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fosse lo stato della Signoria invaso da' turchi, si potesse sperar di concludere una lega, la fama delle forze spagnuole, e il giovamento che da quelle si potesse ricevere, sarebbe contrappesato dal danno imminente per la tardità della congiunzione delle armate, come s'è veduto altre volte, e per la diversità dei fini e disegni dell' una parte e dell' altra. Vorrebbono gli spagnuoli mandare o tutta o parte dell' armata in Africa per espugnar quelle piazze, che con continui travagli e gravi danni perturbano e affliggono la Spagna; vorrebbe la Repubblica volger tutte le forze verso il levante. Saria utile a'spagnuoli far solamente una lega difensiva, mentre saria servizio della Repubblica concluderla offensiva. Procureriano spagnuoli, stando su la difesa, portar il tempo innanzi; procureria la Repubblica, per non consumar sè stessa, venir a quei termini che potessero in breve tempo terminar la guerra. Dalla tardità e lunghezza acquisteriano spagnuoli il fine loro, che sarebbe di molestar l'inimico e ridurre ad un tempo la Repubblica in stato debole; ma colla lunghezza del tempo perderia la Signoria i traffichi del levante, consumeria il pubblico e snerveria il privato nelle spese di grossissimi presidj nelle fortezze, di genti e di munizioni nell' armata, onde saria astretta o procurar la pace o terminar la guerra con un fatto d'arme. Si lascieranno sempre gli spagnuoli, per la natural tardità loro, prevenire dal nemico; cercherà sempre la Repubblica ogni occasione di non esser prevenuta, ma o prevenirlo o divertirlo. La commissione de' spagnuoli sarà sempre volta a prolungar la guerra, e per avventura a schivar la giornata; quella della Repubblica, a levar ogni impedimento atto a ritardar l'esito delle imprese. Quelli adopereranno la guerra per instrumento di render deboli gli amici, e protraer il tempo con i nemici; la Repubblica si servirà della guerra per acquistar una sicura e onesta pace. In tanta varietà di fini, in tanta discrepanza di pensieri, in tanta contrarietà di disegni, qual beneficio certo si possa aspettare dall' unione di queste potenze non è difficile l'indovinarlo, se però o dagli accidenti o dalla necessità non fossero astretti gli spagnuoli ad accomodarsi in altra maniera, che la natura loro e i casi RELAZIONI VENETE.

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RELAZIONE DI SPAGNA DI T. CONTARINI. 1593.

presupposti ricercheriano. Può nondimeno, con tutte queste opposizioni, la congiunzione di questo Stato con la corona di Spagna apportar sicurezza e riputazione all' una e all'altra potenza, precipuamente avendo considerazione alle cose de'turchi, che per gli avvenimenti passati della gloriosissima vittoria navale temono grandemente la unione de' principi cristiani. La quale unione si manterrà con beneficio di questa Repubblica quando siano molto ben esaminate quelle offerte che, sotto specie di grandi utili e di importanti emolumenti, le venissero poste innanzi; le quali se saranno, come si deve, fuggite ed abborrite dalla prudenza e maturità di questo governo, insieme con questa antichissima libertà, si conserverà la sicurezza e la riputazione della Repubblica.

Qui termina il codice autografo del quale ci siamo valsi. Ma la copia, o diremo meglio l'estratto di questa relazione, contenuto nel codice Magliabechiano n.o 46 della classe XXIV, aggiunge la seguente av

vertenza:

<«< Seguitò poi a contare le lodi del suo secretario e del sig. Pier << Paolo Battaglia che l'accompagnarono di Spagna, e le sue molte spe« se e gl' infiniti travagli, per i quali ricercava che gli fosse concessa « la catena di mille scudi donatagli da quella corona; la quale gli fu «liberamente lasciata con tutti voti, eccettuato un solo che fu non « sincero. »

RELAZIONE

DI

FRANCESCO VENDRAMINO

1595.

(Dal Codice Magliabechiano, Classe XXIV, n. 46.)

