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Genova, così si dubita con ragione che non lascierà passar occasione per accender foco in Italia, non mettendo in pericolo niente del suo. Però sarà bene che la S. V. stia grandemente avvertita in tutte le occasioni (1).

Della buona volontà del re non deve la Serenità Vostra dubitare perchè veda alcuna volta esser posta difficoltà e lunghezza nei negozj; perchè questo dipende dalla qualità del governo, ed è cosa che usa il re con tutti, con il papa, con l'imperatore, con il re di Francia ed altri, e nei suoi negozj medesimi. Di modo che bisogna contentarsi del buon fine dei negozj, se ben tardo. Nè manco si scandalizzi se vede che i ministri di S. M. in Italia usano delle insolenze contra le navi di questo serenissimo Dominio, e che non siano castigati, perchè l'animo, come ho detto, de' ministri non è molto buono, e nei suoi ministri comporta e sopporta il re molte imperfezioni, anco a maleficio delle cose sue medesime, per il mancamento che ha di uomini da sostituir in luogo loro; oltra che la persona del signor don Giovanni, che si mette di mezzo in queste cose, è grande impedimento per la buona espedizione de' negozj, non volendo S. M. dargli mala satisfazione.

Questo è quanto mi è parso degno di essere rappresentato alla Serenità Vostra di quello che io ho osservato in tempo dell'ambascieria di Spagna; dove chiaramente si scopre, nulla ostante le imperfezioni che io ho raccontate, questo esser il maggior re della cristianità, e per questo esser molto conveniente che da questa eccellentissima Repubblica sia tenuto gran conto della sua amicizia, tenendo gli stati suoi tanto vicini, e tanto più che lui solo è quello il quale in tempo di una guerra con turchi può far scudo e riparo alle cose sue. E se ben non è savio consiglio fondar le sue speranze nell'aiuto d'altri, tuttavia si può stimar gran ventura aver modo, in caso di necessità, di servirsi dell' aiuto di così gran principe.

Ma per assicurarsi tanto meglio di questa amicizia, e

(1) Ma don Giovanni, come altrove abbiamo detto, fu mandato sulla fine di quest'anno nelle Fiandre, dove in breve morì.

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RELAZIONE DI SPAGNA DI L. PRIULI. 1576.

dei disordini che potessero nascer per colpa de' ministri, potente rimedio sarà che la S. V. con la solita prudenza sua conservi la riputazione delle sue forze e del suo buon governo, con la quale si è fatta sempre stimare grandemente da tutti i principi, e sopra tutto che stia unita in buona intelligenza con il pontefice e con gli altri principi d'Italia, massime a questi tempi che le forze de' francesi, per i disordini civili, non sono nella solita riputazione; perchè queste cose congiunte alla sua antica neutralità faranno che il re Cattolico terrà sempre gran conto della sua amicizia, nè mai penserà ad offenderla.

e

E per tener ben edificato l'animo di S. M. sarà necessario continuar gli officj e le dimostrazioni amorevoli verso di lei, tanto che S. M. ed i ministri suoi principali conoscano chiaramente la buona mente di V. S. e il travaglio che essa sente di non poter favorir ed aiutare le cose di S. M. in tempo de' suoi bisogni. Gioverà ancora grandemente la prudenza, la diligenza e la destrezza che il clarissimo ambasciator Badoer userà in quella corte in trattar i negozj di V. S. e in far i debiti ufficj con S. M.; perchè certo se in niuna ambascieria sono necessarie queste parti, sono più che necessarie nell' ambascieria di Spagna, dove, per la lontananza di quella corte, è necessario rimetter molte cose alla discrezione e giudizio dell'ambasciatore. Ed io posso assicurar la Serenità Vostra e le SS. VV. EE. che riceveranno dal clarissimo mio successore utilissimo ed onoratissimo servigio; le laudi del quale io sarei obbligato raccontar più diffusamente e più particolarmente, se non mi sforzasse a tacere lo strettissimo parentado che ho con sua magnificenza.

Seguita lodando il segretario Giulio Gerardo, che aveva pur servito al suo predecessore, e termina col chiedere la concessione della catena donatagli dal re.

RELAZIONE

DI

ALBERTO BADOERO

1578.

(Codici Capponi, n.o 82, nel quale va sotto il titolo di Relazione
delle cose di Spagna del 1577 e senza nome d'autore).

AVVERTIMENTO

Abbiamo dal registro delle ambascierie che a Lorenzo Priuli fu nominato successore Alberto Badoero con decreto del 18 decembre 1574, e ch'egli si trovava ancora in Ispagna nel 1578; nel qual anno, addi 7 di febbrajo, gli fu nominato successore G. Fr. Morosini, il quale parla pure di lui nella sua relazione.

Vero è che, enumerando i figli del re, il Badoero tace di don Filippo (che poi solo sopravissuto succedette al padre) nato il 14 aprile 1578; onde la relazione dovendosi considerare scritta avanti quest' epoca, insorgerebbe qualche difficoltà a conciliare coi due mesi che intercorrono fra questa e il 7 febbrajo precedente, l' andata del Morosini e il ritorno di esso Badoero dalla Spagna.

