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considerato sotto questo aspetto perda molto di quel prestigio di cui lo circondarono i secoli e la perfetta armonia del suo Canzoniere.

Finalmente se si voglia esaminare con animo spregiudicato e tranquillo il Canzoniere stesso, a me sembra che ci possa fornire ancora ben altre ragioni per persuaderci che le poesie in volgare del Petrarca non sono l'espressione di un amore sviscerato e casto per madonna Laura di Ugo De Sade. E prima di tutto io non potrò mai capacitarmi che un uomo tormentato dalla fiamma di amore possa sfogare le sue dolci speranze e il suo cupo dolore in dugento sette sonetti quand'ella è in vita e in novanta dopo la sua morte senza contare le ballate, i madrigali, le sestine, le canzoni e qualche trionfo. Il vero e puro amore non somministra tanta materia di canto, perchè come i grandi dolori non sono copiosi di lacrime, così il grande amore non sovrabbonda di parole. Ho sempre veduto molto ciarlieri gli infinti innamorati, quegli innamorati cioè che non hanno altro fine fuorchè quello di conseguire una illecita e brutale soddisfazione, ovvero di aggiugnere uno stato migliore nel consorzio degli uomini. Gli innamorati veri sono piuttosto taciturni e quasi sempre assorti nella soave contemplazione della cara imagine di colei che è l'idolo del loro cuore; e se loro avvenga d'incontrarsi e parlarsi, quasi quasi di primo acchito non trovan parole di saluto, laddove prima sembrava loro di avere un visibilio di cose a dirsi. E poi, chi non vede che tutte le più leggiadre doti corporee di Laura sono manifestate con espressioni desunte affatto dagli antichi poeti greci e latini, come le treccie d'oro, il bel viso, le braccia rotonde, il candido piede, il bel giovanil petto, le man bianche sottili, il niveo seno ecc. Oltre di ciò io domando se vi sia non già un uomo maturo ma un giovane il quale abbia avuto la pazienza di leggere di un fiato non dirò tutto il Canzoniere, ma trenta o quaranta sonetti. E ciò perchè? perchè nella maggior parte di quei componimenti non isgorga un sentimento vero d'amore, e vi si scorge lo sforzo di mente e l'artifizio.

Se il Petrarca fosse stato profondamente innamorato di Laura De Sade, e il suo amore castissimo quale apparisce nel Canzoniere, a me sembra che non avrebbe avuto alcuna ragione di vergognarsi di sè stesso e di pentirsi. Eppure fin dal primo sonetto noi vediamo confessata la sủa vergogna e il suo pentimento; e nel quarantesimo rivolto al padre del Cielo il prega che dopo tante notti spese vaneggiando il torni ad un'altra vita e ad opere più belle; e nella canzone Vergine bella, prega Maria che lo faccia degno di grazia, che sia sua guida e drizzi a buon fine la sua torta

via, perchè i suoi giorni se ne sono iti fra miserie e peccati. Tutte codeste espressioni, aggiunte ad alcune altre che si leggono in una sua lettera, a me sembra che non possano venire da un cuore che abbia amato solo platonicamente e mi confermano sempre più nella opinione che madonna Laura di Ugo de Sade non sia stata la ispiratrice del Petrarca.

Ma quali sono in sostanza gli argomenti su cui si fondano l'abate De Sade e altri per farci persuasi che la Laura cantata dal Petrarca fu la consorte di Ugo De Sade? Eccoli: i registri battesimali d' Avignone; la nota del Petrarca sul codice Virgiliano; la fossa in cui furono deposte le spoglie mortali di Laura De Sade; la medaglia trovata nella cassa con le sigle M. L. M. J. una pergamena piegata in cui leggevasi un sonetto del Petrarca; l'età e i colori del vestito.

Di tutti questi argomenti non ve n'ha uno a parer mio, che valga à ingenerare la persuasione che entrò nell'abate De Sade, e in parecchi altri che scrissero del Petrarca. Infatti qual maraviglia che nei registri battesimali si trovi il nome di Laura? Non è anzi una cosa ovvia che in quei libri si leggano tutte sorta di nomi, e talvolta non solo duplicati ma centuplicati? Allessandro Vellutello che si recò in quei paesi a posta affine di scoprire co'suoi occhi qualche cosa di vero intorno a Laura, non trovò forse nei registri battesimali di Cabrières, luogo vicino a Valchiusa, una Laura stata battezzata il 4 giugno 1314, figlia di Enrico Chiabau, signore di Lieu Una tale scoperta produsse in quell'erudito tanta certezza esser quella la Laura del Petrarca, che non dubitò di affermare la sua credenza nelle pagine da lui scritte intorno al poeta, e la sua opinione fu seguita dal Muratori. I registri battesimali non provano dunque altro se non che al sacro fonte in quei tempi e in quei paesi imponevasi alle bambine il nome di Laura come ora quello di Teresa, di Maria, ecc.