AVVERTIMENTO

Successore a Tommaso Contarini nell' ordinaria legazione di Spagna fu eletto, il 4 aprile 1592, Francesco Vendramino, il quale si condusse assai tardi a quella corte, e la cui relazione cade fra il settembre e il decembre del 1595, avvegnacchè sia posteriore alla riconciliazione di Clemente VIII con Enrico IV solennemente proclamata in Roma il 17 settembre, ed anteriore all'arrivo nelle Fiandre dell' arciduca Alberto d'Austria, nominato da Filippo II a quel governo il 2 agosto, e incamminatosi a quella volta sulla fine dell'anno. E forse la vera data è quella del 14 novembre, che si trova in un codice Foscarini, nella biblioteca imperiale di Vienna, citato nell' Archivio Storico Italiano, t. V, p. 365.

La presente relazione è l'ultima di quelle analizzate dal signor Gachard nel suo libro da noi più volte citato: Relations des Ambassadeurs vénitiens sur Charles V et Philippe II, e dal signor conte Greppi ne' suoi Extraits ec. pur da noi ricordati; ma da quest'ultimo, per errore del codice dal quale l'ha tratta, attribuita ad Agostino Nani,

che fu invece il successore del Vendramino, come saremo per vedere a suo luogo.

I principali fatti accaduti nel tempo di questa legazione furono i seguenti:

Il conte di Mansfelt è nominato da Filippo II successore ad Ales-
sandro Farnese nei Paesi Bassi (6 gennajo 1593). Come il suo
predecessore, cerca ad un tempo di aiutare la Lega in Fran-
cia, e di tener testa a Maurizio d' Oranges, il quale si viene
sempre più avvantaggiando;

Solenne abjura di Enrico IV a Saint-Denis (25 luglio 1593);
L' arciduca Ernesto, fratello dell' imperatore Rodolfo, è chiamato
da Filippo II al governo dei Paesi-Bassi (gennajo 1594);
Enrico IV è consacrato re di Francia a Chartres (27 febbrajo 94).
Entra in Parigi il 22 marzo;

Maurizio d'Oranges, dopo tre mesi d'assedio, entra vittorioso in
Groninga (22 luglio 94), e completa con tal conquista il ter-
ritorio delle sette Provincie Unite;

Attentato di Giovanni Chatel contro la vita di Enrico IV (27 decembre 94);

Enrico IV dichiara formalmente la guerra a Filippo II (17 gennajo 1595);

L'arciduca Ernesto, compito appena un anno del suo governo, se

ne muore (aprile 95), dichiarando il conte di Fuentes suo successore sino ad altra risoluzione del re;

L' arciduca Alberto d' Austria, cardinale arcivescovo di Toledo, fratello del defunto arciduca Ernesto, è nominato governatore dei Paesi Bassi (2 agosto 95), dove si reca in principio del

nuovo anno;

Clemente VIII pronuncia solennemente dal Vaticano l'assoluzione di Enrico IV (17 settembre 1595).

Dovendosi ora da me rappresentare alla Serenità Vostra la qualità e lo stato del maggior principe del mondo, essendo questa materia altrettanto difficile quanto copiosa in sè stessa, per non attediarla con lungo discorso, mi ristringerò alle cose più importanti con ogni possibil brevità.

ÈS. M. Cattolica al presente in età d' anni 69 (1), avendo sino ad ora superato quella di tutti i suoi passati, rendendo in tal modo vani e mendaci i giudizj più volte fatti da'medici ed astrologi della sua persona. Patisce assai della gotta; è di delicata complessione, e vive perciò modestamente, mangiando carne tutti i giorni dell'anno, e dormendo quanto gli basta; ma con tutta la regola che tiene nel vivere, va ogni giorno perdendo più della vita e della speranza di salute. Non si diletta d'alcuna sorte di trattenimento o piacere, ma è lontano da ogni passatempo. Vive con l'animo così giusto e costante, e così ben composto, che non mostra mai alterazione alcuna per disgrazia o avversità che in alcun tempo gli sopravvenga. Tiene molta gravità, ma però ascolta tutti con gran pazienza, anco quei che gli parlano di cose piccole e quasi di niuna considerazione. Fa professione di gran memoria, e di conoscere ognuno che gli abbia parlato anco una sola volta in dieci anni. Principe di parola e di verità, odia grandemente gli adulatori e buffoni, sebbene ne trattiene alcuni che gli servono per spie più che per altro, e col mezzo

(1) Cioè nell'anno sessantanovesimo, essendo nato, come più volte abbiarn delto, il 21 maggio del 1527.

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