SESTINA I. Espone la miseria del suo stato. Ne accusa Laura. A qualunque animale alberga in terra, 1-2 Se non se alquanti, ecc. Se ne levi alcuni che odiano il sole, cioè gli animali notturni, e i lupi e le volpi che hanno in odio il sole per lo mal fare. C. Vedi Salmo 103, 20. 5 Tempo è, ecc. È assegnato tanto tempo da travagliar, quanto dura il giorno. 4 Accende le Ed io, da che comincia la bell' alba 2 A scuoter, ece. A discacciar l'ombra dura il giorno.. 6 Vo lagrimando, ecc. d'intorno alla terra. - 4 Col sole. Finchè V. il Son.: La sera disiar, odiar l'aurora. Quando la sera scaccia il chiaro giorno, E le tenebre nostre altrui fann'alba, Miro pensoso le crudeli stelle, Che m'hanno fatto di sensibil terra, E maledico il dì ch'i' vidi 'l sole: Che mi fa in vista un uom nudrito in selva. 2 Altrui. A' nostri antipodi.-3 Di sensibil terra. Di materia che sente, animata. 8 Ch'i' vidi il sole. Il bel viso di Laura, I come prima radice del suo tormento. G. Non credo che pascesse mai per selva 1 Pascesse. Verbo neutro. 3 Costei. rammaricarsi, gli sogliono dar luogo. T. Laura. All'ombra e al sole. Di notte e 5-6. Il senso è: Io piango sempre; la radi giorno. 4 E non mi stanca, ecc. gione è, che io sono sforzato dal cielo E dalla sera alla mattina non sono mai ancora che non paja verisimile, che il stanco di piangere. Le due ore in che cielo s' impacci di così vile cosa, come predomina il sonno e in che gli addolo-son io. C. Altri leggono: Lo mio fermo ratl, stanchi di raggirarsi per lo letto e di destin. G. Prima ch'i' torni a voi, lucenti stelle, 1 Ch'i' torni a voi. Per morte. Dante, | dove, secondo Virgilio, VI, 440 e seg., diPar. IV, 23: Parer tornarsi l'anime alle stelle Secondo la sentenza di Platone. Intende del ferzo cielo, dove vanno gli innamorati. Altrove: Par. II, Son. 19: Ma ben ti prego che 'n la terza spera Guitton saluti e messer Cino e Dante. C. 2 Tomi giù, ecc. Cada nella selva, morano le anime delle persone morte per cagion d'amore. Dante, Par. IV, 49. Nei Trionfi: il bosco degli ombrosi mirti. — Trita terra. Polvere. - 4 Vedess' io, ecc. Mi fosse dato di veder impietosire Laura.5 Ristorar. Compensar le pene di molti anni. E 'nnanzi l'alba. In una notte. 6 Arricchir. Farmi beato. Con lei foss'io da che si parte il sole, - 4 Non si trasformasse in verde selva. In Ma io sarò sotterra in secca selva, 1 In secca selva. Chiuso in legno secco, | giorno. E di giorno si vedranno le stelle. cioè in una cassa da morto. 2 E'i 3 Alba. Per dì. C. CANZONE I Narra lo stato suo, dacchè Amore gli cominciò a dar battaglia. Nel dolce tempo della prima etade, Che nascer vide ed ancor quasi in erba La fera voglia che per mio mal crebbe; Perchè, cantando, il duol si disacerba, 5 Mentre Amor nel mio albergo a sdegno s'ebbe; Troppo altamente, e che di ciò m'avvenne; Di ch'io son fatto a molta gente esempio: 10 Sia scritto altrove sì che mille penne Ne son già stanche, e quasi in ogni valle 15 Come suol fare, iscusinla i martiri, Che tien di me quel d'entro, ed io la scorza 1-Ordina: Canterò, perchè cantando i duol si disacerba, come vissi in libertade nel dolce tempo, ecc., mentre Amor nel mio albergo a sdegno s'ebbe. C. Prima etade. Dal suo innamorarsi di anni 22 mesi 7 e dì 18 ai 25 anni. C. — 2 In erba. Picciola. Ovid.: Tua messis in herba est. C. -3 Fiera. Non regolata. C. 6 Mentre Amor, ecc. Fu avuto a sdegno da me. C. 7 Seguirò dicendo. 8 Altamente. Profondamente. Di ciò. Dell'essergli rincresciuto. 9 Di che. Onde. 10 Scempio. Strazio. 14 Ch'acquistan fede, ecc. Rendon testimonianza quanto la mia vita sia misera ed affannosa. D. 15 Qui. 20 Nel narrare i miei casi. L. - 26 Come subl fare. Il Bocc. del Petr.: Cœlesti ingenio et memoria præditus. C. 19 Face. Fa. 20 Che tien di me, ecc. Per il Pensiero intende l'affetto; per sè intende la ragione, per quel d'entro intende la migliore parte e maggiore delle sue azioni; per la scorza intende la minore e peggiore parte delle sue azioni. Operava adunque la maggior parte delle sue azioni non secondo ragione, ma secondo che gli dettava il pensiero di potere o piacere o godere Laura. C. Occupa quella parte di me che sta di dentro, cioè l'anima, ed io solamente tengo in mio potere il corpo. M. I' dico che dal dì che'l primo assalto 5 Lagrima ancor non mi bagnava il petto Ne rompea il sonno; e quel ch'in me non era, Lasso, che son! che fui! 10 La vita al fin, e'l dì loda la sera. Che, sentendo il crudel di ch'io ragiono, Infin allor percossa di suo strale Non essermi passato oltra la gonna, 15 Prese in sua scorta una possente donna, 1 Dal di, ecc. Già dal quattordicesimo 20 mente esprimere la sua durezza, v'ag- Qual mi fec'io quando primier m'accorsi - Ei capei vidi far di quella fronde E i piedi in ch'io mi stetti e mossi e corsi, Non di Peneo, ma d'un più altero fiume; L'esser coverto poi di bianche piume, པ་ 10 15 20 1 Primier. Avverb. Primieramente. la quale speranza gli fu tolta da Laura' Ei capei. Ovidio, Metam. I: In fron- Finge adunque che ella sia stata simile dem erines, in ramos brachia crescunt. a Fetonte, il quale, siccome innalzandosi Pes modo tam velox pigris radicibus troppo, fu fulminato da Giove, così hæret. 