La nota del Petrarca sul codice Virgiliano, ammesso che sia autentica, proverebbe tutt' al più la reale esistenza di una Laura che il poeta amò; ma non prova punto che fosse la consorte di Ugo De Sade. Il Petrarca dice in essa nola, che gli era giunta la notizia della morte di Laura mentre ch'egli trovavasi a Parma; che era donna di preclare virtù : e che ne faceva menzione in quel foglio come quello che più frequentemente gli cadeva sott'occhio. Ma non fa una parola dalla quale si possa indovinare che fosse maritata e appartenesse alla casa De Sade. Lo stesso dicasi della fossa scoperta nel 1533, in cui fu trovata una cassa contenente

1 Sen, lib. VIII, epist. 1.

le ceneri di Laura di Ugo De Sade. Forse che nella chiesa dei Frati Minori non giacevano altre spoglie mortali di donne? Imperciocchè per avere una prova certa che quella fosse Laura, e la Laura accennata dal Petrarca, farebbe d'uopo anzi tutto che in quella chiesa non fossero state sepolte altre donne, e che in quella cassa si rinvenissero segni da non poter essere messi in dubbio. Ma se altre donne furono quivi sepolte, com'è da credersi, le ceneri scoperte nel 1533 posson essere nè della Laura di Ugo De Sade, nè di quella ricordata dal Petrarca.

Circa poi alla medaglia racchiusa in una scatola di piombo con le sigle M. L. M. J. stata trovata in quella fossa, a me pare che sia mestieri di stillarsi stranamente il cervello per attribuirla a madonna Laura. Oltre che non è stile lapidario il mettere la qualità di madonna e il solo nome di battesimo, chi può astenersi dalle risa pensando che la seconda M possa essere stata interpretata per morta! Nel secolo decimoquarto era forse ancora in uso il barbaro costume di seppellire persone vive, come si faceva delle Vestali colte in peccato Madonna Laura Morta jacet! Basta il porgere una tale interpretazione a chicchessia che non abbia prevenzione di sorta e non abbia gli occhi tra i peli per distruggere tutto l'argomentare dell'abate De Sade. Un certo Bartolommeo De Castellane notificando la scoperta della fossa, della medaglia e del sonetto al cardinale Pietro Bembo, lo pregava di volergli dare il suo parere intorno a quel componimento che si credeva del Petrarca. Il Bembo gli rispondeva francamente che quel sonetto non solo non era degno del Petrarca, ma non l'avrebbe accettato per suo neanche il più mediocre poeta, tanto vi erano violate le regole più comuni della poesia. E l'opinione del Bembo fu poscia confermata dal Tomasini e dal Muratori. Finalmente l'età e i colori del vestito non aggiungono una dramma di efficacia alle asserzioni dell' abate perchè molte persone posson nascere e morire ad una medesima età, come ad una medesima età migliaia di donne veston panni di uguale colore.

Come ognun vede, di tutte le ragioni su cui si fonda il signor abate De Sade niuna può reggere al martello di una critica spassionata. La nota stessa che si legge sul codice Virgiliano, oltre che non prova punto che la Laura in essa accennata sia quella di Ugo De Sade, sarebbe impugnata dal Vellutello e dal Tassoni, il quale afferma non essere della mano del Petrarca. E valga il vero: se la Laura del Canzoniere fosse la moglie di Ugo De Sade o un' altra donna qualunque vissuta a quei tempi, il poeta non ne avrebbe fatto qualche cenno nelle tante sue lettere in cui parla mi

nutamente di tutti i casi della sua vita, e afferma i tormenti d'amore da lui realmente provati?

