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Quanto 'l Sol gira, Amor più caro pegno,
Donna, di voi non ave

O donna, in quanto gira il sole, dentro il
del sole, in tutta la terra, Amore non
più cara gemma di voi. L. Dante, Conv.:
vede il sol che tutto'l mondo gira

Cosa tanto gentil.

Più caro pegno. Tolto dai latiní che chiamano i figliuoli: Pignora cara, de' quali non hanno cosa più cara. C.

SESTINA H

Propone di volere sempre amare Laura, ancorchè non ne speri nulla.
Giovane donna sott'un verde lauro

Vidi, più bianca e più fredda che neve
Non percossa dal Sol molti e molt' anni;
E'l suo parlar e'l bel viso e le chiome
Mi piacquen sì, ch'i' l'ho dinanzi agli occhi
Ed avrò sempre, ov'io sia, in poggio o'n riva.

1 Sott'un verde lauro. Finge d'averla | E più fredda. Per la castità.—3 Molti e veduta sotto un Lauro, ma allegoricamente s'intende Laura dentro sotto Laura di fuori. C. Allude al nome di lei, e a quel che si scrive che le muse abitano fra gli alberi, come s'ella ninfa o dea già fosse. G. 2 Piu bianca. Per la bellezza o purità.

molt'anni. Per molti, ecc. - 5 Piacquen.
Piacquero. 6 Ed avrò. E l'avrò innanzi
agli occhi. Mi ricorderò di Laura e la ame-
ro. Ferre in oculis dicono i Latini. C.
Ov' io sia. Dovunque io sia. In poggio o'n
riva. In monte o in piano.

Allor saranno i miei pensieri a riva,
Che foglia verde non si trovi in lauro:
Quand'avrò queto il cor, asciutti gli occhi,
Vedrem ghiacciar il foco, arder la neve.
Non ho tanti capelli in queste chiome,
Quanti vorrei quel giorno attender anni.

A riva. A fine. G. 5-6 Sottintendi: | sibilità.... Sì che è da dire: Io non ho Se fossi assicurato che quel giorno ve- tanto numero di capelli, quanto numero, nisse poi: vuol dire che siccome vive d'anni io potrei indarno aspettare quel in desio senza speranza, vivrebbe in così giorno Ed in questa significazione è fatto desio gli anni, s'egli fosse dalla usato da noi: lo vorrei andare di qui a speranza di vederlo compiuto conforta- Roma, prima che tu andassi a Bologna, to. B. Crediamo che sia una terza impos- cioè potrei. C.

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Ma perchè vola il tempo e fuggon gli anni,
Si ch'alla morte in un punto s'arriva,
O con le brune o con fe bianche chiome;
Seguirò l'ombra di quel dolce_lauro
Per lo più ardente sole e per la neve,
Fin che l' ultimo di chiuda quest' occhi.
senso è: Venga la morte quando si
voglia, suole sempre interrompere i di-
segni. Trionfo Morte. Cap. I.:

E giungendo quando altri non m'aspetta,
Ilo interrotto mille pensier vani.
Ma io non voglio indugiare più a coltivare

il Lauro, acciocchè ciò non avvenga che suole avvenire agli altri. 2 S'arriva. È detto come nella prima Sestina disse solterra, contra, secondo alcuni, alla natura della sestina, la quale non riceve in rima se non nome di due sillabe.

Non fur giammai veduti sì begli occhi

O nella nostra etade o ne' prim' anni;
Che mi struggon così come 'l Sol neve:

Onde procede lagrimosa riva;
Ch'amor conduce a piè del duro lauro,
C'ha i rami di diamante, e d'or le chiome.

Si begli occhi. È da supplire come questi; tralasciamento biasimato dal Muzio.-2.Ne' prim'anni. Al tempo antico. L. Dante: Par. XXXII, 76: Secoli recenti. Altrove: Non fu simil bellezza antica o

nova. 3. Che. I quali occhi L.-4-5 Dal quale struggimento procede un fiume di lagrime che da amore è condotto a' piedi della in flessibile Laura. L. Riva per rivo. C. 6. I membri candidi e i capelli candidi.

