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PROPRIETÀ DEGLI EDITORI

Firenze.

Società Tipografica Fiorentina, Via S. Gallo, 33.

PREFAZIONE

Dicesi che Carlo Marx, a chi gli chiedeva quando avrebbe raccolto i suoi scritti rispondesse: averli ancora da scrivere. Ed ognuno che sia vero scrittore, che, cioè, senta di avere qualche cosa da dire, secondo l'espressione dello Schopenhauer, non può se non ripetere quello che cantava il nostro ultimo poeta:

E il mio canto miglior sempre è quel desso,
Quel che non fèci mai.

Ma ciò non toglie la opportunità all'opera di riordinamento del proprio lavoro, specialmente se questo, per la sua stessa varia natura, giaccia disperso e difficilmente ricomponibile da altri che non sia l'autore medesimo. Il vederlo adunato allora dà modo al pubblico colto e agli uomini di scienza di misurarne più giustamente l'entità e il valore rispetto al tempo suo, e per quello che può contenere d'imperituro; e all'autore stesso dà occasione di fare, per cosi dire, i conti con sé medesimo, e di muovere altri passi finchè le forze gli bastino.

Queste riflessioni, e non un senso di vanitosa presunzione, come la natura stessa di questa pubblicazione potrebbe far credere, mi hanno indotto ad imprendere il riordinamento della mia opera di critica letteraria, sociale, filosofica, religiosa ed artistica, distribuendola in serie diverse e sempre aperte onde potere essere aumentate, e presentate via via in volumi successivi. Quale valore avrà questa collezione di pagine, in gran parte disperse nelle più varie Riviste italiane. e straniere lungo il corso di trent'anni, non spetta a me il

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dire. Ma mi è lecito il dire che quest'opera indefessa fu condotta non a caso o secondo le occasioni; bensi, nella sua sostanza, secondo un disegno consapevolmente proseguito fino ad oggi; e che se, nei vari ordini di studi ho potuto raccogliere le lodi dei loro maggiori cultori speciali, pochi sono coloro che possono aver seguito e conosciuto l'insieme della mia opera di scrittore: e forse a qualcuno potrà far meraviglia che io abbia, in mezzo alle difficoltà della mia vita, potuto dare ad essa una tale estensione. Non mancherà anche chi di questa estensione medesima mi farà carico specialmente in Italia, dove da qualche tempo veggo, specie tra i giovani, diffondersi il malo abito di aver quasi in disdegno, per una specie di ombrosa pretesa di esclusiva competenza, coloro che non si restringono ad un solo ordine di ricerche, e di battezzarli quindi senz'altro per dilettanti: dimenticando che il dilettantismo ha caratteri ben diversi dalla versatilità dell'ingegno e dalla estensione della dottrina, e segnatamente che, fra noi latini, vi è, ed antica e gloriosa, questa tradizione di multiforme flessibilità della mente; tradizione che non conviene abbandonare, che il Carducci, fra tanti, ebbe nella più alta considerazione, e gli stranieri spesso c'invidiano. A me accadde più volte di esser fatto segno ad animosa ostilità da qualche giovine pur valente, anche oltre i termini legittimi di una critica onesta, quando mi occorse di entrare in qualche campo di studi in cui non ero fino ad allora mai disceso. Ora anche nell'ordine degli studi è bello e nobile quel senso di ospitalità, che non esclude ma accoglie festoso e dà il ben venuto, specialmente a chi ha acquistata cogli anni, co lungo studio e con grande amore, qualche reputazione in altri rami del grande albero del sapere. Altri forse avrebbe preferito che io avessi consacrate le mie forze, per quanto esse valgano, ad un opera continuatá e più organica di quella che può apparire queste serie di studi e di saggi. Censura questa, facile quanto superficiale.

1 Non comprendo nella serie il libro sulla Interpretazione panteistica di Platone, Firenze 1881, opera che oggi dovrei rifare su un altro piano; e naturalmente così molti altri scritti minori d'occasione, e articoli pubblicati in giornali, numeri unici, pubblicazioni nunziali, ecc.

Magna si licet componere parvis, anche i dialoghi platonici o i Pensieri del Pascal, sono pur essi altrettanti saggi, nè costituiscono una vera unità formale. E dico così: poichè anche in questi miei scritti chi vada oltre la superficie e le apparenze potrà scoprire l'unità complessa e organica, quale che essa sia, della mia opera di scrittore e di studioso, come vi è stata unità di disegno e continuità di propositi nella successione dei miei scritti e dei miei studì.1

Ad ogni modo, non io di ciò, quanto a me, mi dolgo: come non mi dolgo di avermi veduti più volte nella vita preposti tanti che sento anche minori di me: dacchè il pubblico che ignora, finisce coll'accettare i nomi che gli vengono proposti, o, per dire più esatto, imposti.

A vore più che al ver drizzan li volti;
E così ferman loro opinione.
Prima ch' arte o ragion per lór s'ascolti.

Non si tratta di fortuna: la quale, si sa, non è equa distribuitrice dei suoi doni: bensì di quella che si dice abilità, e che talora è soltanto è duttilità di coscienza. Ma i giorni venturi ne saranno, per dirla con Pindaro, « sapientissimi testimoni >>.

Un ultima, e non desiderata cagione mi ha indotto a quest'opera di riordinamento dei miei scritti: e questa, se dai malevoli potrà pure essere interpretata per segno d'orgoglio, ai giusti, spero, parrà legittimo esercizio d' un diritto. Mi è accaduto sovente di veder derivati dai miei scritti, appunto perchè così dispersi lungo un trentennio, che è longum mortali aevi spatium, concetti, forme, imagini, e perfino espressioni, che ad altri, più avventurati, hanno fruttate lodi come di cosa originale e loro propria: e mi duole di dover riconoscere che ciò è avvenuto talora anche per parte di qualche mio discepolo infedele o non riconoscente fra i tanti che pure han serbata con l'antico maestro affettuosa consuetudine. Perciò ho pensato di apporre a ciascuno scritto la data della

Vedasi quanto dissi di ciò nel libro Infanzia e giovinezza d'illustri contemporanei, di O. Roux, Firenze, Bemporad I vol. 1910.

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