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vevano V. S. ad usar a' Turchi qualche apparente dimostrazione, per causa della loro gran potenza e dei molti e lunghi confini che seco s' avea, e non per buona volontà che lor fosse portata; e che quando fosse stato tempo, questo Stato averia mostrato che animo veramente teneva verso loro, e quanto era pronto al servizio di Dio e al beneficio della cristianità. E certo più volte ho reso grazie alla divina bontà che mi ispirasse di parlar in tal modo innanzi che occorresse la rottura della presente guerra, perchè, con i fondamenti ch' io avea posto, ho potuto poi più arditamente parlare, e loro meglio hanno potuto dar fede a quello che per avanti io diceva della sincerità e buona mente di Vostra Serenità. Il che, se non in tutto, almeno in parte avrà giovato per far credere che le generose e magnanime deliberazioni, che da lei sono poi state fatte, sieno procedute da suo arbitrio e volontà, e non da pura necessità.

Ma poichè la guerra è aperta, e la lega si può dire conclusa (1), non occorre dir altro di quello che poteva essere quando ciò non fosse seguito. Ma lasciando questo, dirò quello che per giudicio mio si può temer o sperare di S. M. nella presente impresa; e prima dico, che non si ha da prometter molto che il re sia per far mai efficace officio con l'imperatore acciocchè esso rompa la guerra in Ungheria, perchè sa certo che quando si scaldasse molto in questa pratica, gli bisogneria dalla sua parte metter mano alla borsa per ajutarlo, perchè subito diria l'imperatore di non aver forze nè modo di far quanto gli fosse persuaso. Però, per levar l'occasione della domanda, anderà sempre, per quanto ho potuto sottrarre, assai riservato intorno a questo; e lo può creder V. S., perchè quando S. M. Cattolica avea più da temer dal Turco, vedendo che si moveva verso lei sola, mai, ch'io sappia, ha procurato con istanza che l'imperatore rompesse da quella parte per divertirlo o disturbarlo, perchè sapeva che le saria bisognato far la spesa della guerra per ambe le parti. Vi è ancora, che se l'imperatore avesse, come potria occorrere, qual

(1) Fu definitivamente conclusa il 20 maggio del seguente anno 1571, e solennemente pubblicata in Venezia il 2 luglio.

che rotta, ovvero perdita in Ungheria, pareria al re d'esser tenuto a risarcirlo della perdita con molta sua spesa.

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Quanto poi aspetta al fatto della lega, credo certissimo che S. M. non sia per mancar all' obbligo suo nè voler strane condizioni da V. S. e ciò si per punto d'onore, come anco per suo beneficio. L'onor è, che se bene non si vede regnar in S. M. quell'ardire e gran bravura che forse bisogneria a dettrazione dei turchi, tuttavia so che per grandezza d'animo e per religione ha questo di proprio, che vuol sempre che si dica che lui non sia mancato mai ad alcuno contra infedeli, nè che per sua causa la cristianità abbia ricevuto qualche segnalato danno; e per ciò quando è stato ricercato dal Turco, mai ha voluto dar orecchie per aver seco pace o tregua. Oltre a ciò S. M. fa professione d'esser osservantissima della sua parola, nè fin qui si è veduto che abbia mancato a' principi di quanto loro ha promesso; e però quando vien ricercato d'alcuna cosa, ancorché la voglia fare, non la risolve subito, per non esser necessitato, quando gli fosse dannosa a continuar in essa con suo maleficio, o rivocarla con poca riputazione.

Quanto all' utile, dico poi che con la lega, e con poco più di spesa di quella che ordinariamente fa, il re tien discosto da sè e in guerra il più possente principe nemico ch'egli abbia; onde crederò che mettendogli tanto a conto, non sia per mancar dal debito suo, nè per dar occasione che la detta unione si risolva e si disfaccia. Crederò bene che in essa S. M. non s'abbia a mover del tutto come faria per proprio interesse; e però conoscendo io tutto ciò, mentre son stato in corte, ho procurato di persuader e far creder al re e ai ministri che non hanno da riputar che questa guerra sia solo della Signoria di Venezia, ma che in essa, per infiniti rispetti, si tratta anco grandemente dell' interesse e riputazione di Sua Maestà.