I'temo di cangiar pria volto e chiome, Che con vera pietà mi mostri gli occhi L'idolo mio scolpito in vivo lauro; Che, s'al contar non erro, oggi ha setť'anni Che sospirando vo di riva in riva La notte e'l giorno, al caldo ed alla neve. 1 Cangiar, ecc. Invecchiare. 2 Che con vera pietà, ecc. Sente che non credeva le liete accoglienze di Laura procedere d'amore. Mi mostri gli occhi. Forma di parlare della Scrittura, quando Dio favorisce alcuno. C. 3 L'idolo mio. Chiama così Laura; perchè l'adora, e il

legno ond'era fatta, era vivo e non morto
come quello onde solean farsi gl'idoli;
pertanto poteva veder le sue lagrime
e sentire i suoi pianti e le sue preghiere.
4 S'al contar non erro. Se non sba-
glio nel conto.-5 Di riva in riva, sotto
per ogni riva.

Dentro pur foco, e for candida neve,
Sol con questi pensier, con altre chiome,
Sempre piangendo andrò per ogni riva,
Per far forse pietà venir negli occhi
Di tal che nascerà dopo mill'anni;
Se tanto viver può ben culto Lauro.

1 Candida neve di fuore, per la pallidezza, simile a quello: Foco son di desio; di tema ghiaccio. D. 2 Sol con questi pensier. I quali ha detto che mai non saranno a riva G.-Con altre chiome. QueHe

della vecchiezza. B. - 6 Ben culto Lauro.
Pone il soggetto per le rime trattanti di
quella materia. C. Se la diligenza che io
avrò usata in celebrar costei, sarà tanta
che basti a farla immortale. D.

L'auro e i topazj al Sol sopra la neve
Vincon le bionde chiome presso agli occhi
Che menan gli anni miei sì tosto a riva.

2 Chiome. Le bionde chiome di Laura presso a quegli occhi che mi conducon a morte immatura, vincono in isplendore e in bellezza oro e i topazi posti al sole sopra neve. L. Per far giusta Fapplicazione, manca la bianchezza della

fronte da contrapporre alla neve. T. Or-
dina: Le bionde chiome cadenti. sopra la
neve dei
ei candidi omeri e vedute presso
agli occhi, che menan, ecc.. vincono di
splendore P' auro e i topazj esposti al
sole. B.

SONETTO XVIII.

Essendo Laura pericolosamente inferma,

egli si consola considerando il felice stato di lei dopo la morto.

Quest'anima gentil, che si diparte,

tempo

Se lassus chiamata all'altra vita,

quant' esser de', gradita, Terrà del ciel la più beata parte.

S'ella riman fra 'l terzo lume e Marte,
Fia la vista del Sole scolorita;

Poich' a mirar sua bellezza infinita
L'anime degne intorno a lei fien sparte.
Se si posasse sotto 'l quarto nido,
Ciascuna delle tre saria men bella,
Ed essa sola avria la fama e 'l grido.
Nel quinto giro non abitrebb' ella:"
Ma se vola più alto, assai mi fido,

Che con Giove sia vinta ogni altra stella.

1 Si diparte. Da questa vita. 2 Anzi | Sole sarà quasi velato dalla luce di quetempo. Perchè era giovane. Virg., Ante st'anima. L. 8 'L grido. Si come per diem. D. Inf. VIII, Anzi ora. 3 Las- l'addietro ciascuna dell'altre spere aveva suso. In cielo. 4 Terrà. Avrà, abiterà il nome dalla sua stella, così da lei si noL. La più beata parte. Il cielo empi- merebbe il giro, ov'ella albergasse. G. reo. Sono dieci i cieli secondo i teologi: 9 Sotto il quarto nido. Nel ciel di Mercurio Luna, Mercurio, Venere, Sole, Marte, Giove, o in quello della Luna, che sono sotto il Saturno, Stelle fisse, Cristallino, Empireo quarto. C.- 10 Delle tre Stelle (Venere, 5-6 Credo che seguiti la fantasia di Mercurio e la Luna). T. Nel quinto giro. Dante che ne' cieli de' pianeti pone l'a- Nel ciel di Marte essendo ella piacevole ed nime beate. Dice dunque s'ella rimane umana. — 13 Se vola più alto. O nel sesto, tra Venere e Marte, vale a dire nel quarto o nel settimo o nell'ottavo. 14 Ogni alcielo, che è quello del Sole, se ne oscu- tra stella. Nel cielo della quale anderà. C. rerà la luce per invidia. C. L'aspetto del Il pianeta di Giove e tutte le fisse. L.