Ma dove si consideri che relazione autentica col nome di Badoero non esiste, né a noi consta ch' egli la leggesse, e che questa che ora pubblichiamo non ha forma di lavoro finito, si potrà ragionevolmente inferire che questo fosse un abbozzo da lui preparato fin di Spagna (come usavano appunto gli ambasciatori), e che mancata l'occasione della lettura, si rimanesse tal quale egli lo aveva incominciato a redigere. Lo che, oltre al conciliare la suddetta difficoltà, spiegherebbe ancora la data del 1577, che questa scrittura conserva nei diversi codici veduti dal sig. Gachard (1) e da noi; data, la quale può del resto valere, more

(1) Veggasi l'Avvertimento alla precedente relazione del Priuli,

RELAZIONI VENETE.

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veneto, fino al 4° marzo del 1578, perchè in quel giorno, come è noto, incominciava pei veneziani il nuovo anno.

La presente scrittura adunque, prodotta dal sig. Gachard come anonima e sotto l'anno 1577, appartiene ad Alberto Badoero e deve portare la data del 1578, nel qual anno veramente il Badoero tornò dalla sua legazione, come sopra abbiam detto.

Degli appunti diversi che la compongono, noi non riportiamo che la parte utile, come ha fatto lo stesso sig. Gachard.

I principali avvenimenti accaduti nel tempo di questa legazione, furono i seguenti:

Enrico di Navarra abjura il cattolicismo (febbrajo 1576). I cattolici organizzano la santa lega;

Morte del Requesens governatore dei Paesi Bassi (marzo 76). I governo è assunto dal consiglio di stato. Ammutinamento delle truppe regie, e sacco da esse dato ad Anversa (4 novembre); lo che determina l'unione dei Belgi e dei Batavi al patto di Gand (8 detto) per discacciare d'accordo gli Spagnuoli da tutto il paese. — D. Giovanni d' Austria è mandato da Filippo II, in questo stesso mese, a quel governo;

Morte dell' imperatore Massimiliano II (12 ottobre 76), al quale succede il figliuolo Rodolfo II;

L' arciduca Mattias, fratello dell' imperatore Rodolfo, passa nelle Fiandre chiamato dalla parte cattolica degl' insorti per bilanciare l'influenza del protestante principe d'Oranges (settembre 4577);

L'inglese Francesco Drake corre l'oceano per manomettere le navi
e le colonie spagnuole (1577);

Trattato della regina Elisabetta d'Inghilterra coi confederati dei
Paesi Bassi (7 gennajo 1578);

Vittoria di Gembloux, presso Namur, riportata dagli spagnuoli
contro i confederati (31 gennajo 78);

Nasce a Filippo II il figlio Filippo (14 aprile 78), il quale poi gli succedette, terzo del nome suo.

La scrittura comincia col seguente ritratto di Filippo II:

Il re don Filippo d' Austria, figliuolo di Carlo V imperatore, nacque l'anno 1527 di maggio. Ha avuto quattro mogli; una portoghese (1), l'altra inglese (2), l'altra di Francia (3), e quest' ultima tedesca, figliuola di Massimiliano imperatore (4). Si trova quattro figliuoli, due maschi e due femmine. Il principe si chiama Ferdinando, e l'infante don Diego (5); e le due infante, Isabella la maggiore, e l'altra Caterina (6).

È di statura piccola, ma molto ben composta, di pelo biondo che incomincia a imbiancare, di faccia venusta e grata, e di sua natura malinconico. È principe cattolicissimo, amatore delle cose divine, di molta prudenza e giustizia, deviato da ogni sorte di piaceri, e dato tutto alla solitudine, stando otto e dieci mesi dell' anno ritirato sia a Aranguez, sia a

(1) Maria, sposata nel 1343, e morta nel 45 di parto dell' infelice don Carlos. 2) Maria, regina d'Inghilterra, sposata nel 1554, e morta nel 1558.

(3) Isabella, sposata nel 1559, e morta nel 1568.

(4) Anna, sposata nell'ottobre del 1570, e morta nell'ottobre del 4580. (5) Questi due maschi erano figli d'Anna e premorirono al padre, il maggiore in questo stesso anno 1578, il minore nell'82. Don Filippo, che fu l'erede della corona, nacque il 14 aprile di quest' anno 1578, come abbiam detto nell' avvertimento. Ricordiamo qui che il titolo di principe è dato in Spagna al primogenito, e che gli altri portano quello d'infanti. Ebbe altresi dalla regina Anna una figliuola, Maria, la quale mori in tenerissima età, poco dopo don Diego, nel 1582.

(6) Queste erano figlie d'Isabella, Caterina sposo nel 1585 Carlo Emmanuele I di Savoja, ma venne a morte il 6 novembre del 1597. Isabella, la maggiore, sposó nel 1598 l'arciduca Alberto d' Austria portandogli in dote quello che rimaneva alla Spagna dei Paesi Bassi.

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