Soltanto nel secolo quindicesimo e nella corte dei Medici s' incominciò a parlare di una Laura in carne ed ossa, ed anche allora le opinioni erano diverse. Nel lungo intervallo di un buon secolo trascorso dalla morte del poeta parecchi scrissero di lui e niuno fece menzione di una Laura viva. E si che costoro erano uomini, parte vissuti nella medesima età del Petrarca e parte a brevissima distanza. Eppure ne Domenico l'Aretino, nè Coluccio Salutati, nè il Vergerio, nè Filippo Villani, nè Leonardo Bruni, nè Giannozzo Mannetti, nè altri discorrono menomamente di Laura. Come può mai questo silenzio assoluto dei contemporanei conciliarsi con la verità dell'esistenza di madonna Laura, che è il fatto più appariscente e dominante della vita del Petrarca? Nel quattrocento soltanto, come dissi più sopra, alla corte di Lorenzo il Magnifico nacque il desiderio in molti uomini dotti di sapere qualche cosa intorno a Laura. Ma anche allora fu molto impugnata la realtà dell' esistenza di quella donna, ẹ i più la interpretavano quale un simbolo, chi della poesia, chi della penitenza, altri della virtù ed altri dell'anima e della filosofia. Le sopraddette ragioni mi sembrano sufficienti per scemare almeno se non a distruggere affatto la credenza che la Laura del Canzoniere sia stata la moglie di Ugo De Sade oppure un' altra donna. Arroge che, seguendo l'opinione dell'abate, molte cose cantate dal Petrarca nel Canzoniere e scritte nelle sue lettere appariscono contradittorie, laddove considerando Laura quale un simbolo, tutto diventa piano e naturale.

Il Leopardi in una sua prefazioncella alle rime del Petrarca dice: « la forza intima, e la propria e viva natura dei componimenti del Petrarca credo che verrebbero in una luce e che apparirebbero in un aspetto nuovo, se potessi scrivere la storia dell'amore del Petrarca conforme al concetto della medesima che ho nella mente, la quale storia narrata dal poeta nelle sue rime, non è stata fin qui da nessuno intesa nè conosciuta come pare a me che ella si possa intendere e conoscere adoperando a questo effetto non altra scienza che quella delle passioni e dei costumi degli uomini e delle donne. » Da queste parole mi par quasi d' indovinare che il Leopardi fosse anch'egli di avviso che la storia della passione del Petrarca fosse una storia vera sì in quanto ai sentimenti che turbarono per qualche tempo il suo cuore, ma non in quanto all'oggetto al quale consacrò le sue rime. E questa opinione viene ancora corroborata da un altro grande scrittore tedesco, Federico De Schlegel il quale dice:

PETRARCA, Rime.

2

«è certo per altro che nelle poesie del Petrarca vi ha un senso e uno spirito allegorico il quale spesse volte si fa manifesto chiarissimamente e senza alcun rapporto secondario; il qual senso bisogna presupporlo e cercarlo quasi da per tutto nelle opere del medio evo '. »

3

O che cosa sarà dunque il Canzoniere? chi può essere stata mai quella Laura per cui il poeta scrisse tanti versi d'amore? «Non si può giungere mai, esclama il Settembrini, a conoscere chi sia l'idolo adorato per tanti anni e con tanta passione dal poeta, appunto perchè è un idolo ed adorabile; se sollevate il velo, la divinità scomparisce 2. » Il Canzoniere, secondo me, non è altro che un'opera poetica ideata e condotta con sommo artifizio, per consacrare in mille toni e sotto variatissimi aspetti in vita e dopo morte l'amore purissimo della donna, contrariamente al costume dei trovatori licenziosi; o, come dice il Mézières, è un corso di psicologia amorosa 3. La donna ai tempi del paganesimo era schiava, era considerata come un nulla. Il cristianesimo la sollevò da quell'umile stato, dandole diritti che, trionfando con lo svolgersi dell'umano incivilimento, la metterà al medesimo livello dell'uomo. Il prestigio della donna era grande presso i popoli germanici che sciamarono di poi in Italia, e questo esempio non poteva non metter radici nel nostro paese. La donna, secondo Tacito, era pei Germani un testimonio santissimo nelle battaglie, é niente era loro di maggiore eccitamento quanto le strida femminili. Alle madri e alle mogli porgevano essi le ferite, nè quelle si spaventavano di contarle e succhiarle. Portavan cibi ai combattenti e li incoraggiavano. I Germani credevano che fosse in esse qualche divinità e provvidenza, e tenevano in grandissimo conto i loro consigli e responsi. La prima sera che la moglie entrava in casa del marito era avvertita che essa entrava compagna alle fatiche e ai pericoli, e che in casa e in battaglia doveva patire e ardire insieme col marito, e seco vivere e morire. Un esempio di tal fatta doveva naturalmente operare sui popoli che venivano al contatto delle nazioni germaniche, e trasformare a poco a poco i sentimenti degli italiani verso la donna e sollevar questa a un grado di sublime dignità. Venne poi la cavalleria che della donna fece un idolo e ne converti la difesa in religione. I trovatori che andavano girando di corte in corte, di castello in castello, fecero delle avventure amorose il soggetto principale dei loro canti, come quello che maggiormente toccava

1 St. della lett, ant, e mod.

2 Lez. di lett. ital.

3 MÉZIÈRES, Pétrarque, Étude d'après de nouveaux documents.

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