SONETTO XIX.

Non attende pace, nè disinganno del suo amore, se non che dalla morte.

Quanto più m' avvicino al giorno estremo,
Che l'umana miseria suol far breve,
Più veggio 'l tempo andar veloce e leve,
E 'l mio di lui sperar fallace e scemo.
I' dico a' miei pensier: non molto andremo
D'amor parlando omai; che 'l duro e greve
Terreno incarco, come fresca neve,

Si va struggendo; onde noi pace avremo :
Perchè con lui cadrà quella speranza
Che ne fe vaneggiar si lungamente,
E'l riso e 'l pianto e la paura e l'irá.
Si vedrem chiaro poi come sovente
Per le cose dubbiose altri s'avanza;
E come spesso indarņo si sospira.

2 Che presto termina le miserie umane. L. -3. Più. Tanto più. 4 Di lui. Del tempo, perch' io sperava pur col tempo aver qualche mercede del mio servire. D. Scemo. Scemato, manco dello sperato effetto B. 7. Terreno incarco. Il corpo. Fresca. Recente, che la calcata non si strugge così tosto. C. 9 Con lui. Col corpo caderà quella speranza mortale di godere della beltà di Laura. G.-10 Ne fe.

Ci fece. Si. Così.-12 Come sovente. Quanto spesso gli uomini camminano allo scuro e nella incertezza. L.-13 Per le cose dubbiose. Per la morte. Dubbiose, perchè siamo in dubbio di quello ch'ad esser abbia di noi. D. S'avanza. S'acquista. C.-14 Indarno. Senza cagione. Per cagioni vane, o vero senza profitto. L. Come spesso indarno si sospira per cagione della morte, la quale a miglior fine ci conduce sovente. D.

SONETTO XX.

Laura inferma gli apparisce in sogno, e lo assicura ch'ella ancor vive.
Già fiammeggiava l' amorosa stella
Per l'oriente, e l'altra, che Giunone
Suol far gelosa, nel settentrione
Rotava i raggi suoi lucente e bella:
Levata era a filar la vecchierella,
Discinta e scalza, e desto avea'l carbone;
E gli amanti pungea quella stagione
Che per usanza a lagrimar gli appella:
Quando mia speme, già condotta al verde,
Giunse nel cor, non per l' usata via;
Che 'l sonno tenea chiusa, e 'l dolor molle;
Quanto cangiata, oimè, da quel di pria!
E parea dir: perchè tuo valor perde?
Veder questi occhi ancor non ti si tolle.'

1 Amorosa stella. Lucifero, o la stella di Venere. 2 Per l'Oriente. A differenza della sera quando ella medesima nell'occidente si mostra ed è detta Espero. G. L'altra stella o Calisto, l'Orsa maggiore. Allude alla favola di Calisto, ninfa amata da Giove e da lui convertita in stella.4 Rotava i raggi suoi, ecc. Tutte l'altre stelle, per la venuta del Sole impallidiscono; solamente Lucifero e l'Orsa maggiore ricevono maggior lume. C. Rotava, dice per rispetto del carro. D. 6 Desto avea 'carbone. Virg.: Impositum cinerem, et

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sopitos suscitat ignes. -7 Quella stagione. L'alba. Quando i sogni šono visioni. È il canto dell' allodola di Giulietta. - 8 Per usanza. Per lo più; accennando ch'egli non è di quelli. Č. -9 Mia speme. Laura. Al verde. Al fine; traslato dalle candele, quando ardono insino a quel poco verde, ch'hanno nel fine. D. 10 L'usata via. Degli occhi. 12 Cangiata, per l'infermità. Da quel di pria. Dall'esser di prima. 13 Perde. Manca, langue, si scema, o è posto per perdi. 14 Tolle. Toglie. Io non sono ancora morta.

SONETTO XXI.

Prega Apollo di sovvenire Laura, come Dio della medicina, come Sole e come amante dell'albero consacrato a lui ed al Sole.

