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hanno salito trepidando i due scalini della cattedra del palazzo Ginori, salutati sempre da un applauso cortese che, nel suo muto linguaggio, avrebbe voluto dir tante cose.

Badate, avvertivano quei battiti di manine impazienti, badate di non passar quel termine, oltre il quale anche una conversazione criminosa languisce! Badate; il pane della scienza deve avere, mercè vostra, il lievito delicato di quello che ha l'onore e la fortuna d'essere morso dai nostri dentini! Via le orribili citazioni latine che l'orecchio. non sente! ci bastan quelle del nostro paroissien, che leggiamo magari a rovescio, o l'altre del nostro blasone. Le date non son per noi, che vogliamo scordar quelle della nostra cronologia! Della storia, come della vita, non c'importano i fatti, ma le persone, e queste vogliamo vederle, conoscerle come se ci fossero presentate da un amico intelligente e discreto. Della letteratura dovete parlarci come se ci raccontaste un romanzo o una commedia; scegliete pochi libri, pochi autori, e svelateci il segreto loro, spiegandoci perchè ci commuove un sonetto angelicato di Dante e sorridiamo a una novella del Certaldese. Se così farete, vi promettiamo, fra un'ora e non più, di cavarci il guanto sinistro per dare un po' d'aria ai brillanti e alle turchesi e per applaudirvi quasi foste la Duse o Sarah Bernhardt, accompagnando

l'applauso d'un piccolo e rauco grido, come quando il Tamagno si confessa disonorato in cospetto

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del pubblico.... e noi, al solito, ci abbiamo tanto piacere!

E il lettore o l'oratore a cotesto applauso fa

un bell'inchino, e s'accomoda sul seggiolone dorato che deve allora sembrargli imbottito di noccioli....

II.

Francesco Bertolini.

Confesso che non ho

mai salito senza paura una cattedra e che, appunto

per questo, ho sempre

proseguito con la mia ammirazione quanti hanno codesto eroico coraggio. Meglio parlare alle turbe in un comizio di disoccupati, giacchè, predicando l'anarchia, si deve cominciare da quella della gram

matica. Meglio ascendere su d'un pulpito e recitare omelie e panegirici: ci son tanti squarci d'eloquenza da tradurre e da mandare a memoria! Meglio ancora salire in una bigoncia accademica, avendo intorno e dinanzi un uditorio, cui le viete eleganze ipnotizzano e, mansuefatto, addormentano. Secondo me, non ha tutti i torti un mio amico, professore e accademico illustre, che fin qui non ha voluto piegarsi a parlare ad un pubblico femminile, ma deve fare onorevole ammenda se ha lontanamente pensato alle elette uditrici del palazzo Ginori, che alla dirittura del giudizio uniscono ogni più sottile squisitezza di gusto e di sentire.

Ascoltarono con profonda attenzione le letture del Bonfadini sulle Fazioni, del Bertolini su Roma e il Papato, e di Augusto Franchetti sulle Signorie e le compagnie di ventura; non batteron palpebra udendo la splendida e perspicua esposizione che Pio Rajna fece della Genesi della Divina Commedia; ammiraron plaudenti le pagine magistrali che Isidoro Del Lungo lesse intorno a Dante nel suo poema; manifestarono tutto il loro entusiasmo, quando Enrico Nencioni fece vibrare ne' loro animi gentili le corde più delicate del sentimento, parlando della Letteratura mistica nei secoli XIII e XIV.

Romualdo Bonfadini è certamente uno dei più

valorosi artisti della parola, e le conferenze fiorentine non potevano esser meglio inaugurate. Il facondo conferenziere fu salutato al suo apparire da un fremito di simpatia, che alla fine d'una dotta e magistrale improvvisazione si mutò, in un applauso di ammirazione e di ringraziamento. Sarebbe superfluo altresì riepilogare la lettura dell'illustre Francesco Bertolini, il cui nome è pro· messa mantenuta di profondità di pensiero e d'eleganza di forma. Questi i due primi conferenzieri. nei quali ognuno riconosce che le qualità preclarissime dell'ingegno sono pari alla fama; poichè i dicitori che la Società Fiorentina raccoglie intorno a sè debbono tutti esser già noti e pregiati dal pubblico, non trattandosi di creare riputazioni campanilesche, ma d'invitare quanti hanno nome di oratori valenti, quanti hanno autorità riconosciute per trattare questo o quel dato argomento. Ma non ci dilungheremo in elogi che potrebbero sembrare superflui. Meglio presentare ai lettori il profilo dei conferenzieri, côlto dal vero da un valente artista quand'eran sulla cattedra; che tentare di parlare dei loro meriti.

Augusto Franchetti, la cui testa va prendendo il colore dell'avorio antico, mentre la barba già nera comincia a inzuccherarsi, è un uomo di elettissimi studi e d'acutissimo ingegno. È avvocato, professore, o meglio libero docente di storia mo

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