Serenità, che non ha tali impedimenti, sapientissimamente ha sempre fatto tenendo i suoi esercitati; perchè, con il disordine ch' io ho visto di Granata, mi pare gran sicurtà e beneficio del principe avere i suoi vassalli bellicosi ed armati. E credo che nella presente occasione (2) questo Stato ne abbia sentito non piccolo benefizio.

(1) Della quale parla più innanzi.

2) Della guerra di Cipro, che allora ferveva.

a

Vivono in casa questi popoli tristissimamente per essere gran povertà fra loro, trovandosi in Spagna poca mediocrità, ma ovvero sono ricchissimi, come i prelati e i signori, ovvero molto poveri, com'è il resto della gente. Usano estrema miseria nel risparmiare, e tutto ciò che in un anno avanzano lo gettano poi via in un sol giorno, secondo l'occasione, per mostrar d'esser più grandi di quello che sono. Di simil natura, proporzione, si può quasi dir che siano i grandi ed i signori, perchè in cose boriose ed apparenti sempre sono prodighi e profusi, e nelle necessarie non solamente strettissimi, ma ingiusti, perchè non sogliono pagar i creditori, se non sforzati. Per queste eccessive spese sono tutti gravemente indebitati, e per miracolo si racconta di alcuno che abbia danari. Si reputano molto, nè credono che al mondo vi sia altra grandezza, nè altra nobiltà che la loro, e per leggerissime cause spesso fanno amicizie e inimicizie grandissime.

La maggior parte di questi grandi si trovano malissimo contenti del re, perchè S. M. di loro non fa un conto al mondo; non li ammette nei consigli, nè partecipa con loro alcuno de' suoi negozi; e forse ne ha gran causa, perchè questi che ora vivono sono gente vanissima e di niun valore; ed io ho gran piacere che il re faccia così poco capitale di loro, sapendo che sono mal animati verso le cose della Serenità Vostra; e se S. M. si movesse per il parer di questi, pochissimi aiuti si potriano sperare da quella parte; ma buono è che, come si suol dire, non hanno voce in capitolo.

Parlando delle frontiere di Spagna, e della difesa loro, entra a discorrere della insurrezione dei mori di Granata, cominciata nel 1569 e terminata sulla fine del 4570.

Il pericolo di Spagna maggiore per offesa esterna saria dalla parte di Barberia verso lo stretto, per dove i mori altre volte entrarono, dove non v'è che un piccolo traghetto di poche miglia, nè in quella parte nè in tutto il paese vi è fortezza da poter far testa; anzi, sbarcati che fossero i nemici, si troveriano in terra abbondante e come amica, perchè l'Andalusia, dove capitariano, è, si può dire, la più fertil

provincia di tutta la Spagna, ed abitata da gran numero di moreschi, similmente al regno di Granata e costa di Murcia e di Valenza; si che sono in Spagna intorno a 600,000 mori, i quali volentieri fariano ognuno la parte loro per il desiderio che hanno tutti di tornar al primo vivere. E se l'anno passato, ovver questo, la Barberia avesse avuto forze e lontà d'aiutar gagliardamente i sollevati dell' Alpujarra (1) con un' armata di levante, prometto a Vostra Serenità che avriano posto in grandissima confusione e pericolo tutti quei regni ; ma non si sanno mai a punto le imperfezioni e mancamenti degli altri, ovvero la fortuna di quel re ha portato cosi. Il quale ha avuto comodo, se ben con molte imperfezioni e contrarj, di ridurre a necessità quella canaglia di fare finalmente accordo seco lui nel modo ch' io già scrissi. E se bene l'accordo non è stato osservato da molti, che stimavano grandemente quella libertà maomettana e il viver di quel d'altri, tuttavia li ha il re così debilitati e diminuiti di forze, che, per quanto vien giudicato, assai facilmente potria cacciarli nel piano, come ha risoluto di voler fare per distruggerli affatto; dove non potranno essi impadronirsi d'alcun loco o ver porto al mare, nè far sollevare più molta gente a loro favore, perchè S. M. ha già fatto levar i moreschi dai lochi vicini; e tutto quello che possono fare è inquietar per un pezzo quel regno, romper le strade, e far ruberie. E perchè è pure stato considerato dal re e dai ministri il gran pericolo di tutta Spagna quando vi fosse venuta l'armata turchesca, per ciò S. M. fa poner in buona difesa e sicurtà la città e castello di Cartagena, e pensa di seguitare a fare il simile a Cadice e altri luoghi più importanti di quella costa, la qual ha fatto riveder e considerare da Antonio Doria, Vespasiano Gonzaga c altre persone di buona esperienza ; e farà nell' Alpujarra e per quelle montagne intorno a cinquanta forti, coi quali terrà in freno e timore tutta quella parte, e avrà meglio il modo di far di loro con il tempo ogni sua volontà. Ma il dubbio è che passata la furia, e allontanato il pericolo, non si scordino a dar fine a quanto hanno disegnato.

(1) O Sierra Nevada nel regno di Granata, dove scoppiò da prima l'insurrezione.

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