Apollo, s'ancor vive il bel desio

Che t'infiammava alle tessaliche onde,
E se non hai l'amate chiome bionde,
Volgendo gli anni, già poste in obblio;
Dal pigro gelo e dal tempo aspro e rio,
Che dura quanto 'l tuo viso s'asconde,
Difendi or l'onorata e sacra fronde,
Ove tu prima, e poi fu' invešcaťio;
per virtù dell'amorosa speme

E

Che ti sostenne nella vita acerba,
Di queste impression l'aere disgombra.
Si vedrem poi per maraviglia insieme
Seder la Donna nostra sopra l'erba

E far delle sue braccia a se stess'ombra.

4 Volgendo gli anni. Virgilio En. I. Olim volventibus annis. G.

2 Alle tessaliche onde. All'onde di Pe- | Dafne. neo, fiume di Tessaglia. C. Se ami ancor

Coll'andar degli anni. 5 Pigro gelo. Orazio. Bruma recurrit iners.—6 Quanto. Tanto tempo quanto.-7 L'onorata e sacra fronde. Il Lauro, che significa al medesimo tempo Dafne amata da Apollo, e Laura amata dal poeta. L. Lo prega a far venire buon tempo per quella virtù della speranza amorosa che l'aiutò a sostenere ed a trapassare la noia del tempo, che egli fu spogliato della divinità appresso Admeto re di Tessaglia. C. 11 Di queste impression. Impressione è chiamata quella creazione di vapori nell'aere,

onde ne nascon tuoni, lampi, grandine
e simili. 12 Si. Cosi. Rasserenato che
tu abbi il cielo. L. Insieme. Tu ed io.
14 E far delle sue braccia, ecc. Aveva
detto: Seder la donna sopra l'erba,
cioè uscir di casa; ora trapassa all'ar-
bore e dice: Far ombra, cioè, rinver-
dire e brevemente esser sana; ma a se
stessa per l'onestà. C. La comune è ch'ei
tratti d'un lauro piantato dal poeta per
un cattivo tempo, vicino a un piccol rio,
chiamato Lumergue, che costeggia la terra
di Cabrieres. T.

SONETTO XXII.

Vive nei luoghi solitari per non iscoprire l'amore portato da lui a Laura, ma ha sempre amore in sua compagnia.

Solo e pensoso i più deserti campi
Vo misurando a passi tardi e lenti;
E gli occhi porto, per fuggir, intenti,
Dove vestigio uman l'arena stampi.
Altro schermo non trovo che mi scampi
Dal manifesto accorger delle genti;
Perchè negli atti d'allegrezza spenti
Di fuor si legge com'io dentro avvampi :
Sì ch' io mi credo omai che monti e piagge
E fiumi e selve sappian di che tempre
Sia la mia vita, ch'è celata altrui
Ma pur sì aspre vie nè sì selvagge
Cercar non so, ch'Amor non venga sempre
Ragionando con meco, ed io con lui.

3 E gli occhi porto, ecc. Ordina: E grezza spenti. Privi d'ogni allegrezza. porto gli occhi intenti per fuggire ogni 11 Celata altrui. Alcuni oppongono che luogo, ecc. Tibullo: Qua nulla humano sit altrove dice: gli occhi di Laura di fuor via trita pede. D. Di Bellorofonte nelle e dentro vederlo ignudo Benchè in laTusculane: In campis mærens errabat....menti il duol non si riversi. Ma la soIpse suum cor edens, hominum vestigialuzione è agevole, chè è celata alla divitans. Arena. Terra. C. 7 D' alle- mostrazione, non gli porgendo aiuto. G.

SONETTO XXIII.

Desidera che Amore o infermità l'aggravi tanto che ne muoja,

e rende ragione, perché egli con le sue mani non s'uccida.

S'io credessi per morte essere scarco

Del pensier amoroso che m'atterra,

Con le mie mani avrei già posto in terra
Queste membra noiose e quello incarco.
Ma perch'io temo che sarebbe un varco
Di pianto in pianto e d'una in altra guerra,
Di qua dal passo ancor che mi si serra,
Mezzo rimango, lasso, e mezzo il varco.

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