Però se il clarissimo mio successore (1) avrà più felicità di me in farli capaci di questo, sarà certo uno dei segnalatissimi benefizj che si possan far in questa impresa; perchè sti

(1 Leonardo Donato.

mandola spagnuoli come propria, vi anderiano con miglior animo, e forse, oltra l'obbligo, si delibereriano d'assaltar da sè soli per qualche altra parte l'inimico; il che riusciria di quel gran beneficio che le SS. VV. II. posson considerare. Ma se resteranno nel pensiero che basti a loro tenersi la guerra lontana con la lega, dubito che, oltra essa, poco altro da loro siano per fare; onde se a questa tepidezza s'aggiungerà il lungo e tardo procedere di quella corte, dubito che vi sarà da fare assai per aver le provvisioni in tempo, come fu nel soccorso di Malta, dove se le cose passaron bene, fu più per fortuna che per molta prudenza. E se nella guerra di Granata le provvisioni fossero state per tempo e preste, con assai manco spesa e danno sariano stati acquietati quei rumori. Pertanto sarà sommamente necessario, come di sopra dissi, far che si cominci presto a sollecitar queste provvisioni, e batter sempre in esse. E saria gran beneficio il poter far quello che mi disse il duca di Savoia, ragionando io seco sopra di tal proposito, perchè Sua Altezza fa ancor lei difficoltà grande sopra di ciò. Il quale considerando che, oltra quanto ad ognuno de' collegati bisognerà al primo tratto, sarà necessario anco ogni giorno somministrar al campo e all'armata nuovi soldati in luogo di quelli che per malattia o nelle fazioni moriranno, palle di artiglieria, polvere, viveri, e mille altre cose (che lui che l'ha provato lo sa molto bene), se si vorrà sopra ognuna spedir in Spagna e aspettar risposta, si consumeranno tutte le entrate in questa pratica; però dice lui che saria benissimo far un commissario generale, persona di riputazione, il quale da sé avesse autorità di provveder all' esercito e all' armata quanto facesse di bisogno, pigliando la roba in qualsivoglia stato dei principi confederati a giusto e ragionevole prezzo; e che per ciò si dovria fare un deposito per porzione, avanti tratto, di qualche somma di danaro per supplir a questo. E mi disse Sua Altezza che lei aveva avuto sempre molto più fatica e pensiero in provveder all' esercito quando governava in Fiandra, che in trattar la guerra stando in campo quando la regina Maria vi provvedeva.

Parerà forse a Vostra Serenità cosa nuova questa del

RELAZIONI VENETE,

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RELAZIONE DI SIGISMONDO CAVALLI. 1570.

commissario, ma certo a voler che l'impresa proceda bene sarà necessario far questa o ver altra cosa simile. E poichè le SS. VV. EE. si son degnate di darmi il carico di Savio di Terraferma, io la proporrò, e pregherò i signori Savj che la consentano; nel qual caso mi estenderò a più particolari, che dirli al presente forse non saria così opportuno e a proposito.

Conchiude lodando il suo successore Leonardo Donato, il suo secretario Leonardo Ottobon, e supplicando pel bacile e ramin d'oro, che gli fu donato dal re nel suo partirsi di corte.

RELAZIONE

DI

ANTONIO TIEPOLO

TORNATO AMBASCIATORE STRAORDINARIO

DALLE CORTI

DI SPAGNA E DI PORTOGALLO

NEL 1572.

(Da copia postillata e corretta di mano dell'autore, nel Museo Correr di Venezia, ms. Corner-Duodo, n. 42.)

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