4 Lor. Ad essi. Corona. Ghir- sua speranza fu fulminata dallo sdegno landa, che suole ornar chi poetando scri- di Laura: onde egli nella guisa che Cigno ve. D. 6 Risponde. Obbedisce, C., .cor-zio di Fetonte landò cercando e pianrisponde. L. 7 Sovra l'onde. Appres-gendo intorno al Po, ed al fine fu conso l'onde. - 8 Peneo. Piccolo fiume di Tes- vertito in uccello, così egli, affannandosi saglia, ove narra la favola che si tras- per la passione della repulsa, divenne formò la niufa Dafne al tempo che Apollo canuto, e pianse la morte della sua spela seguia quaggiù per terra. D. Alteroranza intorno al fiume. C. fume. Il Rodano. C. 10 M'agghiaccia.sperar. Orazio, Carme IV, 11: Terret amMi spaventa. 11 L'esser coverto, ecc. bustus Phaethon avaras spes. C. La prima trasformazione significa inna- lato. Di qua e di là. - 19 Maligno. Pianse moramento, e queste accidenti avversi continuamente il grave caso del suo speche gli avvennero in amore. Amando a- rare. G. Nel senso d'infelice, ripreso a torto dunque, il poeta sperò di godere Laura; dal Tassoni e dal Muratori. Così lungo l'amate rive andai; Che volendo parlar, cantava sempre, Che'l cor s'umiliasse aspro e feroce. Qual fu a sentir, che'l ricordar mi coce? 13 Il mio - 17 Dal 5 10 Benchè sia tal, ch'ogni parlare avanzi: M'aperse il petto, e'l cor prese con mano, Dicendo a me: di ciò non far parola. Poi la rividi in altro abito sola, 15 Tal ch'i' non la conobbi (o senso umano!) Anzi le dissi 'l ver, pien di paura· Tosto tornando, fecemi, oimè lasso, 3 Mercè chiamando. Chiedendo pietà. Estrania. Peregrina, cioè dolce e soave. C. Altri: Rozza, aspra, e non umana. 4 Tempre. Dante, Purg. XXX, 94. 5 Risonar. Esprimere cantando. L. 6 'L cor. Di Laura. 7 Coce. Boezio de Consol. Sed hoc est quod vehementius recolentem coquit. D. 8 Per innanzi. Per lo 12 Questa, che, ecc. Par che passato. Laura alcuna volta confessasse al Poeta d'esser contenta di suo amore, ma con condizione che egli non n'avesse mai a far parola; la quale condizione il poeta male osservò, confidandosi nelle liete accoglienze di lei. Per la qual cosa ella lo tramutò in sasso, cioè turbandosi gli 20 diè commiato. Prende la favola di Mercurio e di Batto. Fura Mercurio gli armenti ad Apollo e si conviene con Batto che era presente che non lo scoprisse. Mercurio si trasforma e promette a Batto guiderdone, se gli scopre il furto; egli il fa ed è mutato in sasso. B. Fura. Samuel, II, 15, 6. Furatus est Absalon cor virorum Israel. C. 15 In altro abito. Più piacevole che l'usato. Sola. Per dar più ardire al Petrarca.- -20 D'uom quasi vivo, ecc. Di sotto sarà trasformato in dura selce e, perciò, a differenza di quella trasformazione, dice essere stato fatto d'una pietra quasi viva, cioè sensibile e sbigottita, cioè stordita. C. -- Ella parlava si turbata in vista, 5 10 La penna al buon voler non può gir presso; Onde più cose nella mente scritte Vo trapassando, e sol d'alcune parlo, Che maraviglia fanno a chi l'ascolta. Morte mi s'era intorno al core avvolta; Le vive voci m'eran interditte: Ond' io gridai con carta e con inchiostro: 15 Non son mio, no; s'io moro, il danno è vostro. 20 Laura, di dire ch'egli s'aveva finta quella promessa. C. 9 Mezzo, tutto quel di, ecc. Ordina: Mezzo tra vivo e morto tutto quel dì. C. - 45 Morte mi s'era, ecc. Sdegnata era Laura nè lo voleva ascoltare; onde egli sentiva dolor grande. Per la qual cosa le scrisse, narrandole il suo stato con molta umiltà. Ma ella perciò non solamente non gli ebbe compassione 1 In vista. Nell'aspetto.-2 Fea. Faceva. -Mi spetra. Mi trae fuora di pietra. C. - 6 A farmi lagrimar. Intende della vita ch'egli reputava noiosa, quando era cigno. Ha rispetto al risonar gli amorosi guai, della st. ant., che chiama lagrimare. C.7 lo mi mossi pur di là e uscii di quell'esser di pietra non so come. L. 8 Non altrui incolpando, ecc. Questa fu la via di placare |